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Settimana Santa
18 Aprile 2025 - 16:04
Nessuno nella mattinata di Giovedì Santo avrebbe mai immaginato che l'Addolorata sarebbe uscita senza pioggia, vento e freddo. La giornata infatti, sin dal suo inizio, era stata caratterizzata sin dalle prime ore dalle inclementi condizioni meteo, tali da far rispolverare gli indumenti pesanti. Ma i tarantini avrebbe sfidato ugualmente sfidato il maltempo sul pendio, pur di stare vicini alla Madre nel suo pellegrinaggio. Tanta buona volontà sarebbe stata alla fine premiata. All'uscita delle prime "poste" del Carmine, infatti, il cielo ha iniziato a schiarirsi e solo poche gocce dal cielo nel pomeriggio inoltrato hanno tentato, ma invano, di scoraggiare i tarantini dallo scendere in strada.
E così in largo anticipo sull'uscita dell'Addolorata, il pendio San Domenico è apparso stracolmo mai come quest'anno, con grande folla in attesa fino sotto l'orologio di piazza Fontana. E quando gli squilli di tromba di "Gravame" hanno salutato la comparsa della Madonna sulla soglia dell'antico tempio, un brivido ha percorso ogni presente e una preghiera, unanime, è salita al Cielo. Dopo l'allocuzione dell'arcivescovo mons. Miniero, la Beata Vergine lentamente è stata fatta scendere la scalinata, iniziando così il mesto pellegrinaggio per le vie della città. Innumerevoli i fasci floreali appoggiati alla base della statua già lungo i primi tratti del tragitto e via via portati nelle chiese più vicine per far posto ad altri. Ma gli omaggi più graditi all'Addolorata sono state le preghiere dei presenti al seguito, in particolare le poste del rosario recitate ininterrottamente.
In misura crescente la folla ha accompagnato la Madonna per tutta via Garibaldi, diventando una vera marea all'arrivo alla discesa Vasto, alle prime luci del giorno. Attorno alle sette del mattino, in una giornata che si preannunciava davvero splendida, come poi è stato effettivamente, il simulacro ha attraversato il ponte girevole, eccezionalmente portato a spalla da alcuni devoti. Cullati da un sole finalmente primaverile, tanto da far abbandonare ai fedeli sciarpe e cappotti indossati prudentemente, i confratelli hanno iniziato a percorrere le vie del Borgo, mentre le bande musicali "Santa Cecilia" di Taranto e "Francesco Trani" di Montemesola hanno dato il meglio nell'esecuzione dei brani tradizionali.
In piazza Giovanni XXIII c'è stato il saluto dell'arciconfraternita del Carmine, il cui padre spirituale mons. Marco Gerardo ha incensato il venerato simulacro. Così, tra un "Cagnottisti" e un "Inno a Cristo Morto", una "Divina Misericordia" e "Mamma", la processione ha percorso via Massari, via Anfiteatro, via Berardi, piazza Immacolata e via Mignogna, entrando nell'istituto Maria Immacolata per la consueta sosta. Accolta dal cappellano delle suore vincenziane, mons. Tonino Caforio, la statua è stata posta nella bellissima cappella dell'istituto per momenti di preghiera. Attorno alle 11.30 la processione ha iniziato a prendere la strada del ritorno attraverso via D'Aquino. Le temperature più che primaverili hanno indotto i confratelli a indugiare ulteriormente nelle "nazzecate", nonostante le sollecitazioni del priore e dei suoi collaboratori. Numerosi i bambini che sono stati innalzati dai loro genitori verso l'Addolorata fino a toccarne le vesti, in una muta richiesta di grazie.
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