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La solita classifica

Retrocessione con vista sulle Europee

Retrocessione con vista sulle Europee

Ci sono questioni che farebbero tremare i polsi a qualsiasi amministratore attento, scrupoloso e legato alla sua comunità; se poi disquisiamo di qualità della vita dei nostri bambini, che di una città e di un territorio dovrebbero costituire il futuro ed invece a queste latitudini fanno “cronaca” più per le malattie, per la dispersione scolastica e sono (più di quanto si possa immaginare) oggetto di abbandono e scarsa affezione da parte delle proprie famiglie, di giovani che dovrebbero essere il presente e che al contrario continuano a spostarsi in ogni dove pur di trovare una adeguata proposta formativa e un lavoro capace di restituirgli una certa dignità che impedisca loro di non essere condannati a divenire decoro urbano di circoli ricreativi, di spazi e luoghi di aggregazione che non ci sono e che quindi si improvvisano tra ruderi, sporcizia e piazze abbandonate all’incuria, ma anche di anziani che invece di essere la rappresentazione della memoria storica della collettività, che dovrebbero essere accompagnati al crepuscolo della loro vita con le maggiori attenzioni possibili, quasi coccolati, in questa città sono considerati e citati più come l’unica fonte di reddito di figli e nipoti, un ammortizzatore sociale insomma.

I dati forniti dalla indagine condotta dal Sole 24Ore sono impietosi e ci restituiscono per l’ennesima volta, in questi anni, una città che annaspa sempre negli ultimi posti nelle classifiche legate alla qualità della vita (per le questioni legate alla gioventù addirittura siamo penultimi, 106 su 107).

Alla base di ogni indagine demoscopica ci sono specifici criteri e indici che vengono considerati e che poi contribuiscono ad esprimere un quoziente e quindi una posizione in graduatoria; bene è proprio analizzando questi indicatori che il quadro assume contorni ancora più drammatici: un popolazione residente sempre meno giovane, contrazione delle nascite, il perpetuarsi della tradizione ancestrale di madri “bambine” o comunque di giovanissima età, laureati da cercare con il lanternino, la precarietà del lavoro come unica regola che fa il paio con il tasso di disoccupazione da quasi record nazionale in negativo, assenza di iniziativa imprenditoriale maggiormente se giovanile, mancanza di spazi attrezzati per bambini e ragazzi, spazi verdi come acqua nel deserto, massiccio ricorso ai servizi sociali e ai servizi comunali per l'infanzia, anziani ai margini della vita sociale e sempre più soggetti a patologie senza una adeguata assistenza.

Certo la Terra Jonica è in “buona compagnia” di molte altre città del Meridione e insulari ma questo non può portarci ad assolverci con il famosissimo proverbio Ciceroniano del “mal comune mezzo gaudio” quanto più rimandarci al famosissimo verso del Sommo Poeta: “credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa” o molto più volgarmente “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.

Piu volte abbiamo provato ad inchiodare la politica locale (di qualsiasi parrocchia) alle sue responsabilità, non senza peraltro evidenziare quando qualcosa di buono è stato fatto, ma le stesse volte abbiamo anche affermato senza timore di essere smentiti che molte delle responsabilità sono da attribuire ai piani alti delle segreterie politiche locali e nazionali che di questo quasi totale disastro amministrativo sono i principali autori e mandanti.

Sfido qualunque cittadino tarantino a pronunciarsi in maniera più o meno certa su quale sia l’idea e la visione di città che ha l’attuale maggioranza, ammesso che si riesca a delimitarne i confini geopolitici, del Civico Ente; quale futuro, quali soluzioni, quale programmazione economica, industriale, di riconversione ambientale, di inclusione e infrastrutturale sta “seminando” lo stesso soprattutto ora che siamo la cassa di risonanza per eccellenza dei fondi strutturali del PNNR.

Pare insomma che la semina continui a non dare frutti anzi faccia più danni della grandine.

Forse queste prossime elezioni europee non dovrebbero essere trascurate dai noi elettori meridionali anzi potrebbero costituire un nuovo punto di partenza per contribuire a dare un indirizzo politico forte e chiaro che arrivi sino a Bruxelles per porre il Mezzogiorno e il Mediterraneo al centro delle politiche Europee e del nuovo Parlamento.

Un indirizzo che non prescindendo dalla attualità delle riforme relative alla autonomia differenziata e del premierato indichi in maniera chiara che Europa si vuole davvero realizzare.

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