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Bari

Appalti truccati nella sanità e nei Comuni. Il pagamento? In bancali di legna. Coinvolto un sindaco

Otto indagati nel nuovo filone dell’inchiesta su corruzione e gare pilotate. Contestati anche traffico di influenze e falso

BARI - Nuovo capitolo nell’indagine della Procura della Repubblica di Bari che da mesi scava nei meccanismi illeciti legati alle procedure di appalto in ambito sanitario e comunale. Dalla mattinata di oggi, giovedì 19 giugno, i militari della Guardia di Finanza stanno eseguendo perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di 8 persone, tra cui 5 incaricati di pubblico servizio. Tra questi figura anche il sindaco di Gioia del Colle Giovanni Mastrangelo.

I provvedimenti, disposti dalla magistratura barese, sono parte di un’attività investigativa in fase preliminare. Gli indagati, la cui posizione dovrà essere verificata nel confronto con le difese, sono accusati a vario titolo di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso, turbata libertà degli incanti e traffico illecito di influenze.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’operazione trae origine da un precedente filone d’indagine che aveva già portato alla luce un collaudato sistema corruttivo tra pubblici ufficiali e imprenditori, volto a manipolare le gare pubbliche in ambito sanitario. Le nuove perquisizioni sono scattate per verificare condotte analoghe che avrebbero interessato due Comuni del Barese e favorito un imprenditore già emerso nelle indagini precedenti.

Gli episodi finiti sotto la lente della magistratura riguardano, in particolare, l’appalto per la realizzazione di una scuola primaria modulare. Gli investigatori ritengono che già prima della pubblicazione della gara sarebbero state condivise informazioni riservate con l’impresa poi risultata aggiudicataria, compresi dati tecnici e stime economiche. I funzionari pubblici avrebbero inoltre simulato la redazione e la verifica dei documenti di fattibilità tecnica, di fatto redatti in accordo con l’azienda coinvolta.

Gravi le ipotesi contestate: il Responsabile Unico del Procedimento avrebbe ricevuto 56 quintali di legna come contropartita, mentre un collaboratore avrebbe accettato la promessa di una dazione da 60.000 euro per facilitare l’aggiudicazione, simulare la selezione degli operatori e omettere i controlli su lavori e pagamenti.

Un secondo appalto, relativo alla fornitura di un prefabbricato scolastico da parte di un altro ente locale, vedrebbe coinvolto anche un mediatore accusato di traffico illecito di influenze: secondo l’accusa, avrebbe utilizzato la propria relazione con un sindaco per ottenere un vantaggio per l’impresa favorita, in cambio di una percentuale pari al 10% dell’offerta economica. Anche in questo caso, si ipotizza una turbativa nell’assegnazione dei servizi tecnici di progettazione.

I reati contestati comprendono anche falsificazioni e omissioni coordinate tra gli indagati, in un quadro di cooperazione mirata a manipolare l’esito delle procedure.

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