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L'INTERVISTA

«La Banca consulente di chi vuole investire»

Le parole di Emanuele di Palma, presidente della Bcc di San Marzano di San Giuseppe, all'incontro sui MiniPia

La Bcc di San Marzano di San Giuseppe ha organizzato lo scorso 20 novembre un importante incontro sul MiniPia, una misura agevolativa della Regione Puglia per favorire lo sviluppo imprenditoriale.

All’evento, in collaborazione con la stessa Regione e Puglia Sviluppo hanno preso parte il presidente della Bcc di San Marzano di San Giuseppe, Emanuele di Palma, l’assessore regionale allo sviluppo economico,  Alessandro Delli Noci, il Direttore di Puglia Sviluppo, Antonio De Vito, l’amministratore delegato di Claris Leasing e Claris Rent, Michele Bini. L’incontro è stato moderato dal giornalista Giancarlo Fiume.

Nell’occasione abbiamo intervistato il presidente della Bcc di San Marzano, Emanuele Di Palma.

Presidente come una banca può intervenire in queste misure come il MiniPia?

In questo contesto stiamo svolgendo una delle nostre funzioni più importanti e cioè quella di mettere in relazione misure regionali importanti con il mondo imprenditoriale. La Puglia è sempre stata leader da questo punto di vista. Basti pensare al Titolo Secondo, al grande successo che ha avuto. Ma bisogna fare la cinghia di trasmissione tra opportunità offerte da queste misure ed esigenze degli imprenditori. Ed è questo che fa la banca.  Oggi (il riferimento è proprio all’evento che si è tenuto all’Histò, ndr) qui abbiamo oltre 200 fra imprenditori, commercialisti e altri professionisti che vogliono capire chiaramente come presentare le pratiche, quali pratiche si pensa possano avere successo.  Questo è quello che la banca ha il dovere di fare in questo momento: valutare, consigliare gli imprenditori, vedere quali progetti hanno, quali idee hanno e come sposarle con queste misure regionali che sono veramente importanti. Dal punto di vista economico, però, devono essere supportati da documentazione e progetti che siano effettivamente realizzabili con queste misure e la banca può svolgere una funzione importante da questo punto di vista.

Dal suo osservatorio privilegiato, qual è lo stato di salute dell’imprenditoria nel nostro territorio?

Se per nostro territorio intendiamo la provincia di Taranto dobbiamo parlare di un contesto un po’ particolare, perché come sappiamo anche dai dati della Banca d’Italia, la Puglia in generale ha una sua dimensione, ha sue caratteristiche e sue peculiarità, ha un suo sviluppo abbastanza interessante. La provincia di Taranto invece un po’ meno, storicamente. In questo momento in particolare è molto condizionata dalla presenza della grande industria Quindi è chiaro che questo è un momento di attesa.

Attesa per comprendere quale sarà il destino del siderurgico?

Dobbiamo capire bene, ma tutti lo dobbiamo capire, qual è il futuro del grande stabilimento di Taranto, perché grande parte dell’economia tarantina ancora oggi gira intorno al vecchio siderurgico. Quindi è importante capire quando si ripartirà. Non dico “se” ripartirà, dico quando si ripartirà, con quale potenza di fuoco e quale valore potrà avere questo per l’indotto che come sappiamo negli ultimi anni ha fortemente sofferto a Taranto. Questo è l’argomento numero. Ma al di là delle sorti della grande industria c’è anche uno sviluppo che riguarda l’enogastronomia, il turismo. Sicuramente non sono, al momento, economie che sviluppano importi particolarmente rilevanti, ma è comunque una economia che gira. Anche questa estate è stata abbastanza positiva per quello che riguarda il turismo e anche per quello che riguarda la produzione di vino. Però non è questo che sposta l’asse economico della provincia.

Ecco, la vertenza che gira intorno alla grande industria ha forse un po’ oscurato un altro settore importante del nostro territorio della nostra provincia: l’agricoltura.

Sì, diciamo che storicamente l’Ilva dell’epoca ha preso anche fisicamente il posto di buona parte della nostra agricoltura. Non ci dimentichiamo che in quel in quei territori - sarebbe riduttivo parlare di terreni vista l’estensione - c’erano tantissimi uliveti, c’era tantissima produzione di arance, manderini, clementine. Tutto sostituito poi dall’acciaio, quindi è da lontano che viene questo discorso sull’agricoltura. Ovviamente si tratta di un settore importante sia per quello che riguarda l’occupazione, sia per quello che riguarda la tradizione. Ma l’agricoltura è importante anche per quello che riguarda i numeri che fanno spostare il PIL e penso anche alla trasformazione del prodotto e all’enogastronomia che, come detto, sta facendo registrare numeri maggiori. La produzione primaria è quindi senz’altro importante, però non ci dimentichiamo che tutta la parte dell’olivicoltura è stata colpita dalla xylella e non dimentichiamo che l’uva da tavola è stata compressa molto da situazioni commerciali non favorevoli. In definitiva, per quello che riguarda l’agricoltura sarà molto importante vedere come ci si riuscirà a organizzare per la trasformazione dei prodotti e per la vendita del di quello che si produce sul nostro territorio senza che i nostri prodotti siano sviliti sul mercato.

Per tornare al ruolo della banca, gli imprenditori sia dell’area industriale, ma anche i commercianti, gli agricoltori, cosa chiedono alla banca per realizzare i loro progetti?

Oggi chiedono più che altro consulenza vogliono capire anche loro, vogliono informarsi se quello che loro hanno nella testa poi può diventare un fatto compiuto, se ci sono le possibilità di essere aiutati finanziariamente, se ci sono dei fondi a loro disposizione da parte o di misure regionali o di misure nazionali o addirittura europee. Quindi chiedono soprattutto consulenza e accanto a questa chiedono ovviamente anche un supporto economico, ma chiedono anche di essere seguiti nel corso del loro cammino e la banca oggi è fondamentale in questo tipo di funzione.

Cosa manca a Taranto per fare il salto di qualità?

Mah… è necessaria una maggiore concertazione, è molto importante che tutte le parti in causa si parlino di più, collaborino di più, che ognuno non guardi solo il proprio orticello, ma si cerchi di mettere idee e progetti a fattore comune. In pratica occorre ed è fondamentale che si abbia un progetto di sviluppo condiviso, nel quale ognuno deve fare la sua parte.

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