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Il caso
26 Febbraio 2025 - 16:39
BARI - Le carceri pugliesi sono sempre più sotto l’assedio della criminalità organizzata. Traffici illeciti, droga e telefoni cellulari circolano all’interno degli istituti di pena con una facilità allarmante, complici i droni e la mancanza di controlli adeguati. A denunciarlo è Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), che chiede interventi concreti per arginare un fenomeno in crescita.
Secondo il Sappe, la situazione è fuori controllo. Negli anni scorsi, il numero di telefoni cellulari trovati negli istituti di pena pugliesi si contava in poche decine. Solo nel 2024, invece, sono stati sequestrati oltre 500 dispositivi, insieme a quantità significative di sostanze stupefacenti.
A Lecce, Foggia, Bari, Taranto, Trani e Brindisi, la Polizia Penitenziaria e il Nucleo Investigativo Regionale (NIR) stanno lavorando senza sosta per contrastare il fenomeno, ma gli strumenti a disposizione non bastano.
"I droni hanno reso il traffico illecito dentro le carceri ancora più veloce e sicuro per i criminali", ha spiegato Pilagatti. "Se una volta il materiale proibito entrava attraverso pacchi, colloqui con i familiari o la complicità di agenti corrotti, oggi la tecnologia ha reso tutto più semplice. Gli ordini arrivano dall’esterno e i rifornimenti vengono recapitati direttamente nelle celle".
La vendita di dispositivi mobili dietro le sbarre è diventata un mercato redditizio. Un micro telefono può costare centinaia di euro, mentre gli smartphone raggiungono cifre nell’ordine di migliaia di euro, permettendo ai boss di coordinare affari e persino monitorare in diretta le attività dei loro affiliati fuori dal carcere.
Anche il traffico di droga segue la stessa logica. Gli stupefacenti vengono distribuiti tra i detenuti, spesso con ricatti e minacce verso i tossicodipendenti, spingendoli a commettere atti violenti contro altri reclusi o contro gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Un altro problema sollevato dal sindacato è il sistema di vigilanza dinamica, introdotto nel 2013, che prevede celle aperte per gran parte della giornata. "Questo provvedimento ha trasformato gli istituti di pena in piazze di spaccio e basi operative della criminalità", denuncia Pilagatti.
Secondo il Sappe, la mancanza di un controllo fisso da parte degli agenti all’interno delle sezioni ha dato piena libertà d’azione ai detenuti più violenti, che possono gestire indisturbati i propri affari illeciti, punire chi non si sottomette alle regole del carcere parallelo e mantenere contatti con l’esterno.
Il Sappe lancia un allarme ancora più grave: se non si interviene subito, il rischio è che, oltre a droga e telefoni, i droni possano essere usati per introdurre armi ed esplosivi all’interno delle carceri. "Sarebbe un disastro per la sicurezza degli agenti e dell’intero sistema penitenziario", avverte Pilagatti.
Negli ultimi mesi, le indagini e gli arresti effettuati dalla Polizia Penitenziaria hanno messo in evidenza la necessità di misure straordinarie per fermare questo mercato illegale. Alcuni magistrati hanno già espresso la volontà di intervenire con provvedimenti più rigidi per fermare l’ingresso di materiali proibiti nelle carceri.
Per contrastare questa escalation, il Sappe ha chiesto l’intervento dei prefetti affinché il problema venga affrontato anche dal punto di vista della sicurezza pubblica.
Tra le soluzioni proposte:
Il Sappe sottolinea che riportare ordine e sicurezza nelle carceri non è solo una necessità per la Polizia Penitenziaria, ma anche per i detenuti che vogliono scontare la loro pena in un ambiente regolato dalla legge. "La criminalità organizzata opprime anche chi non vuole sottomettersi alle sue regole. Vincere questa battaglia significa garantire legalità e rispetto per tutti", conclude il sindacato.
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