“Pronto, chiesa di San Giovanni di Dio? No, ha sbagliato, è il Santissimo Crocifisso”. E subito, giù la cornetta! Anche attraverso modi così bruschi, gli ultimi parroci hanno cercato di far piazza pulita dell’errata denominazione della chiesa al Borgo, in uso da generazioni. Alla fine, salvo che per qualche ottuagenario legato alla consuetudine, si è riusciti, soprattutto quando padre Antonio Calvieri, uno degli ultimi parroci carmelitani, ottenne l’istituzione del santuario, decretata il 6 giugno del 2013 nella celebrazione presieduta dall’arcivescovo. Mons. Santoro, leggendo il relativo documento, così motivò: “La chiesa ‘SS.Crocifisso’, nel territorio della omonima parrocchia in Taranto, è divenuta nel corso degli anni un punto di riferimento spirituale e un luogo di pellegrinaggio per tanti fedeli provenienti dall’intero territorio diocesano. Infatti la presenza del venerato simulacro del ‘Crocifisso’ costituisce un richiamo costante per tutti alla contemplazione religiosa del mistero della mote e risurrezione del Signore Gesù, unica risposta di salvezza offerta dal Padre agli uomini. Desiderando dare un assetto canonico alla chiesa, affinché ne evidenzi il carattere di luogo di pellegrinaggio e punto di riferimento spirituale per l’intera arcidiocesi (...) erigiamo la suddetta chiesa in Santuario diocesano”.
il Crocifisso miracoloso al Borgo
Fin dal suo arrivo, l’amministratore parrocchiale don Andrea Mortato ha voluto rafforzare il culto al SS.Crocifisso, ribadendo nel contempo il ruolo di centralità del santuario in diocesi. Tante le iniziative intraprese finora, l’ultima delle quali s’intitola “I mercoledì del santuario”, con il pellegrinaggio delle parrocchie diocesane legate al Crocifisso. Attribuito a fra Umile Pintorno da Petralia Soprana o a fra Angelo da Pietrafitta, il simulacro ha un suo fascino particolare soprattutto per il volto, di indescrivibile dolcezza, da cui traspare sovrumana accettazione di una morte straziante per amor nostro e misericordia infinita per i carnefici. L’opera è della seconda metà del seicento, in pieno periodo barocco, i cui segni sono evidenti nella particolare cura di dettagli anatomici, di un verismo impressionante: la trafittura di mani e piedi, lo stiramento dei nervi flessori, le numerose piaghe su torace, braccia e gambe, lo squarcio del costato e il grumo di sangue che dal fianco fuoriesce in abbondanza. Il simulacro fu collocato alla metà del secolo XVII nella cappella gentilizia degli Albertini, ubicata nella chiesa di Sant’Antonio (omonimo ex convento, in via Viola) e affidato ai frati francescani. Tantissimi giungevano anche da lontano per venerarlo, supplicando grazie. I prodigi si moltiplicarono e specialmente nei venerdì di quaresima fu continuo il pellegrinaggio di fedeli. Dolorose vicende storiche determinarono il trasferimento dell’immagine alla chiesa del Carmine e poi in quella di San Pantaleone, con il ritorno nella originaria sede. La messa al bando degli ordini religiosi nel 1866 e il successivo passaggio al Demanio dell’ex convento determinarono il degrado della chiesa per cui il 4 maggio 1875 si volle portare la statua nell’attuale collocazione. Nell’anno Santo del 1900 l’arcivescovo Iorio ne dispose la processione. Fu una grande manifestazione di fede che si ripeté nell’Anno santo del 1925 e in quelli successivi, oltre che nel giubileo della Redenzione (’33) e nella missione predicata dalla “Pro Civitate Cristiana” (’45). Le ultime volta furono, nel 2008, per le missioni popolari al Borgo, e nel 2013, Anno della fede. Molto venerato è anche un reliquiario, esposto in una nicchia dietro l’altare principale, che racchiude un frammento della Croce, donato dalla basilica romana della Santa Croce in Gerusalemme. Nel santuario ha sede la confraternita del SS.Crocifisso-Purgatorio, fra le più antiche della nostra città, risalente al 1585, come risulta da una pergamena con sigillo di papa Sisto V. La confraternita organizzava in cattedrale a festa in onore del Titolare, che sarà ripristinata in settembre, questa volta naturalmente al Borgo.
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