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Trinitapoli rende omaggio a Franco Marcone: un murale per ricordare la sua lotta contro la mafia. Le foto

Nel trentennale dell’omicidio, la città celebra il coraggio del dirigente assassinato a Foggia. I figli, le istituzioni e la comunità si stringono attorno al ricordo di un uomo che ha fatto della coerenza la sua bandiera

TRINITAPOLI - Il volto di Franco Marcone adesso domina l’anfiteatro della legalità a Trinitapoli, simbolo incancellabile di chi ha avuto il coraggio di sfidare la mafia a viso aperto. Sabato 12 aprile, in una cerimonia intensa e carica di emozione, è stato inaugurato un murale dedicato alla memoria del dirigente assassinato a Foggia 30 anni fa, proprio per aver scelto di non piegarsi ai ricatti della criminalità organizzata.

L’iniziativa, fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Trinitapoli, ha visto la partecipazione di autorità civili, militari e religiose, insieme a tanti cittadini e soprattutto a numerosi giovani, chiamati a raccogliere il testimone della legalità. Ad aprire la cerimonia è stato il sindaco Francesco di Feo, che ha rivolto un appello carico di determinazione: "Ho desiderato profondamente questo murale, perché rappresenti una testimonianza tangibile contro la criminalità organizzata. Deve essere un esempio concreto per tutti, in particolare per i ragazzi che oggi sono qui a dimostrare la loro sete di giustizia."

Sul palco sono saliti i vertici delle istituzioni, con la Prefetta della Bat Silvana D'Agostino, il Questore Alfredo Fabbrocini, il Colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei Carabinieri, e il Colonnello Pierluca Cassano, alla guida della Guardia di Finanza della provincia. Presente anche il Presidente della Provincia Bernardo Lodispoto, insieme a esponenti del mondo scolastico, come il professore Ruggiero Isernia e la dottoressa Roberta Lionetti, che con la loro presenza hanno sottolineato il ruolo cruciale della scuola nella diffusione della cultura della legalità.

Particolarmente toccante è stato il ricordo affidato alle parole di Daniela Marcone, figlia di Franco. Con voce ferma ha raccontato l’eredità morale lasciata dal padre: "Nostro padre era un cittadino che amava profondamente la sua terra. Ha scelto di denunciare proprio perché la amava, e perché credeva nella coerenza come valore imprescindibile per poter guardare i propri figli negli occhi." Daniela ha voluto anche richiamare uno dei motti più amati dal padre: "Lo Stato siamo noi", una frase semplice ma carica di significato, che ancora oggi rappresenta per la famiglia un legame profondo con la figura di Franco Marcone.

Accanto a lei, il fratello Paolo Marcone ha sottolineato quanto iniziative come quella di Trinitapoli siano fondamentali per mantenere vivo il ricordo e per far sì che la società non dimentichi il sacrificio di chi ha pagato con la vita il proprio impegno civile: "Questi momenti colmano, almeno in parte, il vuoto che nostro padre ha lasciato. Sono la dimostrazione che la comunità ha compreso l’importanza di questa vicenda e di quanto essa rappresenti per tutto il territorio."

Le parole del Questore Alfredo Fabbrocini hanno poi tracciato un ponte ideale tra passato e futuro: "Dobbiamo tenere viva la memoria di figure come Francesco Marcone. È essenziale trasmettere ai giovani il valore della legalità, affinché crescano in un Paese libero dall’ombra delle mafie."

A suggellare la cerimonia è stata l’intensa interpretazione dell’attore Franco Ferrante, che ha recitato un passo del monologo "Io sono Franco", lasciando nell’aria un messaggio di speranza e di impegno collettivo per costruire un domani senza più paura.

A guidare e moderare gli interventi è stata la Presidente del Consiglio Comunale Loredana Lonetti, che ha coordinato con equilibrio e partecipazione l’intera cerimonia, dando voce a tutte le anime di una comunità che ha voluto stringersi attorno alla memoria di un uomo giusto.

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