Immagino i viaggi in macchina di Filippo con i suoi genitori. Il papà, col suo carico di cd, ascolta i cantautori doc, magari preferisce Battisti, chissà. Filippo, dal sedile posteriore, ascolta, assimila, impara le canzoni. S’innamora delle parole e del senso che ne può scaturire. Assorbe le melodie, le armonie. A un compleanno gli regalano una chitarra. Lui solo soletto nella sua stanza da subito cerca di imparare gli accordi. Tre dita da esercitare, da rinforzare. Poi l’ostacolo più grande per un apprendista strimpellatore: gli accordi con il barrè. Le dita della mano sinistra devono essere utilizzate tutte. La cosa si complica, ma diventa più esaltante. La mano destra, ancora col plettro, fa movimenti semplici. In poco tempo padroneggia lo strumento, almeno lo stretto necessario per suonare le canzoni che ha ascoltato nell’auto del padre. Ora non può fare a meno di dire la sua. Partono i primi versi e le prime melodie. Il gioco è fatto. Nascono le canzoni. Non basta. Che cosa dire nelle canzoni? Lui lo sa già. Ha sviluppato un mondo interiore ricco. Chissà da dove gli viene quella capacità di “dire le cose”. A me sembra nato per fare il cantautore. Finalmente uno vero, uno che non trascina e ingentilisce le vocali finali. Canta e basta. Forse canta come parla. Risponde a un bisogno superiore di tirare fuori quello che ha dentro. Non gioca a fare il giovane, anche perché lo è. Non gioca a salvare il mondo. Niente prediche, solo storie. Un ragazzo “qualunque”, non si agghinda a star, a pop star. Vuole capire com’è, cos’è “La vita veramente”. Fa un disco con la Label Maciste Dischi. Filippo Uttinacci, classe 1997, si fa chiamare Fulminacci. Vince la Targa Tenco 2019 per l’opera prima. La sua storia è tutta da scrivere. Intanto godiamoci le canzoni. Ascolto il cd mentre passeggio sul lungomare della nostra città. L’incanto del mare, del cielo, del quasi tramonto, di questa luce speciale, rendono ancora più piacevole l’ascolto dei brani. Scorrono gradevolmente. 1.Davanti A Te 2.La Vita Veramente 3.Tommaso 4.Borghese In Borghese 5.Resistenza 6.I Nostri Corpi 7.Al Giusto Momento 8.La Soglia Dell’Attenzione 9.Una Sera È l’ennesima volta che ascolto il cd. Oggi ho deciso di scriverne per capire perché mi piace. Ora sono nel mio studio e raccolgo le idee. Perché mi piace? Non lo so, ma mi piace. Non sai mai quanto Fulminacci sia le sue canzoni e quanto Filippo sia nelle sue canzoni. Non è importante saperlo. Filippo-Fulminacci di suo mette in piazza l’amore, la rabbia, il fastidio, la paura e la gioia. La canzone intimista, con una melodia piacevole e un testo brillante, è uno strumento di terapia collettiva. È sufficiente una chitarra acustica e un po’ di doti poetiche per trovare in sé le risposte disattese dalla Cultura Istituzionale. Parte così «Sano di mente vuol dire padrone/Io sono schiavo da sempre, come vorrei capire/Numeri, angoli, rette, quadrati/Spigoli sovraffollati, come vorrei trovare/Una stazione, partire con te/Che sei la cosa più chiara che c’è/Come si fa?/Prestami un modo di fare magari mi sta/Davanti a te/Non è soltanto una posizione/È una tettoia nell’acquazzone/Come se, davanti a te/Io mi potessi dimenticare/Delle paure che fanno male all’esistenza/E l’esigenza/Di avere chiare le prospettive/Certificare le aspettative era il mio limite/Rispetto a te/Che mi stravolgi tutti gli schemi/Ma lo fai solo perché ci tieni…». La prima traccia promette bene. Passiamo alla seconda. «Il computer mi serve per testimoniare le cose/Il telefono mi serve per esprimermi più raramente, per comunicare/Mezzanotte mi serve per ristabilire un confine/tra il dover dire e il poter pensare/Odio gli artisti, i narcisisti/ma sono pazzo di me/E mi si rompono, perché mi cascano/tutti i rapporti che compro/e voglio troppo e spendo tanto/E dimmi com’è, dimmi com’è, dimmi com’è, dimmi com’è/non sono stato mai a parlare per ore/senza pensare che lo sto facendo/E dimmi cos’è, dimmi cos’è, dimmi cos’è/la vita veramente/E non abbiamo mai un’opinione vera/un’anima sincera, un’emozione pura/Però tu come fai, tu che mi sembri seria/svelami tutti i trucchi, proponimi dei sogni/Sti cazzi poi dei soldi a quelli ci pensiamo quando siamo grandi…». Allora mi dico: mi convince e arrivo fino alla fine del cd pensando di aver capito e invece no, ho bisogno di ascoltarlo ancora e ancora. In fin dei conti la magia delle canzoni è questa: provare piacere ed emozioni nuove a ogni riascolto. Le canzoni sono un’Arte a parte, semplice e ricca. Non sono musica e non sono parole. Sono entrambe e l’insieme non è la somma, è qualcosa di più, di diverso, d’inafferrabile. Il cantautore è molto simile al cuoco. Mette insieme gli ingredienti giusti per creare il piatto gradevole e particolare. Magari è un piatto popolare. La ricetta quasi tutti la conoscono, ma il risultato è sempre differente, il gradimento imprevedibile.
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