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08 Ottobre 2014 - 18:05
Blitz antimafia “Alias”: i presunti capi non parlano.
Nicola De Vitis, difeso dagli avvocati Gaetano Vitale e Luigi Esposito e Orlando D’Oronzo, assistito dagli avvocati Luigi Danucci e Giuseppe Cagnetta hanno fatto scena muta dinanzi al gip del tribunale di Taranto che, per rogatoria, stamattina ha ascoltato i tarantini condotti nel carcere di largo Magli su ordine del giudice delle indagini preliminare del tribunale di Lecce.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche Cosimo Buzzacchino, che è difeso dagli avvocati Giuseppe Cagnetta e Antonio Mancaniello.
Gaetano Diodato e Raffaele Brunetti, assistiti dall’avvocato Angelo Casa, hanno invece detto al giudice di essere estranei ai fatti contestati. Ha respinto le accuse anche Andrea Di Carlo, difeso dagli avvocati Luigi Danucci e Fausto Soggia, riferendo che probabilmente sarebbe stato tirato in ballo per uno scambio di persona. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di droga ed estorsione.
Nelle prossime ore toccherà agli altri indagati, difesi dagli avvocati Salvatore Maggio, Fabrizio Lamanna ed Enzo Sapia. Sarà interrogato anche Fabrizio Pomes, imprenditore e politico, assistito dall’avvocato Giuseppe Sernia. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip del Tribunale di Lecce Alcide Maritati su richiesta del pubblico ministero Alessio Coccioli. L’operazione riguarda presunti appartenenti a organizzazioni legate ai clan D'Oronzo -De Vitis.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno accertato che il gruppo operava a Taranto ma anche a Verona e a Sassari. Sono ancora ricercati due tarantini e un veronese. Due di loro potrebbero trovarsi all’estero.
Nel capoluogo scaligero, infatti, la polizia ha arrestato nove persone. Tutti italiani tranne due stranieri, tra cui un colombiano. Le indagini sono partite nel 2012, dopo la scarcerazione, dopo oltre 20 anni in cella, di due boss della criminalità organizzata tarantina. Uno di loro, il 46enne Nicola De Vitis, era detenuto nel carcere di Montorio e da un paio di anni godeva della semilibertà e abitava a Bovolone.
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