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Nuova Fiera del Levante

Tra diplomazia e commercio e il futuro dei ponti mediterranei

L’esclusione dello Stato di Israele dall’88ª Campionaria si inserisce in una storia quasi centenaria di scambi e relazioni

Speciale Fiera del Levante

Il quartiere fieristico barese resta una vetrina di dialogo internazionale in cui l’economia si intreccia con la cultura e il folklore

C’è stato un tempo in cui la Fiera del Levante non era soltanto un appuntamento fieristico, ma una sorta di rito collettivo capace di scandire il calendario economico e culturale del Paese. Bari diventava per dieci giorni il cuore pulsante di un’Italia che cercava nel Mediterraneo le rotte della rinascita, con espositori che arrivavano da ogni angolo del mondo. Nelle corsie del quartiere fieristico si potevano scoprire le automobili che avrebbero cambiato la vita quotidiana, i frigoriferi che entravano nelle case degli italiani, le stoffe pregiate provenienti dall’Oriente e gli oggetti curiosi che raccontavano il folklore di nazioni lontane. La Fiera era, in quegli anni, un ponte tra mondi distanti, un luogo dove il commercio apriva la strada alla conoscenza reciproca e la diplomazia si esercitava attraverso lo scambio di prodotti, idee e culture.

Quest’anno, all’alba dell’88ª Campionaria Internazionale, che si terrà dal 13 al 21 settembre, l’appuntamento torna a far parlare di sé per una vicenda che va oltre la pura dimensione economica. La Nuova Fiera del Levante ha infatti accolto la richiesta del sindaco di Bari Vito Leccese di non consentire allo Stato di Israele la partecipazione alle attività fieristiche, istituzionali ed economiche. La decisione si colloca in un contesto globale segnato dalle tensioni in Medio Oriente, ma si intreccia anche con il ruolo che la Fiera ha sempre rivendicato: quello di spazio privilegiato per il confronto internazionale.

Vito Leccese, sindaco di Bari

La comunicazione ufficiale, giunta lo scorso 1 luglio, richiamava la mozione del Consiglio comunale di Bari, che dichiarava Israele “non gradito” fino a quando non saranno interrotte le operazioni militari nella Striscia di Gaza e cessate le violazioni dei diritti umani della popolazione civile. Una posizione, si leggeva nelle note di Palazzo di Città, che nasce da motivazioni etiche e non da vincoli giuridici.

La Nuova Fiera del Levante, attraverso il presidente Gaetano Frulli, ha scelto di condividere questa linea, esprimendo una netta presa di distanza da ciò che viene definito “genocidio del popolo palestinese”. Non solo: la società si è fatta promotrice di un’iniziativa simbolica, aderendo alla campagna per candidare i bambini di Gaza al Premio Nobel per la Pace 2025. Una proposta lanciata dall’associazione “L’Isola che non c’è” di Latiano e presentata lo scorso 31 luglio alla Camera dei Deputati, con il sostegno di personalità del mondo accademico, culturale ed ecclesiale.

Il quadro, dunque, è quello di una presa di posizione etica che guarda oltre il semplice gesto di esclusione. Già il 17 luglio, tramite il Decano del Gruppo consolare di Puglia, Basilicata e Molise, la società aveva formalizzato la scelta di non consentire la presenza israeliana non solo alla Campionaria, ma a tutte le attività fieristiche. È bene ricordare, tuttavia, che nessun altro Paese è stato interdetto dalle manifestazioni economiche e istituzionali.

Gaetano Frulli, presidente Nuova Fiera del Levante

Se sul piano politico la decisione ha alimentato un acceso dibattito, sul piano storico e culturale la Fiera resta soprattutto il luogo del dialogo. Non è la prima volta, infatti, che il quartiere fieristico barese si confronta con le grandi questioni internazionali. Negli anni della Guerra Fredda la Galleria delle Nazioni ospitava stand provenienti dall’Unione Sovietica accanto a quelli statunitensi, in una convivenza che testimoniava la volontà di aprire canali economici e culturali persino nei momenti di maggior tensione geopolitica.

In questo senso, la Campionaria 2025 conserva intatto il suo valore. Il tema scelto, “Soffia a Levante. La pace costruisce ponti, il commercio li attraversa”, è quasi una dichiarazione di intenti: sottolineare che, anche in un’epoca di conflitti e chiusure, l’incontro e lo scambio restano strumenti fondamentali per costruire una cultura della pace.

Gli organizzatori ribadiscono che la Fiera non perde la sua vocazione internazionale. I padiglioni ospiteranno delegazioni e imprese da diversi Paesi, con settori che spaziano dall’arredamento all’edilizia abitativa, dal benessere all’automotive, fino alla gastronomia con “Levante in Gusto”. La Galleria delle Nazioni, in particolare, continuerà a essere la vetrina delle culture straniere, mantenendo vivo quel legame che da decenni caratterizza la manifestazione.

In un’Italia che attraversa fasi alterne di crescita e crisi, la Fiera del Levante continua a rappresentare per la Puglia un patrimonio economico e identitario. Non è solo l’occasione per concludere affari, ma un palcoscenico di incontri che riflette la vitalità del Mediterraneo. Bari si conferma crocevia di popoli e di interessi, erede di una tradizione millenaria di scambi che risale ai mercanti veneziani e alle rotte adriatiche.

La memoria collettiva ricorda bene quando, negli anni del boom, una visita alla Fiera era quasi un obbligo. Non si trattava soltanto di curiosare tra gli stand o approfittare delle offerte a prezzi ribassati, ma di respirare un’aria internazionale, di confrontarsi con la modernità che arrivava dai cinque continenti. Era il luogo in cui si mescolavano folklore, innovazione e diplomazia.

Oggi, pur con numeri e dimensioni diverse, la Fiera del Levante prova a rinnovare quello spirito. Le decisioni legate a Israele testimoniano come l’evento non sia mai stato impermeabile ai grandi temi della politica mondiale. Ma al di là delle tensioni contingenti, resta forte l’immagine di una Bari che ogni settembre apre le porte al mondo, accogliendo culture, idee e opportunità di sviluppo.

In definitiva, l’88ª Campionaria Internazionale non è soltanto una vetrina economica, ma un segnale di come la Puglia e l’Italia vogliano continuare a giocare un ruolo nella costruzione di relazioni internazionali fondate sul rispetto, sulla cooperazione e sulla pace. La Fiera del Levante non rinuncia al suo compito storico: essere un ponte tra i popoli.

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