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Barletta

Consegnati i primi 42 attestati agli infermieri di famiglia e comunità. Le foto

Cerimonia al Polo Universitario: formati i primi professionisti che opereranno sul territorio per rafforzare la sanità di prossimità. Dimatteo: “Un passo avanti decisivo verso un’assistenza più integrata e umana”

BARLETTA - Si è svolta ieri nella sala conferenze del Polo Universitario di Barletta la cerimonia di consegna dei primi 42 attestati agli infermieri che hanno completato il percorso di formazione sull’Infermiere di famiglia e di comunità (IFOC). Una figura ritenuta strategica per la sanità territoriale, chiamata a supportare i cittadini, in particolare i più fragili, nella gestione quotidiana delle patologie croniche e nella costruzione di reti di assistenza integrate.

«Siamo molto soddisfatti di questi primi risultati – ha dichiarato la commissaria straordinaria della Asl Bt Tiziana Dimatteo – perché l’infermiere di famiglia non solo alleggerirà la pressione sugli ospedali, ma sarà presente sul territorio per intercettare i bisogni delle persone, coordinare interventi sanitari e sociali e costruire una rete tra istituzioni e famiglie. È un passo decisivo verso un modello di cura che mette al centro la persona e la comunità».

Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Bat, Giuseppe Papagni, che ha definito il percorso «fondamentale per rafforzare competenze organizzative e gestionali in un contesto di integrazione tra ospedale e territorio». Secondo Papagni, il nuovo profilo professionale «sarà un elemento chiave del rinnovamento sanitario, grazie a nuove competenze e strumenti pratici capaci di rendere l’assistenza più vicina ai cittadini».

Il progetto formativo nasce da un Protocollo d’intesa tra Asl Bt e OPI Bat, approvato dalla Regione Puglia su proposta degli OPI regionali e perfezionato dal Dipartimento Salute. L’iniziativa si inserisce nelle linee guida nazionali e regionali che puntano a potenziare la sanità di prossimità, garantendo cure accessibili, personalizzate e incentrate sulla prevenzione.

Durante il corso sono stati affrontati numerosi temi, dalla prevenzione in sanità pubblica alle strategie per i primi 1.000 giorni di vita, dai modelli organizzativi al Piano nazionale per le cronicità 2020-2025. Non è mancato l’approfondimento sul ruolo dell’infermiere di famiglia nella lettura del profilo socio-demografico e istituzionale delle comunità.

Complessivamente saranno 126 gli infermieri formati attraverso 3 edizioni del corso, per un totale di 220 ore: 100 di lezioni frontali, 100 di formazione sul campo nei distretti socio-sanitari e 20 dedicate al project work. Una tappa significativa per costruire una rete di professionisti capaci di accompagnare il territorio verso un sistema sanitario più vicino ai bisogni reali delle persone.

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