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Il commento
19 Ottobre 2023 - 19:14
È passata più di una settimana dall’atroce attacco di hamas in terra di Israele.
Da quelle parti ci sono stato tante volte: per vacanza, per studio, per approfondire la mia cultura sul medioriente, ci ho portato la mia famiglia, i miei amici più cari.
Difficile tenere a bada il cuore, la rabbia per i tanti amici colpiti al cuore da atti di barbarie che mai avrei voluto conoscere.
Parlare di Israele, dei palestinesi, non è facile perché siamo europei figli del più grande periodo di pace che mai l’Europa ha conosciuto: niente guerre, niente fame, niente atrocità; abituati a vedere tutto il male attraverso la tv, distesi sul divano con una birra o un buon rosso, sgranocchiando una pizza.
Dopo tre anni di Afghanistan ( vissuti come Responsabile della Cooperazione Italiana ad Herat, inviato dal Ministero degli Esteri), dove invece ho conosciuto la guerra, il terrorismo più brutale, ma anche il piacere di convivere fianco a fianco con i nostri militari, averli apprezzati, averli ringraziati per quello che mi hanno dato, pensavo di aver già dato, di meritare un dolce oblio e la pace della mia confort zone a Sorrento, con la mia famiglia la mia nuova piccola figlia che in questi giorni compie 19 mesi.
E invece no, d’improvviso video, immagini, suoni di violenza hanno riempito la mia anima.
Donne, madri violentate davanti ai propri figli, quest’ultimi uccisi e decapitati, i corpi riempiti di esplosivo da far saltare al momento dei soccorsi.
Vecchi, malati uccisi senza alcuna pietà.
Piccoli rapiti dopo aver ucciso le madri davanti ai loro occhi, rinchiusi a Gaza in gabbie come animali da macello.
Non mi chiedete pietà, nè chiedetela a quei padri, a quei figli a quei fratelli che sono sopravvissuti a tanta violenza.
Ora è il momento in cui ogni terrorista di hamas deve provare il terrore del vivere quotidiano, deve sapere che non ci sarà nessuno spazio dove potrà sperare di vivere, deve sapere che la vendetta li raggiungerà ovunque, che il tempo del riposo nel loro Eden con le vergini sta arrivando.
Il buon radical chic europeo figlio della sinistra antisemita adesso brontola; lui che ovviamente non ha fiatato sul massacro di Grozny, né sui morti (più di 130) nel teatro di Dubrovka, né sui massacri in Ukraina; e certo, quelli li hanno perpetrati gli amici russi…compagni che sbagliano, al massimo.
Tutto questo non vuol dire che la tragedia della gente di Gaza non sia reale. Più di 2.000.000 di persone tra cui tanti bambini stanno soffrendo le scelte di pochi. Hamas li tiene in pugno con la violenza, addestrando i bambini alla cultura della violenza.
Che fare? Che difficile domanda…. e soprattutto che difficile risposta.
So per certo che quella gente non la vuole nessuno, non li ama nessuno, nemmeno i fratelli arabi di Egitto e Giordania che hanno chiuso i passaggi e di certo non vogliono nelle loro terre campi profughi che pullulano di cellule islamiste violente.
Nemmeno i palestinesi di West Bank li amano, a Hebron, a Ramallah i palestinesi vivono bene: in pace lavorano guadagnano, hanno le loro case, le scuole, bar, ristoranti, le fogne, acqua corrente e se si ammalano vanno a farsi curare negli ospedali israeliani.
Per cui, niente solidarietà, niente intifada, tristi, incupiti fanno della real politik la loro ragione di vita. Danno speranza ai loro figli per una vita migliore.
I milioni di Dollari ed Euro inviati per la popolazione di Gaza sono finiti nell’acquisto di armi, nella costruzione di tunnel, inseguendo il sogno islamista violento della fine dello Stato Sionista.
Nel frattempo i capi terroristi non vivono certo a Gaza; loro sono rifugiati in Qatar nelle loro ville vicino ai loro conti correnti utili solo per la loro famiglia.
Stavolta però, le coccole degli Ayatollah non li salverà: saranno cercati e raggiunti , nessun rifugio li potrà salvare dalla collera di Israele.
Siamo agli albori di un mondo nuovo, migliore?, peggiore? Ancora non lo so ma so per certo che Israele vivrà e il terrore sarà sconfitto.
Am Yisrael chai
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