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Maxi operazione della Guardia Costiera

«Così si erano presi il Galeso»: scattano denunce e sequestri

Stamattina il blitz

Una "conclamata attività di abusivo sfruttamento e di degrado ambientale" nei pressi del fiume Galeso, "di fatto trasformato in un vero e proprio approdo stanziale per decine e decine di natanti sprovvisti di qualsivoglia autorizzazione": è quanto accertato dalla Guardia Costiera, dopo "un'intensa e capillare attività investigativa e di monitoraggio condotta per settimane".

Un degrado a cui, adesso, è giunto il momento di dire basta.

Il blitz 

Nella mattinata di oggi, 26 luglio, i militari della Guardia Costiera con il concorso del personale della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un’importante operazione di polizia giudiziaria ambientale nei pressi del fiume Galeso. Un'area rientrante nell’habitat lagune costiere del Mar Piccolo, e che costituisce ambiente prioritario per la direttiva habitat 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica ed assoggettato a numerosi, altri vincoli ambientali e paesaggistici nonché geomorfologici, idrogeologici, botanici e culturali.

I sequestri

Nell’ambito, dunque, di un’area di specchi acquei e relative aree di sedimi di complessivi 2.500 mq circa di estensione, in parte intestata alla Provincia di Taranto e in parte appartenente al demanio marittimo dello Stato, i militari della Guardia Costiera con il prezioso contributo della Guardia di Finanza hanno posto sotto sequestro un ingente numero di unità nautiche di varie dimensioni che abusivamente risultavano occupare l’intero letto del fiume e la relativa foce, nonché vari manufatti e strutture di ormeggio.

In particolare, all’interno del fiume Galeso, appartenente al demanio idrico, sono state sottoposte a sequestro un totale di quarantuno imbarcazioni e relativi corpi morti, nonché dodici passerelle in ferro destinate a strutture di ormeggio per violazione dell’articolo 734 del codice penale, "distruzione o deturpamento di bellezze naturali".

Nelle aree di sedime di competenza gestoria della provincia di Taranto sono state, invece, posti sotto sequestro per violazione sempre dell’articolo 734 (deturpamento) e degli articoli 336-339bis del codice penale, "invasione di suolo pubblico", trentatré natanti, nonché sei strutture/container contenenti materiale da pesca ed una freschiera utilizzata dal custode degli ormeggi.

Una ulteriore struttura in legno di 50 mq insistente sul demanio marittimo utilizzata quale ricovero per attrezzi e dimora del custode, sul pubblico demanio marittimo, è stata anch’essa sottoposta a misura cautelare reale per abusiva occupazione e deturpamento di belle naturali. Due persone sono state denunciate, insieme ai proprietari delle settantaquattro unità da diporto complessivamente sequestrate, in corso di identificazione.

«Lo Stato si riappropria del territorio»

L’operazione condotta con il supporto tecnico di funzionari del Servizio Demanio Marittimo e del Settore Patrimonio del Comune di Taranto, che avvieranno tutte le necessarie e prescritte procedure per la completa bonifica del fiume e di rimissione in pristino stato dell’intera area circostante, si inserisce nell’ambito di una più ampia e strutturata attività di monitoraggio ambientale condotta dalla Guardia Costiera anche in stretta cooperazione interistituzionale con altri organi di polizia giudiziaria volta al ripristino del delicato equilibrio ecosistemico/ambientale di territori di per sé caratterizzati un alto indice di criticità sistemica e che continuerà senza sosta a salvaguardia e tutela di valori primari costituzionalmente protetti al fine di contrastare in maniera sempre più incisiva al fine di contrastare e reprimere ogni tentativo di spoliazione e aggressione da parte dell’ecocriminalità organizzata"Attraverso questa operazione lo Stato si riappropria del territorio" si dice dalla Capitaneria di Porto.

 

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