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L'addio a Battista
09 Ottobre 2024 - 06:00
L'ultimo saluto al Consigliere comunale Massimo Battista - Taranto 08.10.24
«Grazie fratello Massimo, amico e consigliere». Quando don Ciro Alabrese chiude la sua vibrante omelia con queste parole, la folla che gremisce la Concattedrale si scioglie in uno straripante applauso. Il segno dell’affetto che Massimo Battista è riuscito a costruirsi in questi anni di impegno civile e politico. Sulla bara il gagliardetto del Taranto e il vessillo dei Liberi e Pensanti, il comitato del quale è stato uno dei più appassionati animatori. Il pur grande tempio progettato da Gio Ponti non è riuscito a contenere tutta la gente che ha voluto tributare l’ultimo saluto al consigliere comunale «guerriero» delle battaglie contro l’inquinamento industriale e a difesa della salute. All’esterno, sul sagrato, striscioni, cori e bandiere, lacrime e applausi, l’immancabile “tre ruote” dei Liberi e Pensanti e palloncini rossoblù che volano verso il cielo quando il feretro lascia la chiesa al suono di “Sogna ragazzo, sogna”, la canzone di Roberto Vecchioni diventata l’inno che ha accompagnato Battista nei suoi ultimi sfortunati giorni dopo la dura sofferenza patita per il tumore che se lo è portato via.
«Massimo - ha detto don Ciro - è stato operoso nella fede che si manifesta in quello che facciamo. Amare una città che dorme è faticoso, è faticoso amare una città che ti lascia solo nella battaglia. Da lui impariamo la fermezza nella speranza, nel dire “no” senza compromessi. Massimo ha vissuto da consigliere con disponibilità all’ascolto. Era un uomo del popolo, uno di noi, semplice, umile. Ha reso un servizio generoso e disinteressato, non ha strumentalizzato il potere per fini personali. Ha condotto una vita coraggiosa, illuminata, non ha perso occasione per fare bene e fare del bene. Tuta questa gente che è qui oggi è la manifestazione delle opere di Massimo e per questo lui è beato. Massimo, aiutaci a diventare capaci di ascoltare la gente comune, i genitori, chi soffre, i disoccupati».
Parole, quelle di don Ciro, che hanno toccato la platea nella quale c’era l’amico Michele Riondino, visibilmente commosso, fratello di militanza nei Liberi e Pensanti. Ai primi banchi il vicesindaco Gianni Azzaro con il presidente del consiglio comunale Piero Bitetti, altri consiglieri, assessori, amministratori pubblici, esponenti di partito di ogni schieramento. Ma, soprattutto, tanta gente comune.
Toccanti le parole che Rosaria, la figlia di Massimo, ha rivolto proprio al suo papà, stretta nell’abbraccio con mamma Cira, col fratello Giovanni e con la sorella Benedetta: «Papà, un grande guerriero dal cuore nobile. E ora sogna, ragazzo, sogna». E infine, ancora don Ciro: «Massimo ha insegnato a credere in un futuro migliore per la città. Ci lascia questo sogno. Portiamo avanti il sogno di Massimo».
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