Hanno chiesto di patteggiare la pena molti imputati nel processo “Tabula rasa”. Davanti alla Corte d’Appello di Lecce sono finiti in 17 ritenuti presunti esponenti del sodalizio capeggiato dai fratelli Cataldo e Antonio Sambito (il primo soprannominato U’ Ringo). In primo grado, davanti al gup del Tribunale di Lecce Michele Toriello, il giudizio, celebrato col rito abbreviato, si è concluso con 18 condanne e 7 assoluzioni. Il procedimento è scaturito da una operazione della Guardia di Finanza, conclusa a giugno 2020 con l’esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare, che ha consentito di smantellare una organizzazione dedita, secondo l’accusa, alla gestione di un vasto giro di droga. Stando a quanto emerso dalle indagini, il gruppo sarebbe riuscito a imporre la sua egemonia soprattutto al quartiere Tamburi, smerciando cocaina e hashish, e riuscendo a imporsi anche nei confronti di clan storici che avrebbero temuto la supremazia dei Sambito. Nella lucrosa attività di spaccio di stupefacenti sarebbero stati accumulati crediti riscossi anche con l’uso delle armi. Infatti, nel corso delle indagini sono stati sequestrati, insieme alle sostanze stupefacenti, anche alcune armi da fuoco, diversi quantitativi di sigarette di contrabbando. Il presunto sodalizio criminale avrebbe anche imposto la guardiania di mezzi e attrezzature persino ad una casa di produzione cinematografica impegnata per alcune settimane nelle riprese a Taranto per il film di Sergio Rubini “Il grande spirito”. Sempre secondo l’accusa, lo stesso anno il gruppo si sarebbe impegnato anche durante la campagna elettorale per le comunali tenutesi nel capoluogo ionico nel 2017. Davanti al gip del Tribunale di Lecce la maggior parte degli imputati ha scelto l’abbreviato. Le condanne più pesanti sono state inflitte ai fratelli Sambito, 18 anni ad Antonio Sambito, 16 anni a Cataldo Sambito, rispettivamente di 50 e 52 anni, 14 anni al 43enne Giuseppe Gentile, 10 anni a Giovanni Giuliani, 8 anni a Claudio Pugliese. Mentre le altre condanne vanno da un massimo di 3 anni ad un minimo di 10 mesi. E’ caduta, invece, l’imputazione di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nel secondo grado di giudizio oltre ai fratelli Sambito e agli altri imputati che hanno riportato pesanti condanne figurano complessivamente 17 soggetti. Il folto collegio difensivo, formato, fra gli altri, dagli avvocati Marino Galeandro, Salvatore Maggio, Andrea Silvestre, Angelo Casa e Gaetano Vitale, ha impugnato la sentenza sfavorevole. Oltre agli imputati che hanno riportato le condanne più pesanti, sono coinvolti nel secondo grado di giudizio anche Giuseppe Masella, 47 anni, Domenico Salamina, 31 anni, Maria D’Andria, 50 anni, Giuseppe De Giorgio, 59 anni, Giovanni Giuliani, 54 anni, Marco Guarino, 26 anni, Anna Lezza, 37 anni, Angelo Lupoli, 47 anni, Emanuele Raffo, 45 anni, Cosimo Simonetti, 40 anni, tutti di Taranto Angelo Solito, 28 anni e Alessandro Spinelli, 47 anni, entrambi di Statte. Sulla richiesta dei difensori si esprimerà il presidente della Corte d’appello di Lecce Vincenzo Scardia nell’udienza fissata a gennaio del prossimo anno.
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