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Lavoro povero, sicurezza in crisi e giovani senza futuro. La Cisl: "Serve un piano straordinario per il territorio"

Dal Congresso territoriale l’appello ai decisori: occupazione femminile e giovanile ai minimi, 28.000 infortuni e 74 vittime sul lavoro nel 2024. "Il Sud non può più aspettare"

BARI - Si è aperto questa mattina alla Fiera del Levante di Bari il VII Congresso territoriale della CISL Bari, un evento che ha raccolto sindacalisti, rappresentanti istituzionali, giornalisti e addetti ai lavori per fare il punto sulle emergenze del lavoro nelle province di Bari e Bat.

Ad aprire i lavori è stato il segretario generale della CISL Bari Giuseppe Boccuzzi, che ha tracciato una fotografia impietosa delle criticità del territorio. "Abbiamo di fronte una vera emergenza sociale", ha dichiarato senza mezzi termini. In primo piano, i dati sull’occupazione: la provincia di Bari si colloca al 78° posto a livello nazionale con un tasso del 58,7%, mentre la Bat precipita al 99° posto fermandosi a un preoccupante 45,5%.

Ancora più drammatico il quadro della disoccupazione femminile, con Bari ferma al 45,5% e la Bat addirittura al 26,7%. Il gap salariale di genere è altrettanto preoccupante, con una differenza media del 20% a favore degli uomini, e prospettive pensionistiche penalizzanti: le donne percepiranno in media il 40% in meno rispetto ai colleghi maschi.

I giovani restano i più penalizzati: oltre il 70% degli under 24 è inattivo, e tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni, uno su sei non ha il diploma. Solo il 18% arriva alla laurea, ma un quarto di loro finisce per emigrare all’estero. "Negli ultimi 10 anni abbiamo perso 24.000 laureati pugliesi, fuggiti per cercare migliori opportunità", ha sottolineato Boccuzzi. Anche tra chi resta, il 38% non trova lavoro coerente con il proprio titolo di studio, intrappolato in contratti precari e tirocini non retribuiti.

Le persone con disabilità sono altrettanto discriminate: solo il 32,5% è occupato e le donne con disabilità lavorano appena nel 26,7% dei casi. La legge 68/1999, che impone quote obbligatorie e incentivi per l'inserimento lavorativo, è ancora troppo spesso ignorata.

Di fronte a questo scenario, la CISL ha delineato cinque direttrici di intervento prioritarie. Tra queste, la sottoscrizione di patti territoriali per l’inclusione, la promozione di contrattazione decentrata, il rafforzamento delle politiche attive per il lavoro, la valorizzazione dell’apprendistato strategico e la diffusione di una cultura del lavoro inclusiva. "Dobbiamo costruire un ecosistema che non lasci indietro nessuno", ha ribadito Boccuzzi.

Non meno preoccupante la situazione relativa alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Solo nei primi mesi del 2024, in provincia di Bari si contano già 9 vittime, e nella Bat altre 5, dentro un quadro nazionale che vede oltre 1.000 morti ogni anno sul lavoro, con 45 decessi registrati nel solo gennaio 2025. La media nazionale è sconfortante: 3 morti al giorno.

Boccuzzi ha parlato chiaro: "Non possiamo più accettare che si continui a morire per lavorare. Serve un cambio di passo deciso". Tra le proposte della CISL figurano l’estensione della patente a crediti a tutti i settori produttivi, una formazione obbligatoria e reale, il potenziamento dei controlli ispettivi, l’uso dell’avanzo Inail per prevenzione e l’inserimento della sicurezza nei programmi scolastici.

Altro tema caldo è quello del salario minimo. La Puglia ha fissato la soglia a 9 euro nei contratti pubblici regionali, e alcuni comuni, come Bari, stanno adottando criteri premiali per garantire condizioni eque negli appalti. Ma Boccuzzi mette in guardia: "Il rischio è che un salario minimo inadeguato favorisca la fuga delle imprese dai contratti collettivi, indebolendo tutele e diritti dei lavoratori".

In chiusura, forte anche il richiamo alla legalità, troppo spesso minata da infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. "Dove manca vigilanza, cresce l’impunità", ha denunciato Boccuzzi, sottolineando come la debolezza dei controlli alimenti corruzione e clientelismo, danneggiando imprese oneste e cittadini.

Non meno dura la denuncia sulle liste d’attesa nella sanità pubblica, definite senza mezzi termini "un inferno quotidiano". "Chi paga si cura, chi non paga crepa!", ha tuonato il leader della CISL Bari, rivendicando il diritto universale alla salute garantito dall’articolo 32 della Costituzione.

Con 80.000 iscritti, la CISL Bari si conferma presidio attivo per i lavoratori e per l’intera comunità. A chiudere i lavori è stato Antonio Castellucci, segretario generale CISL Puglia, che ha tracciato la rotta per il futuro: "Con oltre 28.000 denunce di infortunio e 74 morti sul lavoro nel 2024, non possiamo più attendere. Basta ritardi e slogan: servono azioni concrete, vogliamo legalità, partecipazione e un lavoro dignitoso per tutti".

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