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Lecce
15 Ottobre 2025 - 12:06
LECCE - Si è chiuso alla Camera di Commercio di Lecce il Final Meeting nazionale del progetto CLEARGENES (CLimatE chAnge Resilience GENES in Italian fruits and vegetables), appuntamento che ha riunito per due intense giornate ricercatori, rappresentanti delle imprese e istituzioni per discutere le nuove frontiere della ricerca genetica applicata all’agricoltura e le strategie per fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico.
Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Agritech Spoke 4 dell’Università di Padova – DAFNAE e coordinato da IGATech, ha coinvolto università, centri di ricerca e aziende in una rete nazionale dedicata alla creazione di una banca dati genetica e fenotipica per migliorare le principali varietà frutticole e orticole italiane, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza e la sostenibilità del sistema agroalimentare.
«Produrre di più con meno risorse, senza compromettere l’ambiente, è la grande sfida che la ricerca genetica deve affrontare oggi», ha sottolineato Laura Rustioni dell’Università del Salento, organizzatrice dell’evento. «La collaborazione tra ricerca, imprese e istituzioni è l’unica via per costruire una filiera coesa e resiliente, capace di affrontare le emergenze ambientali e fitosanitarie».
La prima giornata si è aperta con i saluti di Maria Antonietta Aiello, prorettrice e rettrice eletta dell’Università del Salento, e Stefano Piraino, direttore del DiSTeBA. Coordinata da Davide Scaglione (IGATech), la sessione iniziale ha illustrato i risultati scientifici del progetto, presentati da Gianni Barcaccia (Università di Padova).
Il climatologo Piero Lionello ha tracciato un quadro preciso delle trasformazioni climatiche nel Mediterraneo, evidenziando l’aumento del riscaldamento e i rischi per la stabilità dei sistemi agricoli. Emanuele De Paoli (Università di Udine) e Alessandro Vannozzi (Università di Padova) hanno mostrato come la biodiversità generata dagli incroci genetici possa sostenere nuovi programmi di selezione genomica per la vite, mentre Davide Scaglione ha approfondito le potenzialità delle tecnologie di genotipizzazione e Luigi Falginella (Vivai Cooperativi Rauscedo) ha illustrato l’evoluzione del miglioramento genetico viticolo.
Spazio anche alle innovazioni nella fenotipizzazione in condizioni di stress idrico, presentate da Marina Malatrasi (Panora) e Cristina Sudiro (LandLab), che hanno evidenziato come ricerca genetica e tecnologie di campo possano convergere verso una gestione più efficiente delle risorse naturali.
Nel pomeriggio, gli interventi di Ezio Portis, Matteo Martina e Francesco Scariolo (Università di Torino e di Padova) hanno affrontato il tema della resilienza nelle solanacee e cicorie, mentre Edoardo Bertini (EdiVite) ha presentato le nuove applicazioni del genome editing CRISPR-Cas9 nella vite. Michele Perazzolli (Università di Trento – Laimburg) ha illustrato l’importanza dello studio del microbioma del pomodoro e del metaboloma del melo per aumentare la resistenza delle colture agli stress ambientali. La giornata si è chiusa con una discussione sul futuro della selezione varietale, moderata da Gianni Barcaccia.
La seconda giornata è stata invece dedicata al tema della Xylella fastidiosa e alla necessità di una risposta scientifica condivisa. Donato Boscia e Maria Saponari (CNR – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante) hanno delineato le nuove sfide della patologia in relazione ai cambiamenti climatici, analizzando i progressi nella resistenza genetica dell’olivo.
Giovanni Melcarne (Forestaforte) ha presentato i risultati dei programmi di selezione varietale dell’olivo, mentre Laura Rustioni ha esposto i primi studi sul miglioramento genetico della vite. Gianluca Bleve (CNR – Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari) ha approfondito il tema della qualità delle nuove cultivar di olive, con analisi sui parametri aromatici e compositivi degli oli, evidenziando la connessione tra genetica e profilo sensoriale dei prodotti.
La tavola rotonda conclusiva, moderata da Paola Restelli, ha riunito rappresentanti di università, enti agricoli e associazioni di categoria, tra cui Pier Paolo Miglietta, Angelo Delle Donne, Rosario Centonze, Costantino Carparelli, David Montefrancesco, Gianni Cantele, Giovanni Melcarne e Giuseppe Baldassarre. Il confronto ha sottolineato come la disinformazione e la polarizzazione del dibattito pubblico ostacolino la diffusione delle innovazioni scientifiche, mentre cultura, divulgazione e formazione restano le chiavi per costruire fiducia e coesione lungo tutta la filiera.
Nel pomeriggio i partecipanti hanno visitato il Frantoio Forestaforte di Gagliano del Capo, dove è stato realizzato, con il supporto del CNR-IPSP, un centro di sperimentazione applicata dedicato alla selezione di germoplasma olivicolo resistente alla Xylella, esempio concreto di sinergia tra ricerca e impresa agricola.
Il messaggio finale emerso dal meeting è chiaro: la resilienza agricola non nasce soltanto nei laboratori, ma dalla conoscenza condivisa e dalla collaborazione attiva tra scienza, impresa e territorio. «Solo sostenendo la ricerca e la cultura scientifica – ha concluso Laura Rustioni – potremo garantire un’agricoltura che duri nel tempo, perché la resilienza non è un concetto astratto, ma una scelta collettiva che richiede conoscenza, coesione e responsabilità».
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