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Casa Circondariale di Taranto

Allarme assistenza sanitaria

Allarme assistenza sanitaria

Dai comunicati delle diverse sigle Sindacali della Polizia Penitenziaria si evidenzia la preoccupazione ed il timore che, prima o poi, possa succedere qualcosa di esplosivo nella struttura penitenziaria di Taranto. Infatti, oltre alla ormai cronica carenza di organico della polizia penitenziaria ed al sovraffollamento della struttura, arrivata a “ospitare” 900 e più detenuti, si aggiunge la grave situazione dell’assistenza sanitaria, ormai inadeguata e legata alla carenza di personale medico. La salute è un diritto per tutti, come recita la Costituzione, ma in carcere è fondamentale perche’ non si può aggiungere sofferenza alla sofferenza di chi già patisce per la privazione della libertà personale. Giunge voce che l’organico dei medici che svolgono servizio all’interno della Struttura sia notevolmente sottodimensionato e, per volontà dell’ASL, che alcuni medici vengano impiegati pochissimo. Sono i medici del Ministero della Giustizia transitati con dpcm del 2008 alle ASL e che, nonostante anni ed anni di esperienza sulle spalle, vengano utilizzati pochissimo. I sindacati della Polizia Penitenziaria stigmatizzano tale situazione anche perché pare che la procedura adottata dalla ASL per cercare di tamponare la situazione abbia portato ad impiegare medici senza alcuna specifica e precipua esperienza portando ad un aggravio di lavoro per la Polizia Penitenziaria che ha dovuto programmare traduzioni in strutture esterne al carcere per situazioni risolvibili in loco e non di estrema gravità mettendo in crisi la sicurezza! Oltretutto pare che a questi professionisti, che vengono a lavorare oltre l’orario di servizio in sedute aggiuntive, venga corrisposto un compenso di gran lunga superiore di quello riconosciuto agli ex medici del ministero della giustizia, impiegati, invece, per pochissime ore. Delle due l’una o non c’è la volontà di risolvere il problema o non si è ben capito la gravità della situazione! Diversamente non si spiegherebbe il grido di allarme degli operatori penitenziari che arriva pressante e chiarissimo.

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