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DIEGO PISA

Teleperformance, un esempio per Taranto

Parla l’amministratore delegato di Teleperformance, seconda azienda privata della città per dimensioni

Si tratta della seconda azienda privata più importante della provincia, dopo Acciaierie d’Italia. Una realtà che inizialmente era il simbolo del lavoro precario ed oggi è considerata, con riconoscimenti ufficiali, tra le migliori realtà dove lavorare. Duemila dipendenti, in larghissima parte donne. Un piccolo miracolo che si è sviluppato in un contesto, quello tarantino, piuttosto problematico.

Ne abbiamo parlato con Diego Pisa, amministratore delegato di Teleperformance, di recente nominato vicepresidente di Confindustria.

Dottor Pisa, siete la seconda realtà produttiva privata di Taranto. Che tipo di rapporto state sviluppando col territorio?

Eh, l’ha detto lei: essendo i secondi in termini di dimensione nel territorio abbiamo una responsabilità sociale importante, la sentiamo nostra. Noi siamo un’azienda di persone quindi il nostro valore lo prendiamo dal territorio, dobbiamo necessariamente darne una parte indietro e stiamo investendo su tantissime attività, nelle parrocchie, negli ospedali, ma anche cercando di avere un ruolo istituzionale all’interno delle associazioni di categoria.

A proposito del territorio, il particolare tipo rapporto che avete instaurato con i vostri dipendenti, che poi rappresentano centinaia di famiglie, è riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Come è stato possibile conseguire questi risultati?

Sì, a marzo siamo risultati la seconda migliore azienda in Italia nella quale lavorare, secondo Great Place to Work e a settembre, per il quarto anno di fila, è arrivata la certificazione Best Workplace da parte della stessa società. Insomma è un motivo di grande orgoglio, un riconoscimento importante per noi, soprattutto perché noi siamo nelle case delle persone e lo siamo nella misura in cui le nostre persone lavorano da casa. Quindi noi portiamo l’azienda all’interno delle famiglie, siamo presenti sui loro tavoli, nei loro salotti. Questo ci fa sentire ancora più responsabili nel far passare un messaggio positivo di crescita e di sostenibilità.

Com’è cambiata l’azienda dal momento dell’insediamento ad oggi?

Oggi questa è un’azienda totalmente differente rispetto agli inizi. Dal punto di vista finanziario perdevamo soldi e oggi invece ne guadagnamo. Oggi c’è soddisfazione del personale, mentre prima avevamo vertenze costanti. I clienti erano motivo per noi di sofferenza, oggi i nostri clienti sono quelli che supportano una visione di sostenibilità e quindi ci riconoscono anche economicamente il lavoro che facciamo. Siamo un’azienda estremamente innovativa dal punto di vista tecnologico e digitale perché abbiamo anzitempo lanciato dei progetti di sviluppo anche nel settore dell’intelligenza artificiale. Confindustria l’anno scorso a livello nazionale ci ha posizionato tra le aziende più innovative del Paese.

Ha introdotto l’argomento della intelligenza artificiale: in che modo si può applicare ad un’azienda di questo tipo e come eventualmente pensate di sviluppare un processo tecnologico con l’intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale è tecnologia a supporto dell’uomo, noi siamo azienda di persone e stiamo innestando sui nostri servizi l’utilizzo della tecnologia. L’intelligenza artificale sostituisce il fattore umano nella misura in cui quella fatta dall’uomo non è un’attività a valore. Sia nella grande industria che nel digitale la tecnologia tende a sostituire quelle attività di routine che possono essere fatte in maniera più produttiva e in maniera anche migliore qualitativamente da una macchina o da un software. Ma tutte le attività a valore umano non potranno mai essere sostituite, non ha proprio nessun tipo di logica etica, sociale e filosofica. L’intelligenza artificiale è qualcosa che nel nostro settore aiuta a rendere l’interazione umana migliore. L’intelligenza artificiale interviene nelle attività operative routinarie per consentire poi alla persona di trasferire nell’interazione il valore empatico e l’intelligenza emotiva.

C’è un progetto specifico sul quale state lavorando con l’intelligenza artificiale?

Ne abbiamo sviluppato uno già cominciato nel 2020 anche grazie a un contratto di programma cofinanziato dalla Regione Puglia, che ha indirizzato fondi europei. Questo progetto ci ha consentito di sviluppare delle varianti che abbiamo messo sul mercato e che già proponiamo ai nostri clienti. Le utilizziamo internamente per aumentare il livello qualitativo delle nostre interazioni e ora stiamo presentando altri progetti. Ecco questo è un altro successo di Taranto: il gruppo di sviluppo che abbiamo implementato qui a Taranto adesso disegna e sviluppa delle soluzioni innovative che il gruppo adotta e porta a livello internazionale.

Siete immersi in una realtà, quella di Taranto, che, come avrà avuto modo di constatare,è piuttosto complessa. Che messaggio pensa di dare alla città e come immagina questa città con le sue problematiche e con le sue prospettive?

Il messaggio che sento di dare, ma sempre con l’umiltà di chi non è tarantino e che vive il mondo di Taranto solo da da 5-6 anni, è quello di disintermediare, che poi è quello che ho fatto io nella mia industria. Dobbiamo disintermediare la parola problema dalla parola Taranto, così come abbiamo fatto noi disintermediando il problema delle vertenze sindacali dal valore che può dare la nostra industria. Taranto è una provincia che ha tantissime opportunità che vanno sviluppate, vanno coltivate e vanno cresciute, non dimenticando mai che c’è il problema sociale dell’Ilva da gestire e di tutto l’indotto. Con un po’ di strabismo bisogna pensare di risolvere un problema e sviluppare delle alternative. Rinunciare all’industria in un momento come questo in cui l’Europa è totalmente in difficoltà per la mancanza di produttività, è una scelta che ha delle conseguenze sociali ed economiche molto forti. Ecco perché bisogna gestire un problema e con sano strabismo provare a sviluppare nel tempo tutte le alternative. Io penso che ci voglia un forte patto tra industria, associazioni, municipalità, politica, parti sociali per intravedere una strada. Serve un forte legame e anche stabilità politica per individuare una strada e percorrerla, perché la discussione su “Ilva sì, Ilva no” non porta a nulla. Questo è un territorio che ha un indotto importantissimo che deve essere tutelato. Bisogna sviluppare le alternative e nel frattempo mettere in sicurezza l’Ilva e l’indotto e sviluppare le grandi doti e le grandi opportunità di questo territorio.

Cosa le piace o cosa non le piace di Taranto?

Mi piace la gente e non mi piace la gente. Mi spiego: sono napoletano e quindi ho lo stesso problema con la mia città. Adoro la forza dei tarantini, adoro la loro passione, così come per i napoletani. Non amo il fatto di pensare che si abbia sempre una caratteristica negativa. Questo è un po’ un problema degli italiani. Io ho vissuto all’estero e, mi creda, l’Italia è un paese che è molto meglio degli altri nelle potenzialità, nelle prospettive, nelle capacità di innovazione. Bisogna non dimenticarselo. Questo per ribadire che Taranto ha grandi potenzialità e con la passione dei tarantini si possono fare grandi cose come le abbiamo fatte noi con la nostra azienda.

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