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Il match
18 Dicembre 2023 - 06:17
Ezio Capuano, allenatore del Taranto
Pratico, pragmatico. Ermetico e puntuale, organizzato ed equilibrato, ordinato nell’interpretazione delle due fasi di gioco, con arguta predilezione per il ragionamento e per la compattezza difensiva, autentico marchio di fabbrica dell’ideologia di Ezio Capuano che emerge in maniera impeccabile ed efficace al cospetto di un Avellino incapace di scardinare la diga ionica.
E non è più “Campania infelix” per il Taranto, che esce indenne dalla tana dei lupi biancoverdi del Partenio, dopo le peregrinazioni infruttuose precedenti: la formazione rossoblu blinda un pareggio a reti inviolate, risultato che era diventato quasi una rarità in questa prima porzione di campionato che volge al termine. L’ultima trasferta dell’anno solare e del girone d’andata è mutuata nelle letture tattiche e nelle trasformazioni in corsa di uno 0-0 interessante, affatto noioso, recitato da due compagini disposte a specchio: l’intuizione di Capuano, già stratega anche del club irpino, lo induce a scommettere sulla disposizione di un logico 3-5-2 in cui Cianci e l’ex di turno Kanoute testimoniano il connubio offensivo più puro.
Alle loro spalle, la linea nevralgica a cinque uomini consta degli intermedi Romano e Fiorani (giovane pupillo del trainer e sorpresa titolare) prodighi a supportare sinergicamente attraverso i tentativi in avanzata, ai lati di un Calvano calato ormai da tempo del ruolo di regista lucido in ottica di interdizione e di costruzione. I protagonisti delle fasce replicano rispetto alla gara interna col Monopoli: Panico è sistemato sul binario destro (sacrificato inizialmente Mastromonaco), mentre Ferrara amministra il versante opposto. In retroguardia, Riggio recupera in extremis e chiude a sinistra la cerniera totalmente over insieme con Luciani, Antonini ed un insuperabile Vannucchi a custodia dei pali. In panchina si accomodano sia Zonta che Bifulco, quest’ultimo apparso non brillante nel derby col Monopoli, disputato dopo la punizione inflitta delle tre giornate di squalifica. Il primo tempo vive di calibrata intraprendenza da entrambe le parti, inclinazione al pressing alto ed alle accelerate in verticalizzazione, filtro moderato a centrocampo, simmetria nella distribuzione delle opportunità.
L’Avellino adotta un approccio più propositivo e ricerca la profondità, creando qualche difficoltà di troppo nel contrasto sulle catene, insistendo soprattutto su quella mancina del Taranto, costantemente destabilizzata dalle sovrapposizioni e dalle incursioni dei vari Cancellotti e Ricciardi, i quali innescano le intuizioni di Armellino e D’Angelo per le punte temibili Patierno e Gori. Non a caso, Capuano correrà ai ripari: prima scambiando i due cursori e riproponendo l’esperimento transitorio di Ferrara a piede invertito, poi rilevando Panico e ripristinando Mastromonaco sulla destra in avvio di ripresa. La compagine ionica cresce nei raddoppi di marcatura, nell’attenzione spasmodica sulle chiusure e sull’esecuzione dei calci piazzati, nel rimpolpare l’assetto presidiando su ogni transizione e bloccando ogni varco, costringendo l’antagonista irpina a perdere l’attimo e temporeggiare in un giro palla poco incisivo.
L’Avellino ci prova immediatamente, al decimo giro di lancette, con Patierno che, servito dal cross in discesa sulla fascia destra di Palmiero, non indovina la traiettoria di testa, con la sfera che si spegne nei pressi del secondo palo. Dopo due minuti è Kanoute a scaraventare una conclusione col destro dalla distanza, destinata sul fondo. La monotonia strategica può essere infranta da simili suggerimenti: fa eco Romano al 25’, incedendo con un personale destro al volo ai limiti della lunetta, col pallone sollevato oltre la trasversale dal lesto Ghidotti. E’ biancoverde la doppia occasione suggellata al 41’: la squadra allenata da Michele Pazienza regala una combinazione perfetta accesa da Cancellotti che, in fuga sulla solita corsia destra, confeziona un cross intercettato sulla sponda opposta e raccolto da Tito, il quale coordina l’assist a beneficio di Patierno che incorna energicamente, ma la risposta di Vannucchi, impeccabile ad allungarsi in tuffo sulla sua sinistra, è clamorosa. La sfera però continua a vagare verso la porta sguarnita ed è provvidenziale il salvataggio di Riggio sulla linea al cospetto del tiro di D’Angelo.
Capuano rielabora il suo Taranto nel corso del secondo tempo, non solo sugli esterni ma anche nell’asse mediano, complice l’infortunio di Fiorani rilevato da Zonta (56’): col successivo innesto di Fabbro in luogo di un Cianci avvezzo al lavoro oscuro, di sostanza, ma isolato e scarsamente rifornito di palloni da sfruttare in area (68’), l’equipe ionica guadagna in qualità e visione. I padroni di casa perseverano: al 60’ Gori non indirizza adeguatamente il suo colpo di testa, mentre al 68’ accoglie il traversone dal versante destro effettuato da Ricciardi, ma vira ed impenna la sfera. Dagli sviluppi di un calcio d’angolo è Antonini a stuzzicare con una conclusione ribattuta in tuffo da Cionek.
L’epilogo del duello propone un acuto irpino ed un enigma ionico. Il primo è annotato al 78’, quando Casarini offre un cross dal versante esterno sinistro al solito Patierno, neutralizzato nonostante la complessa esibizione in girata col mancino. Il secondo è incastonato in pieno recupero, al 94’, quando l’arbitro De Angeli della sezione di Milano frena la collaborazione in ripartenza fra Bifulco (subentrato a Kanoute all’85’) sulla fascia sinistra e Fabbro inseritosi nel cuore dell’area (forse colpevole di un fallo antecedente in fase di disimpegno).
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