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18 Gennaio 2017 - 05:50
TARANTO - “Non ho bonificato dalle cimici la casa di Cosimo Di Pierro”.
Si è difeso Francesco Micoli finito in cella con l’accusa di concorso esterna in associazione mafiosa nel blitz “Città Nostra”.
L’uomo, difeso dall’avvocato Maurizio Besio, ieri mattina è stato interrogato nella casa casa circondariale di largo Magli, dal pm dell’antimafia di Lecce, il dottor Alessio Coccioli.
Il difensore di Micoli chiederà gli arresti domiciliari per il suo assistito.
Nel corso delle indagini le intercettazioni sono avvenute grazie ad una cimice piazzata dalla polizia nell’ottobre del 2015, nell’abitazione del boss Cosimo Di Pierro. Secondo l’accusa Francesco Micoli era stato chiamato dal clan per bonificare l’appartamento dalle microspie. Nell’interrogatorio di ieri, però, ha riferito al pm di non averlo fatto.
Trentacinque gli arresti a giugno scorso grazie alle intercettazioni.
Gli investigatori hanno accertato come gli affari della mala fossero conclusi con traffico di droga e con estorsioni ad esercizi commerciali. Grazie alle cimici, poi, sono stati sventati tre attentati dinamitardi.
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