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L'INIZIATIVA
11 Settembre 2025 - 22:38
L'obiettivo è promuovere il cicloturismo intermodale e la mobilità dolce come strumenti di sviluppo territoriale e di riduzione dell’impatto ambientale
Nel Parco Naturale Regionale Dune Costiere il progetto pilota dello Spoke 8 del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Università, aziende e istituzioni insieme per trasformare la bicicletta in strumento di sviluppo, tutela ambientale e presidio del territorio
Il tema della mobilità sostenibile non è più soltanto un ambito di ricerca accademica o una suggestione per pochi appassionati di due ruote. In Puglia, e in particolare nel cuore del Parco Naturale Regionale Dune Costiere, tra Fasano e Ostuni, si sta sperimentando un modello che prova a coniugare turismo, ambiente e innovazione tecnologica. Una sfida che parte dalle spiagge e dai sentieri di una delle aree protette più delicate della regione per estendersi, in prospettiva, a tutto il territorio pugliese e oltre.
Il progetto, inserito nello Spoke 8 del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile (CN MOST), è frutto di un’alleanza che vede coinvolti il Politecnico di Bari, l’Università di Milano-Bicocca, la società Lutech SpA, il gruppo A2A Life Company e naturalmente l’ente gestore del Parco Dune Costiere. Coordinato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Puglia e sviluppato in collaborazione con lo stesso Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, il programma si pone un obiettivo preciso: testare sul campo soluzioni innovative per promuovere il cicloturismo intermodale e la mobilità dolce come strumenti di sviluppo territoriale e di riduzione dell’impatto ambientale.
L’iniziativa è stata presentata in un evento pubblico che ha raccolto la partecipazione di amministratori locali, docenti universitari, rappresentanti delle aziende coinvolte e istituzioni regionali. L’attenzione non era rivolta soltanto alla descrizione tecnica dei risultati, ma soprattutto a un concetto chiave: la bicicletta come motore di rigenerazione economica e sociale, capace di tutelare il paesaggio e al tempo stesso generare nuove forme di turismo e occupazione.
Tra gli esiti principali delle attività di ricerca figura la creazione di una piattaforma digitale dedicata al cicloturismo, progettata per rendere immediatamente fruibili informazioni e servizi.
La piattaforma integra dati sui percorsi culturali e naturalistici, opportunità di bike sharing, accessi intermodali, infrastrutture ciclabili già esistenti e sensori per il monitoraggio ambientale. Uno strumento che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe consentire a turisti e residenti di pianificare i propri spostamenti in chiave sostenibile, riducendo l’uso dell’auto privata e valorizzando i collegamenti con i trasporti pubblici.
Il laboratorio scelto per questa sperimentazione non è casuale. Il Parco Naturale Regionale Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo è un’area protetta di grande pregio, che custodisce un patrimonio ambientale fragile e al tempo stesso un enorme potenziale turistico. La sua estensione si colloca in continuità con le principali ciclovie regionali e nazionali, rendendolo un nodo strategico per lo sviluppo del cicloturismo pugliese.
Le dune costiere sono ecosistemi vulnerabili, minacciati dall’erosione marina, dalla pressione antropica e da fenomeni legati al cambiamento climatico. In questo contesto, il cicloturismo rappresenta non soltanto un’alternativa al turismo di massa motorizzato, ma anche un presidio di sicurezza ambientale. Una presenza costante e rispettosa di ciclisti e camminatori, infatti, contribuisce a ridurre i rischi di abbandono dei luoghi e di degrado, incentivando al contrario la cura dei sentieri e il controllo diffuso del territorio.
L’esperienza di Fasano e Ostuni, se consolidata, potrebbe diventare un modello replicabile in altre aree protette della regione, dalle gravine tarantine ai parchi del Gargano e dell’Alta Murgia, fino alle zone interne spesso trascurate dai flussi turistici tradizionali.
Uno degli elementi più significativi di questo progetto pilota è la sua scalabilità a livello nazionale. L’idea non è limitarsi a un esperimento locale, ma mettere a punto un modello di governance e di tecnologia capace di essere adottato da altri parchi e aree protette italiane. Il coinvolgimento di università e imprese a livello interregionale va proprio in questa direzione: trasferire competenze, dati e strumenti affinché il cicloturismo diventi un asse portante delle politiche di mobilità sostenibile in Italia.
La piattaforma digitale, per esempio, potrebbe essere facilmente adattata a contesti diversi, integrando i dati raccolti da sensori ambientali e infrastrutture ciclabili sparse in tutto il Paese. Allo stesso modo, le metodologie sviluppate per il monitoraggio dei flussi turistici e per la valutazione dell’impatto ambientale potrebbero costituire una base scientifica condivisa.
Il successo di iniziative come questa non dipende solo dalla qualità della ricerca o dall’innovazione tecnologica, ma soprattutto dalla capacità delle amministrazioni locali di sostenere e implementare i modelli sperimentati. Le istituzioni regionali hanno voluto dare un segnale di impegno partecipando attivamente all’evento di presentazione, ma sarà nei prossimi mesi che si misurerà la reale efficacia del progetto.
Da un lato, sarà necessario garantire manutenzione e ampliamento delle infrastrutture ciclabili, dall’altro promuovere la cultura della mobilità dolce tra residenti e operatori turistici. Senza un cambio di mentalità diffuso, rischia di restare un’iniziativa circoscritta a pochi appassionati.
Non va trascurato un aspetto spesso sottovalutato: la relazione tra cicloturismo e sicurezza del territorio. In aree fragili come le dune costiere, la presenza regolata di cicloturisti può diventare un fattore di prevenzione del degrado. Sentieri frequentati, controlli diffusi e reti di servizi funzionanti contribuiscono a ridurre l’abbandono di rifiuti, il rischio di incendi dolosi o colposi e l’erosione non governata.
La mobilità lenta si configura dunque non solo come un’opzione ecologica, ma come una vera e propria strategia di presidio ambientale. In un’epoca in cui la Puglia deve fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico, con la pressione turistica crescente e con la necessità di salvaguardare i propri paesaggi, l’investimento su modelli di questo tipo assume un valore strategico.
Il cicloturismo, se ben strutturato, può trasformare l’immagine stessa della Puglia, affiancando al turismo balneare di massa una proposta fondata sulla scoperta lenta del territorio. Dalla costa alle campagne, dalle masserie alle città storiche, la bicicletta può diventare il filo conduttore di un’offerta turistica integrata, meno impattante e più attenta alle comunità locali.
Il progetto del Parco Dune Costiere rappresenta dunque un passaggio cruciale per immaginare una Puglia diversa, capace di unire innovazione e tradizione, tutela ambientale e sviluppo economico, sicurezza e partecipazione.
Una scommessa che, se vinta, potrebbe fare scuola anche fuori dai confini regionali, indicando una strada concreta per conciliare turismo, ambiente e futuro.
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- ORARIO: dalle 10.00 alle 13.00
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