Domenica 27 luglio, il viale è stato letteralmente preso d’assalto dalle auto, parcheggiate in ogni anfratto possibile. Ma più che il traffico, colpiva la vivacità degli accampamenti familiari, allestiti sotto i pini che costeggiano la spiaggia. Si respirava un’aria antica e semplice, quella delle gite al mare di una volta, quando bastava un’insalata di riso, una bottiglia ghiacciata e il telo della nonna per sentirsi in vacanza.
A mezzogiorno, la brezza portava a riva l’odore della salsedine mescolato a quello delle polpette, delle focacce e della pasta al forno. Scene che sembrano uscite da un’altra epoca, e che invece raccontano una Taranto che ha fame di serenità, di spazi vivi e condivisi, di ritmi lenti e veri. In ogni gruppo, si coglieva la cura dei dettagli, la voglia di rendere speciale anche una giornata su una spiaggia senza servizi, senza bagni né comfort, ma con tanta dignità popolare.
C’erano i bambini che giocavano con secchielli e retine sulla sabbia, gli anziani seduti in cerchio a chiacchierare, i padri che montavano piccoli spazi come se dovessero restare lì tutta l’estate. C’erano sorrisi semplici, voci che si rincorrevano tra i teli stesi e gli spruzzi, musica dalle radio portatili, e quella solidarietà tipica delle comunità che si riappropriano dei propri spazi senza pretese.
San Vito, con il suo litorale abbandonato, oggi si trasforma in luogo dell’anima, dove ciò che manca diventa cornice e non ostacolo. Dove la rinuncia all’eccesso si tramuta in un ritorno all’essenziale. E in fondo, cos’è una domenica d’estate se non questo? Una spiaggia conquistata a mani nude, un pranzo condiviso sotto gli alberi, una città che, nonostante tutto, continua a cercare se stessa nei luoghi della sua memoria.
Il mare, che da anni guarda silenzioso lo scheletro degli ex lidi, oggi ha assistito al suo riscatto. Non servono bandiere blu o ombrelloni griffati: bastano i tarantini e il loro bisogno di normalità, a restituire vita a quel tratto di costa dimenticato. A San Vito, la domenica non è solo un giorno: è un atto di resistenza gentile.
La fotogallery è a cura di Carmine La Fratta che si ringrazia.
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