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Ex Ilva, Antonio Decaro chiede al Governo: "Lo Stato deve nazionalizzare e decarbonizzare". Il video

Antonio Decaro si fa interprete di una esigenza chiara: "Tutti sono chiamati a collaborare in un momento difficile" per il territorio di Taranto andando oltre le divisioni e le contrapposizioni

Antonio Decaro

Antonio Decaro

Ex Ilva, Antonio Decaro chiede al Governo: "Lo Stato deve nazionalizzare e decarbonizzare"

TARANTO - 

In occasione dello sciopero di 24 ore proclamato a Taranto per oggi da Fim, Fiom e Uilm, perché il Governo, con la nazionalizzazione della siderurgia, assuma la piena regia del rilancio del settore, con un intervento pubblico forte che guidi la transizione ecologica, Antonio Decaro, Presidente della Commissione europea per l'ambiente, dal Joint Research Centre per la presentazione del Rapporto sulla Decarbonizzazione, fa giungere ai lavoratori, alla Città e alle Istituzioni il suo messaggio. 

"L'Europa ha scelto di produrre l'acciaio pulito attraverso i forni elettrici e allo stesso tempo vuole proteggere le nostra industria siderurgica dalla concorrenza sleale degli altri paesi.

La gara per la vendita non è andata a buon fine. Migliaia di lavoratori rischiano il posto di lavoro in una Città stanca di subire il ricatto di dover scegliere tra salute e lavoro.

È una questione nazionale. Serve una scelta chiara. 

Lo Stato lo deve ad una Città che ha pagato un prezzo altissimo per una produzione strategica per il Paese.  Non può e non deve essere un tema da propaganda elettorale".

 

Antonio Decaro si fa quindi interprete di un pensiero che costruisca una visione, che abiliti lo sguardo al nuovo paradigma in cui "tutti sono chiamati a collaborare in un momento difficile" per il territorio di Taranto andando oltre le divisioni e le contrapposizioni.

 

Senza la fabbrica non c'è lavoro, non c'é transizione ecologica, non ci sarà bonifica!

C'è solo precarietà, povertà, ulteriore miseria, per questo territorio.

 

Il governo e il parlamento scelgano la nazionalizzazione della siderurgia come unico itinerario  concreto e capace di evitare la irreversibilità della crisi, che vorrebbe trasformare il più grande centro siderurgico d’Europa in un triste sito di archeologia industriale, con la certezza che, in quel caso, le bonifiche resterebbero incompiute, riproponendo, di fatto, la condizione di Bagnoli,  con un impatto ben più devastante su Taranto.

 

Occorre invece costruire le condizioni affinché il concreto vivente riesca ad andare oltre le divisioni, le contrapposizioni, dell'uno contro l'altro a prescindere, rifiutandosi di assumere una visione dinamica sulle scelte strategiche.

 

E' quello che noi continuiamo a sollecitare come percorso condiviso per un esistente difficile e un futuro prossimo drammatico per il nostro territorio che diventerebbe una bomba sociale.

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