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La storia

Bari Vecchia in attesa: il respiro lento dei vicoli. Tutte le foto

Tra pietra bianca e ombra di chiese, donne che fanno orecchiette e Madonne che osservano dai loro altarini, la città antica vive le ore lente prima del Ferragosto. Le fotografie in bianco e nero di Carmine La Fratta fissano un mondo sospeso tra quotidianità e attesa

BARI VECCHIA - Quando il sole di agosto si fa implacabile e il mare, poco distante, brilla di un blu quasi accecante, Bari Vecchia si ritira in se stessa. Nei giorni di vigilia del Ferragosto, le stradine strette e lastricate sembrano addormentarsi, lontane dal brusio serale e dalla folla del fine settimana. È un tempo sospeso, un momento in cui la città appartiene soltanto a chi ci vive, e la sua voce è quella dei barivecchiani.

La Basilica di San Nicola, cuore spirituale e simbolico della città, accoglie i pochi turisti presenti, offrendo loro il fresco delle sue navate e la forza silenziosa della pietra. C’è chi entra per pregare, chi per curiosità e chi, semplicemente, per trovare un rifugio dal sole che picchia sulle chianche.

Nei vicoli, intanto, le donne di Bari Vecchia sono chine sui tavolieri di legno. Con mani esperte impastano farina e acqua, stendono i cordoni di pasta e li trasformano, con un gesto rapido e preciso, in piccole conchiglie: le orecchiette. È un sapere antico, passato di generazione in generazione, che qui si tramanda come un’eredità preziosa. Più tardi, quelle orecchiette troveranno la via delle tavole dei turisti e dei crocieristi, pronti a portare via con sé un pezzetto di Bari.

Agli angoli delle strade, le edicole votive si mostrano come custodi silenziose della devozione popolare. Statue e immagini di Santi e Madonne, adornate con fiori freschi e lumini, scrutano i passanti. I loro sguardi fissi sembrano partecipare alla vita dei vicoli: un anziano seduto all’ombra a leggere il giornale, bambini che rincorrono un pallone, giovani che sfrecciano in bicicletta.

I gestori dei locali si muovono lenti ma costanti, preparando l’accoglienza serale. I tavoli vengono disposti uno accanto all’altro, le sedie allineate, i menù ripassati e ripuliti. La sera porterà il pieno di voci, profumi e colori, ma adesso c’è ancora tempo. Questo è il momento del respiro profondo, della calma che precede la festa.

Le fotografie in bianco e nero di Carmine La Fratta catturano la magia di questa attesa. Nelle sue immagini c’è la pietra che racconta secoli, ci sono ombre che disegnano geometrie sui muri, ci sono volti concentrati nei gesti quotidiani. Bari Vecchia, senza il frastuono dei visitatori, rivela una bellezza intima e autentica, quella di una comunità che vive i suoi spazi come un prolungamento della casa.

Quando il sole comincia a scendere e l’aria si fa più leggera, la città si prepara ad aprirsi di nuovo al mondo. Ma fino a quel momento, Bari Vecchia resta la Bari dei suoi abitanti, custode di storie, sapori e riti che resistono al tempo, in attesa di raccontarsi a chi saprà guardare oltre la cartolina.

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