L’iniziativa, intitolata “Lavoro che unisce, speranza che illumina”, ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti della comunità locale, oltre a esponenti del mondo ecclesiale, istituzionale e produttivo. A presiedere l’incontro è stato monsignor Leonardo D’Ascenzo, arcivescovo della diocesi, che ha guidato il momento di preghiera sottolineando il legame profondo tra spiritualità e impegno quotidiano.
La scelta di celebrare la veglia a Trinitapoli non è stata casuale. In questo tempo di crisi occupazionale e fragilità sociale, la diocesi ha voluto lanciare un segnale forte di attenzione verso i territori e le comunità che vivono con più intensità le difficoltà legate al lavoro, riaffermando il ruolo centrale della persona e della sua dignità.
Presenti alla serata anche don Matteo Martire, responsabile dell’Ufficio diocesano, i parroci della città, il presidente della cantina Antonio Gargano con il suo staff, e il sindaco di Trinitapoli Francesco Di Feo. La partecipazione dei lavoratori e delle associazioni di categoria ha dato ulteriore significato all’incontro, trasformandolo in un autentico momento di comunità, dove fede e realtà quotidiana si sono incontrate nel segno della speranza.
Durante la veglia, è stato più volte ribadito che il lavoro non può essere ridotto a una mera attività produttiva, ma deve essere vissuto come espressione della libertà, della creatività e della solidarietà dell’uomo. Una riflessione che si è inserita nel contesto dell’Anno Giubilare, nel quale la Chiesa è chiamata a rinnovare l’impegno a favore dei più fragili e a costruire percorsi concreti di giustizia sociale.
La serata, cominciata alle ore 19, si è conclusa con un momento di comunione fraterna e una visita guidata all’interno della cantina, luogo simbolico dove il lavoro si fa esperienza quotidiana, memoria storica e strumento di crescita per l’intera collettività.
Con questa iniziativa, la diocesi ha voluto rilanciare un messaggio chiaro: il lavoro è un diritto, una vocazione e una responsabilità collettiva, da tutelare e promuovere ogni giorno, anche attraverso il linguaggio della fede e della condivisione.