La sciatteria di una politica disattenta stava per consegnarla alle ruspe. Al suo posto avrebbe dovuto sorgere un anonimo edificio per abitazioni che avrebbe cancellato l’ultima testimonianza in città della civiltà rurale, uno scrigno di storia e memoria che sembrava condannato alla demolizione. Malridotta e cadente, ingabbiata per anni dalla lamiera ondulata, la Masseria Solito fu salvata grazie alla coraggiosa mobilitazione di gruppi di cittadini e di alcuni giornali, fra i quali il nostro. Decine di articoli e interventi imposero il dietrofront. Una battaglia vinta e oggi, seppure a distanza di oltre dieci anni, finalmente quella masseria torna a nuova vita: oggi quella masseria è il Mudit, il museo dei tarantini illustri. Lunedì 24 ottobre la grande festa inaugurale con tutte le autorità e tanti, tantissimi cittadini curiosi e orgogliosi di questo tesoro ritrovato. Particolarmente soddisfatto il sindaco Rinaldo Melucci, che ha voluto ringraziare la Regione e ricordare che il progetto di recupero della masseria gli fu presentato da un giovane architetto, poi diventato assessore: Ubaldo Occhinegro. «Arriviamo a questa giornata con un po’ di ritardo - ha detto il sindaco - per le vicissitudini politiche che conosciamo, ma oggi abbiamo scritto un capitolo importante del nostro percorso di rinascita. Il Mudit è un’opera-simbolo per le nostre amministrazioni, farà sistema con la biblioteca comunale “Pietro Acclavio” e sarà un ulteriore attrattore per il quartiere, insieme con la Concattedrale. Ci auguriamo che i tarantini affollino questi spazi, che scoprano le storie e le gesta dei loro concittadini di ogni epoca. Grazie a tutte le persone che hanno reso possibile questo risultato, questo è un successo che l’intera città deve festeggiare». «Questo progetto - ha spiegato l’architetto Occhinegro - è stato reso possibile grazie al bando Community Library della Regione, per un importo di 1.600mila euro. Abbianmo recupertao la parte storica e rifunzionalizzato gli spazi. Abbiamo la biblioteca multimediale, laboratori didattici per bambini, la sala conferenze e spazi aperti per videoproiezioni. Questo luogo è pensato per essere un centro di animazione del quartiere». Già al lavoro la società Museion, che gestirà il Mudit fino a nuovo bando: «Ospiteremo eventi, mostre, presentazioni di libri - ha detto Francesco Carrino - tutto calibrato sulla storia dei nostri personaggi illustri. Presto allestiremo una mostra su Raffaele Carrieri». Non sta nella pelle per la gioia Enrico Viola, anima del “Centro Studi Cesare Giulio Viola”: «Questo progetto è stato considerato tra i più belli d’Italia. Ora questo diventi il luogo di cultura del popolo di Taranto». Alla grande festa non ha voluto mancare Gerarda Viola, pronipote diretta dell’archeologo Luigi Viola. Fu proprio lei, anni fa, a chiarire al nostro giornale che quella non era stata l’abitazione di famiglia ma era comunque nelle proprietà dello storico fondatore del museo archeologico: «Abbiamo raggiunto un grande traguardo, spero che questo diventi un punto di incontro per la città e che aiuti a riscoprire la memoria del nostro passato e della nostra storia». E lo stesso arcivescovo monsignor Filippo Santoro, ha sottolineato come la memoria dei grandi tarantini deve costituire patrimonio per la crescita della città: «Occorre anche un luogo fisico che raccolga la storia e sia punto di riferimento per la crescita armonica della nostra comunità». E dopo il taglio del nastro e la benedizione, la serata è proseguita tra aperitivi in terrazza e gli interventi musicali a cura del Conservatorio Paisiello e dell’Orchestra Magna Grecia. Enzo Ferrari Direttore Responsabile
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