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Taranto

Ex Ilva, scatta l’occupazione dello stabilimento. Al via i blocchi stradali. Foto e video

Operai diretti e dell’appalto bloccano gli accessi e chiedono al Governo il ritiro del piano industriale. La Uilm: “Dopo 13 anni di rinvii, basta slogan: servono soluzioni concrete”

Le dichiarazioni di Piero Vernile in rappresentanza della Uilm davanti ai cancelli ex Ilva

TARANTO - Dopo le assemblee svolte nelle prime ore del mattino, è partita l’occupazione dello stabilimento ex Ilva da parte dei lavoratori diretti, delle ditte dell’appalto e delle organizzazioni sindacali. La mobilitazione prevede presidi a oltranza e blocchi stradali attivati all’interno e all’esterno del perimetro industriale.

Gli operai, scandendo il grido “vergogna, vergogna”, puntano il dito contro Governo e commissari straordinari, chiedendo la revoca del piano presentato nei giorni scorsi, garanzie sulla decarbonizzazione, sul futuro produttivo dello stabilimento e sulla tutela dei livelli occupazionali. Le sigle chiedono inoltre la riconvocazione immediata del tavolo di crisi a Palazzo Chigi.

Queste le dichiarazioni dei rappresentanti Uilm.

Per il sindacato, quella di oggi è una giornata cruciale: «Tutti i lavoratori dell’Ilva di Taranto, compresi quelli in Aes e nelle ditte dell’appalto, si ritrovano per affrontare una vicenda che va avanti da 13 anni. Sono cambiati governi e interlocutori, ma nessuno ha risolto definitivamente la questione».

La Uilm denuncia una condizione ormai insostenibile, sia sul piano economico sia su quello sanitario: «I lavoratori sono stanchi. Abbiamo già perso reddito e rischiamo di perdere anche il posto di lavoro. E qui non c’è più neanche la salute. Oggi diciamo basta: siamo pronti a qualsiasi iniziativa di lotta, non escludiamo nulla. O si sta con noi, oppure contro di noi».

Il sindacato chiede un cambio di passo alle istituzioni: «Il Governo e tutte le forze politiche devono mettere in campo una soluzione reale. Basta slogan, basta scaricare responsabilità. La verità è che questa situazione la stanno pagando i lavoratori e tutta la città di Taranto. È il momento di dire basta: saremo uniti nella lotta».

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