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Verso il 2026

Giochi del Mediterraneo: ecco il nuovo direttore

L'insediamento di Carlo Molfetta

Carlo Molfetta

Carlo Molfetta

«Testa bassa e pedalare. E’ stato, in passato, il mio imperativo da sportivo. Lo è ora, da dirigente». Si è presentato con queste parole Carlo Molfetta, nuovo direttore generale del Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026. Questa mattina l’insediamento del trentanovenne Molfetta, originario di Mesagne, medaglia d’oro olimpica di taekwondo ai Giochi di Londra 2012. Ad accoglierlo a Palazzo di Città, il presidente del Comitato e commissario straordinario di Taranto 2026, Massimo Ferrarese, e Michele Pelillo, vicepresidente del comitato. «L’organizzazione è la leva di tutto» ha quindi aggiunto Molfetta.

Il trionfo londinese del 2012 rappresenta il momento più alto della carriera dell’olimpionico mesagnese, che nel settembre 2016 si è ritirato dall’attività agonistica e nel 2017 è stato nominato team manager della nazionale di taekwondo. Dal 2020 è stato nominato, quale delegato della Commissione nazionale atleti del Coni, membro del comitato incaricato di assegnare i vitalizi previsti dalla legge Giulio Onesti.

Lo scorso mese di maggio, Molfetta ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: «La medaglia olimpica mi ha cambiato la vita. Inutile negare che, senza quell’oro, tante porte per me sarebbero rimaste chiuse, negli anni seguenti. Ma già prima del 2012 avevo conquistato tanti successi: in percentuale, tra l’85% e il 90% degli incontri che avevo disputato. Dopo Londra il mondo mi ha percepito diversamente. la medaglia d’oro ha regalato sensazioni fortissime. Ma oggi mi emoziona molto di più ripercorrere la carriera. Con i suoi infortuni, le operazioni subite, i percorsi per rinascere come atleta».

Una storia di “discese e risalite”, come evidenziato da Pietro Razzini. «Quattro interventi chirurgici in due anni, dal 2005 al 2007. Non è stato assolutamente semplice, soprattutto dal punto di vista emotivo. Ricordo che mi ponevo sempre la stessa domanda: ‘Riuscirò a tornare quello di prima?’ Poi ci si rende conto che si può fare» ha risposto Molfetta «con tanto impegno. Il lavoro paga. Sia quello a livello mentale che quello a livello fisico. Per quest’ultimo, forse, è più semplice: bastano motivazioni e presenza quotidiana in palestra. Sistemare i pensieri è più complicato. Cadere e poi rialzarsi: non è facile».

Parole che si possono sovrapporre, per certi versi, al cammino accidentato dei Giochi tarantini. Ricorda ancora il neo direttore generale: «Nel 2005 avevo solo 21 anni. Mi ruppi il legamento crociato ma trovai la forza di ripartire. Fu molto più complicato subire lo stesso infortunio al mondiale del 2007 e non cedere al desiderio di chiudere la carriera. Sapevo quello che avrei dovuto affrontare perché l’avevo già vissuto: sarebbe stato un iter complicato ma non ho ceduto e, dopo qualche anno, ho conquistato l’oro olimpico».

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