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FESTA DELLA DONNA
08 Marzo 2025 - 08:40
Donne in lotta rivendicano il loro ruolo lavorativo, politico e sociale
Ancora le donne si ritrovano, nel giorno della loro festa. Rinnovano, come ogni anno dall’8 marzo del 1917, la loro testimonianza di presenza attiva, e la loro corale protesta contro i soprusi, per la conquista del diritto alla tutela, alla parità di genere.
Oggi, nuovamente, le donne affollano piazze e strade di città e borghi che si animano di allegria, nei colori della festa, nella musica delle danze, negli slogan, esibiti a grandi lettere su lunghi striscioni.
Nel procedere, lento, dei cortei, le parole vengono scandite a voce alta, con ritmo accelerato, hanno il significato della rivendicazione e della proposta, si chiede una vita di “ben essere”. E’ questa la speranza che avvicina e unisce le donne, del mondo. Sfilano le donne, sono giovani, meno giovani, mamme con bambini. Fianco a fianco si raccontano storie di rinunce, di sconfitte, di vittorie, e di progetti. Sono protagoniste anonime del loro coraggio, e resistenza, nella dura prova delle difficoltà. Parlano con identico tono, senza accenti di aggressività. Si allungano i cortei, come nelle processioni di antica memoria; non si esibiscono paramenti, né bandiere identitarie, mancano le litanie di preghiere. Nello sguardo delle donne c’è l’orgoglio della lotta, pretendono giustizia, difendono la “Democrazia”, nell’accezione più ampia dei valori. Gli stessi indicati nell’articolo 3 della nostra Carta costituzionale: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…». Definisce “Persona umana” il singolo cittadino, l’articolo 3. Ne hanno consapevolezza le donne, per aver sofferto, da “Persone”, offese, umiliazioni, e limitazioni, per essere state colpite, spesso o talvolta nella propria dignità umana.
Ha origine nei primi anni del Novecento; nasce dalla lotta dei movimenti politici femminili. Nel 1917 le donne manifestano a Pietroburgo, per chiedere la fine della guerra. 1921, a Mosca, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, viene stabilito che l’8 marzo sia “La Giornata internazionale dell’operaia. 1922, in Italia si svolge la prima Giornata dedicata alle donne. 1944, a Roma, si costituisce l’UDI “Unione donne italiane” e le donne indicano l’8 marzo come data per celebrare la Giornata delle donne nelle zone liberate dai Tedeschi. 1975 le Nazioni Unite deliberano la istituzione della “Giornata internazionale delle donne”. L’8 marzo di quell’anno le donne manifestano, in tutto il mondo, per l’uguaglianza dei diritti e per la parità di genere.
Leggi approvate dal Parlamento italiano su proposta delle donne e grazie alle lotte delle donne:
- 1946 viene riconosciuto alle donne il diritto al voto e alla elezione;
- 1963 con la legge n. 66 le donne possono accedere a tutte le cariche, professioni o impieghi pubblici, compresa la magistratura
- 1968 è abolito il reato di adulterio;
- 1970 diventa legge la battaglia delle donne per il divorzio;
- 1975 è approvata la legge sul “Diritto di famiglia;
- 1978 diventa legge il diritto all’assistenza medica per le donne che, volontariamente, chiedono l’interruzione di gravidanza;
- 1981 la legge 442 abolisce il delitto d’onore e il matrimonio riparatore;
- 1996 la violenza contro le donne diventa reato contro la persona, non più contro la morale;
- 2011 viene promulgata la legge sulle quote rosa, per il diritto all’accesso delle donne in tutte le cariche, professioni, impieghi pubblici;
- 2021 la legge n 162 certifica la parità di genere e ne regola la certificazione.
Serve innanzitutto non abbassare la guardia; creare rete, per dare più forza al movimento delle donne, variegato nella identità di genere; fissare gli obiettivi che si ritengono prioritari, per strutturare la proposta; definire modalità strategiche, di azione, per conseguire risultato; individuare punti di incontro tra le varie anime del movimento che, per diverse ragioni , non sempre riesce a trovare una linea di mediazione condivisa. Serve impedire l’accesso al fanatismo, alle tifoserie, alle bandiere identitarie. La forza del movimento è rappresentata, soprattutto, dalla volontà delle donne di ritrovarsi nella protesta, di credere, come nel passato, che insieme si vince.
Consideriamo che in Italia l’astensionismo delle donne al voto ha superato il 55%, secondo dati Swg ordinati e pubblicati, in esclusiva, dal quotidiano dei vescovi “Avvenire”. Nelle votazioni del 1946, circa settant’anni fa, le donne votarono con un’affluenza dell’82%. L’odierna diserzione dalle urne si potrebbe definire “di massa”. E’ da attribuire alla sfiducia nell’agire della politica? Alla convinzione popolare che “tanto nulla cambia, i politici fanno ciò che vogliono”? Il punto su cui riflettere è riportare a memoria le battaglie delle donne, furono protagoniste emancipate nella conquista delle leggi per le donne.
Nella pubblica amministrazione il personale è per il 58% femminile; solo il 36% sono le dirigenti donne; ancora meno, il 27% quelle che ricoprono incarichi di direzione generale, nonostante la legge 162 del 2021.
Aborto assistito: la legge rimane ancora inattuata. Secondo la relazione del Ministero della Salute, presentata nel 2022, il 64,6% dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza, rifiutava di assistere le donne; erano obiettori il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico.
Lavoro: in Italia il numero delle donne è più alto di quello degli uomini. Quelle occupate rappresentano il 55%, contro il 69,3% delle donne europee (dati Eurostat del 2020). Le donne sono largamente occupate nell’istruzione, nel lavoro sociale, nella salute. La loro partecipazione nei settori scientifici e tecnologici risulta nettamente più bassa. In conseguenza il divario di genere è elevato sia nelle occupazioni, sia nelle retribuzioni, rispetto agli uomini
Istruzione: in Italia solo il 16,8% delle donne e delle ragazze sono laureate in campi di studio scientifico (STEM), matematica, informatica, ingegneria, altro; contro una percentuale del 34,5% degli uomini. In ambito scientifico, il numero degli occupati sale fino all’88,7%. Si evince che non abbiamo ancora superato il pregiudizio “culturale e sociale” “che le donne sono meno attratte dagli studi scientifici, proprio in quanto donne. Il gap di genere nasce dalla “incultura familiare e sociale, oltre che da quella politica”. Nasce da difficoltà economiche della famiglia di appartenenza, da limitate risorse messe in bilancio per l’istruzione dai Governi di turno, manca un qualificato servizio di orientamento scolastico, un serio intervento pubblico che possa consentire alle ragazze e ai ragazzi in difficoltà di avanzare negli studi.
L’elenco dei motivi alla base della disparità di genere potrebbe continuare. In controtendenza si vanno affermando le opinioni e le certezze di sociologi, operatori di statistica, psicologi, dirigenti di azienda, altri; confermano che le donne si affermano nel lavoro per la loro pragmaticità, competenza, intelligenza, ambizione personale, fermezza di volontà, curiosità, intuizione, decisionalità, sensibilità umana. Le donne possono dare orientamento per una diversa visione di futuro: la ricchezza di un Paese, misurata in PIL, potrebbe essere misurata in “PIL etico”, con le conseguenze sociali, economiche, morali, che facilmente possiamo immaginare. Le donne nel lontano 1946 hanno mostrato “i muscoli” della loro capacità e intelligenza per andare oltre le macerie della guerra.
Oggi, con la stessa capacità e intelligenza, abbiamo la responsabilità di affrontare, a viso aperto, le sfide di questa contemporaneità, per garantire uguaglianza, giustizia, fraternità.
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Testata: Buonasera
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