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REDDITO DI CITTADINANZA
05 Agosto 2023 - 11:18
di Salvatore Sannino
L’INPS ha inviato molti sms comunicando l’interruzione dell’erogazione del Reddito di Cittadinanza a migliaia di famiglie. Ovviamente si è scatenato l’inferno, interi nuclei familiari si sono riversati fuori le sedi INPS.
Il Reddito di Cittadinanza cosi come è stato articolato non ci ha mai convinto e ci sembrava chiaro che il Paese non poteva reggere a lungo una siffatta condizione. Purtuttavia ci pare evidente che fare finta che non esistano condizioni di povertà e degrado nel paese non sia una scelta saggia. La distanza tra la parte ricca (minima) e la parte povera (sempre più numerosa) aumenta di mese in mese e non porsi il problema ci sembra indecoroso, indegno e dannoso sotto tutti i punti di vista. Anche la modalità di comunicazione non ci convince. Un’operazione di questo tipo richiedeva una diversa preparazione ed una serie di iniziative che un tempo venivano chiamati “ammortizzatori”. Il senso di sufficienza che ha caratterizzato questo passaggio ci lascia perplessi. Ma sono altri i punti che aprono spunti per una discussione articolata.
Anzitutto la natura del Reddito, che è l’emblema della follia 5S, perché ha aperto delle aspettative che non possono essere soddisfatte, se non a costo di enormi sofferenze dell’intero “sistema” Italia. Non può essere retto né da un punto di vista economico, né da un punto di vista sociale. E’ sotto gli occhi di tutti che un impegno di svariati miliardi di euro, non è sostenibile. Da un punto di vista politico e sociale, il reddito, stava raggiungendo l’invidiabile risultato di rendere “odiosa” la povertà. Sempre più li percettore del reddito veniva indicato come colui che percepiva soldi pubblici senza fare nulla. Anzi, sfruttando una condizione costruita ad arte. Naturalmente questo non era vero, o perlomeno NON era SEMPRE vero. Anzi. Ma la responsabilità della politica è saper presentare le cose, oltre a farle. Bisogna che chi operi in politica sappia, sappia fare e sappia essere. E al Movimento mancava tutto questo. Con la famosa affacciata alla finestra ha creato le condizioni di uno scontro sociale, dove ancora non si vedono le possibili conclusioni. E questa è una responsabilità politica devastante per il M5S. Per il Reddito, che poteva essere un’ottima manovra, si dovevano studiare le giuste condizioni per faro diventare un “salario di cittadinanza”, che a fronte di un servizio di pubblico o privato interesse, si percepiva un salario, minimo quanto si vuole, ma che diveniva rispettoso delle giuste regole di convivenza civile. Uno sforzo per un nuovo contratto sociale.
Purtroppo l’azione del Governo ha fatto danno al danno. Anzitutto per le modalità di cui abbiamo già accennato sopra. Si può mai pensare di togliere un sussidio con un sms? Dove sta la politica che media, corregge, indirizza? E poi non ci piace quando si diventa decisionisti coi deboli. Un governo deve puntare a sciogliere i nodi, non tagliarli. Il governo aveva annunciato che aveva intenzione di procedere, ma uno sforzo che puntasse a tenere unito il tutto ce lo aspettavamo. Soprattutto perché a capo del Governo c’è un politico. Vero. Che sa che un conto è stare all’opposizione a gridare, altro e governare, amministrare. Altrimenti non ci spiegheremmo il cambio radicale di posizione nei confronti di Biden. Cosa che condividiamo, sia chiaro. Solo che noi pensiamo che tutti hanno la stessa importanza e a tutti diamo la stessa attenzione. Rispetto al Reddito di Cittadinanza il Governo si sta muovendo con la stessa arroganza avuta nella nova formulazione del PNRR, che avviene tutto a danno del Mezzogiorno. E questo spacca il paese.
Rispetto all’irresponsabilità del Movimento e l’egoismo della destra, noi rivendichiamo con orgoglio la diversità del riformismo. Riformismo forte. Che governa, cambia, ma tiene tutti dentro provando a non lasciare nessuno da solo. Non è buonismo, ma un’idea precisa di società. E la nostra idea è dire sempre chiaramente le cose. Che nella fattispecie sarebbe stata più o meno cosi: ci impegniamo a fondo a ridurre le ingiustizie tra ricchi e poveri, ma ognuno deve fare la sua parte, e questo avveniva con la costruzione di un salario di cittadinanza nel quale andavano coinvolti gli enti locali a vari livelli ed anche le grandi imprese private che potevano usufruire di personale assumibile in pianta stabile se serviva alle stesse. La battaglia contro la povertà e le discriminazioni non può escludere nessuno o fatta contro la parte più produttiva della società.
Ma la visione “riformatrice” della società oggi, è chiaramente minoritaria, per colpa degli stessi riformisti che litigano come galli in un pollaio senza alcun costrutto e per l’area politica in questione e, cosa più grave, per il Paese tutto. Le Europee potrebbe essere un buon banco di prova per fare affermare una idea civica, che è vicino ad una idea “civile”, riformatrice e cattolica, che hanno da sempre portato buoni risultati per l’Italia. Speriamo ancora nella capacità di tutti di unire energie ed intelligenze nell’interesse dei molti.
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