Il presunto boss Michele Cicala “scagiona” l’ex direttrice del carcere di Taranto, Stefania Baldassari. E’ quanto è trapelato dall’udienza preliminare del procedimento battezzato “Petrolmafia” tenutasi ieri mercoledì 12 ottobre davanti al gup del Tribunale di Lecce. Nel corso di 4 ore di interrogatorio, da lui richiesto, Cicala si è sottoposto alle domande dei suoi difensori, gli avvocati Salvatore Maggio e Andrea Maggio e, nel controesame, a quelle del pm della Dda di Lecce Milto Stefano de Nozza, respingendo quasi tutte le accuse. L’imputato, arrestato ad aprile e scarcerato a settembre dello scorso anno, ha smentito, da quanto è trapelato, di aver beneficiato di favoritismi da parte dell’ex direttrice Baldassari sospesa dal suo ruolo in seguito a un’inchiesta della Dda che le ha contestato presunte frequentazioni col clan Cicala sin dal 2017 anno in cui, durante la campagna elettorale per le amministrative, secondo gli inquirenti, avrebbe tenuto alcuni incontri in attività commerciali di Cicala o a lui riconducibili. Cicala, per il quale il pubblico ministero ha chiesto il processo, ha sostenuto di non aver ricevuto alcun favoritismo dalla Baldassari che gli avrebbe negato dei permessi premio da lui richiesti e, in una circostanza, persino alcuni farmaci. E di non aver mai fatto campagna elettorale per lei nelle elezioni che la vedevano candidata dalla carica di sindaco di Taranto. Ha respinto anche l’accusa di essere il capo di un’associazione mafiosa. Invece, avrebbe confessato la contestata truffa per l’acquisto del gasolio ad un prezzo agevolato. La prossima udienza è in calendario il 30 novembre. Infine, alcuni imputati hanno chiesto il rito abbreviato e il gup ha fissato la discussione il 25 gennaio 2023. Nel procedimento sono imputati anche alcuni finanzieri e un legale.
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