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CONTROVERSO

Poesia del Giorno

"Avere vent'anni" di Pierfrancesco Roberti

Poesia del Giorno

"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.

Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:

  1. Seguire le pagine dei profili social di Buonasera: su Facebook e Instagram;
  2. Inviare una mail a controverso2019@gmail.com con il proprio nome, cognome, luogo di residenza e dichiarando nel testo della mail la paternità dell'opera. La poesia non dovrà superare i 30 versi.

Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica. 

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La Poesia del Giorno, di mercoledì 16 aprile 2025, è:

    AVERE VENT'ANNI

    di PIERFRANCESCO ROBERTI di Roma

    Domani scenderò...
    tra i vuoti a perdere delle vostre vite gettate
    nell'affannoso rincorrere dei vostri nulla quotidiani
    scenderò...
    tra la precarietà delle vostre anime di latta
    stupidi burattini di un mondo in declino
    stasera lasciatemi quassù
    lasciate che i miei sogni parlino con le stelle
    e gli sussurrino le speranze
    la dolcezza
    i tremiti dei miei vent'anni...

       

    Recensione

    I versi offrono uno sguardo intenso e disincantato sull’ingresso nella maturità, filtrato attraverso la voce di chi sente ancora viva la forza dei sogni, ma avverte già il peso di un mondo che sembra tradirli. La poesia si muove tra due poli emotivi: da un lato la volontà di scendere, di confrontarsi con la realtà disillusa e cinica degli “altri”, e dall’altro il desiderio di restare “quassù”, in quell’altrove interiore dove ancora si crede nella possibilità, nella tenerezza, nel fremito di una giovinezza che non vuole piegarsi.


    L’autore contrappone con forza le immagini del quotidiano degradato – “vuoti a perdere”, “anime di latta”, “burattini” – all’intimità di un sentire profondo, quasi sacro, che si rifugia nel contatto con le stelle. Il linguaggio, diretto e tagliente, amplifica la distanza tra il giovane poeta e il mondo esterno, facendoci sentire il suo grido silenzioso, la sua necessità di non contaminare i sogni con il rumore sterile della consuetudine.


    Pierfrancesco Roberti riesce a rendere palpabile quella soglia sottile tra il bisogno di lottare e il desiderio di proteggersi, tra il confronto e il ripiegamento. E proprio nei versi finali, sussurrati, quasi tremanti, si concentra la bellezza più struggente del componimento: la richiesta implicita di essere lasciato in pace a dialogare con ciò che ancora brilla, dentro e fuori di sé.


    Una poesia che lascia il segno per la sua schiettezza e per la sua malinconica forza, capace di farci riflettere su cosa significhi davvero avere vent’anni in un’epoca in cui spesso non c’è più spazio per ascoltare i sogni.

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