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«Una classe dirigente per il Sud»

Rinaldo Melucci

Rinaldo Melucci

Rinaldo Melucci è pronto a correre per un nuovo mandato di sindaco di Taranto. Da mesi è al lavoro per costruire la coalizione che correrà alle prossime amministrative, ribattezzata “Ecosistema Taranto 2022” dal nome del piano di transizione locale che rappresenta il suo programma passato e futuro. Cosa è, dunque, Ecosistema Taranto? «Ecosistema Taranto è il grande piano comunale che si propone di realizzare e misurare la trasformazione della città dal punto di vista ecologico, socio-economico, urbanistico, culturale, energetico, entro il prossimo decennio. Ecosistema Taranto interagisce con l’Area Vasta ionica attraverso il piano strategico regionale Taranto Futuro Prossimo. Il piano di transizione Ecosistema Taranto si conforma ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con particolare riferimento all’obiettivo 11, che mira a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili». Quali sono i test di resilienza cui si sta sottoponendo Taranto? «Sono davvero tanti, tutti frutto della nostra programmazione. Cito i tanti festival e i cantieri già in atto, l’organizzazione di SailGP 2021, la candidatura di Taranto a “Capitale italiana della cultura” per il 2022, la progettazione di una “Biennale di architettura e arte contemporanea del Mediterraneo”, i “XX Giochi del Mediterraneo” del 2026, il processo per l’autonomia del polo universitario locale, la realizzazione di una vasta riforestazione, la Green Belt, tutto intorno al territorio comunale, la realizzazione di oltre 50 chilometri di Brt, mobilità pubblica elettrica rapida, l’istituzione di un “Distretto dell’innovazione digitale”. E poi ancora i progetti che vedranno la luce nei prossimi anni come Palazzo Archita, che sarà la sede dello storico liceo e insieme al MarTa il centro culturale del Borgo, mentre Città Vecchia sarà pedonalizzata e piena di palazzi restaurati. Nel quartiere Salinella avremo un grande parco dedicato allo sport, con uno stadio tutto nuovo, e a Paolo VI e Tamburi interi immobili e spazi urbani recuperati dal degrado. A Talsano, Lama e San Vito avremo completato la rete dei servizi essenziali. La città sarà circondata da decine di migliaia di alberi e avremo recuperato il pieno rapporto con il mare, grazie a idrovie e waterfront. Come descriverebbe la sua esperienza amministrativa? «Ho voluto interpretare la voglia di riscatto della mia terra, comprendendo da subito che avrebbe richiesto tutt’altro che improvvisazione. Un lavoro assolutamente impegnativo che ha richiesto studio, analisi, approfondimento, relazioni, contatti. La famosa filiera che una città deve avere con la Regione e con il Governo centrale, filiera che in questi anni la mia amministrazione ha creato e consolidato». Perfino i suoi detrattori le riconoscono di avere un’idea precisa di città. Un’idea che in questi anni ha restituito un’identità a Taranto? «Taranto ha bisogno di ritrovarsi intorno a una visione. Ha bisogno di ritrovare i suoi riferimenti valoriali, culturali, storici, economici. Ha bisogno di ridisegnare la sua identità nella quale un’intera comunità possa riconoscersi. Chi non ha visione, chi non sa esprimerla, è incapace di rappresentarla efficacemente». Cosa vuol dire per lei avere una visione di città, di futuro? «L’uomo e il territorio sono le risorse sulle quali si fonda ogni strategia di riforma e di sviluppo. Quando si pensa per sistemi e si governa per progetti, si diventa interprete della ricomposizione della comunità, dei suoi bisogni, interessi, funzioni e cultura». Che ruolo vorrebbe avesse la Taranto del futuro? «Il Mediterraneo è sempre più un mare interno all’Europa e, nella sua complessiva e complessa dimensione geo-economica e geopolitica, è diventato, per l’Europa, un’irrinunciabile opportunità. Taranto è destinata ad avere un ruolo fondamentale. La misura prevalente d’interesse strategico del Pnrr ci riconosce questo ruolo e lo sostiene finanziariamente, attraverso le diverse azioni previste. La scommessa vera, non è più quella di rivendicare risorse, quanto quella di spenderle e di spenderle correttamente. Il ruolo delle Istituzioni locali diventa decisivo per non mancare l’occasione irripetibile che è data dalla Next Generation EU». Come si raggiunge questo obiettivo? «Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, ma alla nostra portata, serve anche una nuova classe dirigente meridionale che sappia ribaltare le scelte culturali e di governo che negli ultimi trent’anni hanno fortemente penalizzato le regioni del Mezzogiorno, ponendole ai margini dello sviluppo». La predicazione di Papa Francesco, in occasione del recente incontro con l’Anci, ha inteso riporre nei sindaci la grande speranza alla quale affidare il ritrovato impegno della politica. «È la competenza dei sindaci a fare la differenza, a calamitare interessi diffusi, a convogliare forze eterogenee, in una parola a suscitare l’entusiasmo che la politica ha smarrito e che può ritrovare». Alfredo Venturini
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