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Post su Facebook, il giudice reintegra Riccardo Cristello

Il Giudice del Lavoro annulla il licenziamento e ordina il reintegro di Riccardo Cristello, l’impiegato licenziato per un post sulla fiction “Svegliati amore mio” su un’acciaieria che inquina e provoca tumori nei bambini. Il Giudice Giovanni De Palma ha accolto la tesi del difensore di Cristello, l’avvocato Mario Soggia. Una sentenza emessa sulla base del fatto che “la sceneggiatura della serie tv in parola riecheggi una vicenda temporalmente collocata agli inizi degli anni 2000 e che la gestione del centro siderurgico di Taranto sia stata nel tempo affidata ad una pluralità di soggetti giuridici e soltanto a far data dall’anno 2018 ad Arcelor Mittal s.p.a., oggi Acciaierie Italia s.p.a. Al contempo, vi è prova documentale - si legge ancora nella sentenza - delle recenti pubblicazioni di ricerche scientifiche sulla maggiore incidenza delle malattie oncologiche nella popolazione minorile tarantina, delle inchieste giudiziarie condotte dalla Procura della Repubblica di Taranto nei confronti delle ‘vecchie gestioni dello stabilimento’, nonché delle manifestazioni di denuncia dei decessi in età pediatrica a causa di tumori, più volte organizzate nella città ionica”. Quindi, il Giudice del Lavoro esclude il riferimento del post alla gestione di Arcelor Mittal. Sulla base di ciò il Tribunale ha accolto “il ricorso proposto da Cristello Riccardo nei confronti di Acciaierie D’Italia s.p.a. e annulla il licenziamento intimato allo stesso Cristello in data 7 aprile 2021; condanna Acciaierie D’Italia s.p.a. alla reintegrazione del Cristello nel posto di lavoro occupato fino alla data del licenziamento; condanna Acciaierie D’Italia s.p.a. al risarcimento del danno mediante il pagamento in favore del Cristello di un’indennità pari alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello della effettiva reintegrazione”. Si chiude così una vicenda che ha richiamato anche l’attenzione della regista della fiction Simona Izzo e dell’attore Ricky Tognazzi, per la quale l’Usb ha organizzato anche presidi a Roma. “Una vittoria che appartiene certamente a Riccardo Cristello, al legale Mario Soggia, ma ancora una volta e soprattutto all’organizzazione sindacale Usb”. Ha detto Francesco Rizzo, coordinatore provinciale Usb Taranto. “E’ una sentenza che rende giustizia ad un lavoratore ingiustamente licenziato, colpevole - ha commentato ancora il sindacalista - solo di aver espresso un pensiero che peraltro si riferiva ad una fiction con riferimenti alle precedenti gestioni. A vincere è il rispetto della libertà di esprimere il proprio pensiero. Per noi ulteriore dimostrazione della mancanza di rispetto da parte della multinazionale nei confronti dei dipendenti e delle esigenze di una intera comunità. Partiamo dalle odierne considerazioni per interrogare il Governo, sulla capacità degli attuali manager che oggi rappresentano la società di affrontare questioni delicatissime da cui dipende il futuro dello stabilimento e della città”. «Il giudice De Palma - ha dichiarato l’avvocato Mario Soggia - ha riconosciuto la nostra linea difensiva e ha convenuto che nl post contestato non c’è alcun riferimento alla attuale gestione del siderurgico e cioè ad Arcelor Mittal Italia, che è la società che ha licenziato Cristello. Quel post di certo prendeva le mosse dalla fiction, ma nella serie televisiva si parla di una città non identificata, quindi nessun riferimento a Taranto, e soprattutto a fatti che risalgono al 2002, ovvero ad un periodo temporale largamente antecedente all’arrivo di Arcelor Mittal nella gestione dle siderurgico». Sul caso interviene anche il sindaco Rinaldo Melucci: «Licenziare Riccardo Cristello per un post fu un errore madornale da parte di ArcelorMittal, lo denunciammo immediatamente mettendoci al fianco dell’operaio e al fianco di tutti i lavoratori vessati da un clima insopportabile. Oggi che il giudice del lavoro rende giustizia ai loro diritti, reintegrando Riccardo in azienda, possiamo affermare che la dignità anche di un solo lavoratore va sempre rispettata».
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