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rubrica poetica
20 Febbraio 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 20 febbraio 2025 sono:
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Scende la sera al crepuscolo
sui riverberi del sole già stanco.
Volteggia il gabbiano
fra cielo e mare
a salutare il giorno che muore.
Scende il sole sul caldo mare
e l'arcano bisbiglio
invita al silenzio dell'onda,
onda che si increspa di spuma
come la bianca luna.
Scende la notte solitaria del poeta
al pensar dell'alba che verrà
con l'abbraccio alla dea Eos,
regina dell'alba.
di VITTORIO ORLANDO di Mola di Bari (BA)
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Recensione
Un raffinato dipinto impressionista, in cui la natura e il tempo si intrecciano in un gioco di luci, suoni e suggestioni. Il componimento si sviluppa in un’atmosfera crepuscolare, dove il tramonto segna il passaggio dalla vitalità del giorno al mistero della notte. L’immagine del gabbiano che volteggia tra cielo e mare simboleggia il fluire del tempo e la transizione tra due dimensioni, mentre il sole che scende sul "caldo mare" crea un’atmosfera di quiete e malinconia. Il riferimento all’arcano bisbiglio e al silenzio dell'onda suggerisce un’intima riflessione, quasi un invito alla contemplazione del ciclo naturale e del suo perpetuo movimento. L’onda, che si increspa di spuma come la bianca luna, diventa un simbolo di connessione tra cielo e mare, tra il visibile e l’invisibile, tra il finito e l’eterno. Nell’ultima strofa, l’immagine della notte solitaria del poeta, che attende l’alba e l’abbraccio della dea Eos, aggiunge una dimensione mitologica e universale al testo, legando il vissuto umano all’inesorabile ritorno della luce. Con un linguaggio evocativo e una musicalità delicata, Vittorio Orlando costruisce una poesia dal forte impatto visivo ed emotivo, capace di trasmettere un senso di pace, nostalgia e attesa. Onda è un canto lieve e profondo sullo scorrere del tempo e sulla bellezza effimera della natura. L'autore riesce a evocare immagini suggestive e sensazioni tattili, portando il lettore a immergersi nel suono delle onde e nei colori del tramonto.
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Quando sarò aria
e vento,
mentre ti prenderà la malinconia
di un tramonto
davanti al vulcano,
io soffierò vento
tra i tuoi capelli
così saprai
che sono lì con te...
mentre mi sveglio...
di CARLO ZANUTTO di Dalmine (BG)
Recensione
Un breve ma intenso componimento che racchiude in pochi versi un profondo sentimento di presenza oltre l’assenza, di amore che trascende il tempo e lo spazio. Con una delicatezza quasi sussurrata, il poeta trasforma la propria essenza in vento, diventando un respiro invisibile che accompagna la persona amata. Il riferimento al tramonto davanti al vulcano evoca un’immagine di struggente bellezza, in cui la malinconia si mescola alla forza primordiale della natura. Il vento, elemento simbolico di continuità e carezza impercettibile, diventa il legame tra chi resta e chi parte, tra il visibile e l’invisibile. Il soffio del vento tra i capelli assume così un significato intimo e rassicurante: una presenza impalpabile, ma reale, che consola e accompagna. L’ultimo verso, mentre mi sveglio..., introduce un’interessante ambiguità interpretativa. È un ritorno alla realtà dopo un sogno? Oppure è la voce di chi si risveglia in un'altra dimensione, lasciando un segno tangibile nel mondo terreno? Questa sospensione tra sogno e realtà aggiunge profondità al testo, lasciando al lettore la libertà di completare il significato con la propria sensibilità. Con uno stile essenziale e diretto, privo di orpelli retorici, Carlo Zanutto riesce a trasmettere un’emozione autentica e universale. Il componimento si distingue per la sua capacità di trasformare un’esperienza privata in una riflessione collettiva sulla memoria, sull’assenza e sulla persistenza dell’amore oltre il tempo. La sua brevità è la sua forza: ogni parola è scelta con cura per creare un’atmosfera sospesa, dolce e malinconica al tempo stesso.
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Sguardi persi
sulle sedie a rotelle
nella hall dell'albergo.
Sui volti
occhi sbarrati,
pensieri distanti,
orizzonti lontani,
tracciano deserti
senza sentieri
e la via di uscita
è un miraggio.
Non scorgo cicatrici
sulle loro anime,
le ferite non si sono mai chiuse,
la loro coscienza è altrove
è l'assenza e null'altro
che la mia percezione.
di MICHELE BRUNO di Altamura (BA)
Recensione
La poesia dipinge un quadro di solitudine e smarrimento, dove il tempo sembra sospeso. L’immagine iniziale delle “sedie a rotelle nella hall dell’albergo” introduce un senso di immobilità e attesa, quasi un limbo in cui i protagonisti sembrano prigionieri. Gli “occhi sbarrati e i pensieri distanti” evocano un’esistenza isolata, persa in orizzonti irraggiungibili, in un vuoto che non lascia spazio alla speranza.
Il “miraggio” di una via d’uscita sottolinea l’impossibilità di sfuggire a una condizione che appare irreversibile. Le “ferite invisibili” diventano simbolo di un dolore che non si è mai rimarginato, un tormento che continua a esistere nell’anima senza manifestarsi esteriormente. Questa immagine suggerisce che la sofferenza più profonda è spesso quella che non si vede, quella che rimane nascosta ma mai sopita. Il verso finale, “la loro coscienza è altrove”, amplifica il senso di estraniamento e sospensione. Il poeta sembra interrogarsi sulla natura di questa assenza: è reale o è solo il riflesso della sua percezione? Questo interrogativo aggiunge una dimensione quasi metafisica al componimento, lasciando aperta la possibilità di una realtà sfuggente e indefinita. Miche Bruno utilizza un linguaggio essenziale e incisivo, privo di artifici retorici, in cui ogni parola è carica di significato. La struttura scarna e asciutta contribuisce a rafforzare il senso di smarrimento.
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Testata: Buonasera
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