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La storia
11 Agosto 2025 - 11:57
TARANTO - In una stagione segnata da lidi balneari sempre più vuoti e prezzi che scoraggiano anche il più irriducibile dei bagnanti, c’è chi sceglie un ritorno all’essenziale. L’erosione del potere d’acquisto, complice l’inflazione che negli ultimi anni ha inciso profondamente sulle abitudini degli italiani, spinge a cercare soluzioni alternative per coniugare bellezza e ristrettezze economiche.
Lo scorso fine settimana, l’obiettivo del fotografo Carmine La Fratta (che si ringrazia) ha colto un gruppo di famiglie raccolte alla foce del Tara, in un paesaggio che è insieme rifugio naturale e frammento di memoria collettiva. Per i più anziani, questo angolo appartato conserva il sapore di un tempo che non c’è più; per molti giovani tarantini, invece, è un luogo quasi ignoto, nascosto dietro la quotidianità di strade e quartieri.
Il Tara è un fiume breve e segreto, lungo appena 2 chilometri, che nasce da polle perenni lungo il proprio alveo e scorre verso il Golfo di Taranto. La sua temperatura costante, tra i 13 e i 18 gradi durante tutto l’anno, lo rende una presenza discreta ma costante, immersa nella geografia della città. Si incontra lungo la strada per Reggio Calabria, vicino al quartiere Tamburi-Lido Azzurro, e la sua fama travalica i confini comunali, attirando anche visitatori da Massafra, Matera e Bari.
Eppure, il Tara resta soprattutto patrimonio della memoria. In passato era familiare ai contadini e ai fattori che vi conducevano i cavalli azzoppati, convinti delle virtù curative delle sue acque. Una credenza antica, alimentata dalla pratica di applicare i fanghi del fiume per alleviare dolori e affaticamenti, e da un’aura di beneficio che, da secoli, accompagna queste sorgenti.
Oggi, tra il silenzio delle rive e lo scorrere lento dell’acqua, il Tara conserva il fascino di un luogo capace di unire corpo e mente, dove il tempo sembra sospendersi. In un’estate che costringe a misurare ogni spesa, riscoprirlo significa anche ritrovare un legame intimo con la città e la sua storia. Un tuffo, non solo nell’acqua, ma nella memoria viva di Taranto.
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