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Maxi operazione antimafia a Bari: 22 arresti, 69 indagati. Decapitato il clan Misceo. Le foto

Droga, armi, tentati omicidi e un'organizzazione mafiosa con base a Noicattaro ma diretta dal carcere di Secondigliano. Smantellato un sistema criminale con contabilità, cassa comune e “stipendi” per i detenuti

BARI - È scattata all’alba una vasta operazione della Guardia di Finanza di Bari contro il clan mafioso Misceo, radicato nel Sud-Est barese e ritenuto responsabile di un’impressionante sequenza di reati, dal traffico di droga ai tentati omicidi, fino alla gestione occulta di attività economiche. Su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, sono state eseguite 22 misure cautelari in carcere, mentre sono complessivamente 69 le persone indagate.

L’indagine, condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e supportata da unità aeronavali e del pronto impiego, ha disarticolato una rete criminale con base a Noicattaro, ma capace di espandere il proprio raggio d’azione su tutto il territorio della provincia, da Bari a Fasano.

Il clan, secondo quanto accertato nella fase preliminare delle indagini, avrebbe continuato a operare anche dall’interno del carcere di Napoli Secondigliano, dove il presunto boss, nonostante la detenzione, gestiva comunicazioni, finanze e traffici tramite cellulari introdotti illegalmente.

Tra i reati contestati figurano un’associazione mafiosa, due associazioni per traffico di stupefacenti, tre tentati omicidi, 48 episodi di spaccio, reati in materia di armi e accessi abusivi a dispositivi di comunicazione in carcere. Tutti i reati, secondo l’accusa, finalizzati ad agevolare l’attività del clan.

A tutti gli indagati (complessivamente 69) vengono contestati n. 67 capi di imputazione, segnatamente:

  • - 1 associazione mafiosa (a carico di 18 indagati);
  • - 2 associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti (una a carico di 31 indagati, l'altra a carico di 14 indagati);
  • - 2 tentati omicidi, di cui 1 duplice (a carico di 13 indagati);
  • - 48 delitti in tema di stupefacenti (a carico di 42 indagati);
  • - 2 delitti in materia di armi (a carico di 8 indagati);
  • - 9 delitti di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti (a carico di 11 indagati);
  • - 2 delitti vari di trasferimento fraudolento di valori (a carico di 4 indagati);
  • - 1 delitto di resistenza a pubblico ufficiale (a carico di 1 indagato).

L’organizzazione disponeva di una cassa comune per finanziare le attività illecite e sostenere economicamente i detenuti affiliati, con “stipendi” mensili fino a 1500 euro a seconda del “grado di camorra” di ciascuno. Le piazze di spaccio, gestite anche con metodi da “fast delivery” nel centro storico di Noicattaro, erano attive 24 ore su 24. La droga veniva stoccata in depositi nascosti e venduta con un linguaggio in codice: “bob” per marijuana, “Versace” per cocaina, “limoni” per hashish.

In alcuni casi il clan ha imposto il controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose, anche attraverso intimidazioni e presenze ostentate nei luoghi pubblici per incutere timore e consolidare il consenso omertoso.

Il gruppo, inoltre, sarebbe stato coinvolto in una vera e propria faida con il rivale clan Annoscia, culminata in un agguato armato nel marzo 2021 nella piazza centrale di Noicattaro. Dopo quella sparatoria, a mediare fu il boss del clan Parisi-Palermiti, che avrebbe imposto una tregua per evitare l’attenzione delle forze dell’ordine e salvaguardare i traffici di droga.

Durante le indagini, che hanno coinvolto anche i carabinieri della Compagnia di Triggiano, sono stati sequestrati oltre 40 chili di droga (tra cocaina, hashish e marijuana), una pistola con proiettili e 5 depositi clandestini. Sette i corrieri arrestati in flagranza.

Un altro tentato omicidio, risalente al 2012, è stato ricondotto al clan Misceo come risposta a un attentato del gruppo rivale Di Cosola, in un contesto di scontri per il controllo delle piazze di spaccio.

La complessa attività investigativa, coordinata dalla DDA e dalla Procura di Bari, rappresenta un colpo durissimo al crimine organizzato locale, confermando l’impegno delle autorità nel reprimere le dinamiche mafiose e il narcotraffico che soffocano l’economia legale.

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