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Salute
22 Settembre 2023 - 06:32
Disagio giovanile
La Pandemia da COVID-19 ha avuto un notevole impatto sulla salute mentale e il benessere psicofisico della popolazione in generale, colpendo in particolare i giovani.
Da almeno dieci anni si stava già assistendo a un incremento dei disturbi psicologici di tale fascia d’età dovuto, probabilmente, ai cambiamenti della società, dei valori culturali, degli stili educativi e delle abitudini di vita. Il mondo moderno è, infatti, radicalmente cambiato rispetto al passato e vede come protagonisti la bellezza esteriore, la prestazione, la competizione, il successo professionale, l’egoismo, la mancanza di limiti e regole. Una società narcisistica basata sulla forma, priva della sostanza, che cova dentro di sé un vuoto incolmabile, un germe pericoloso che predispone alla psicopatologia. L’avvento e la diffusione inarrestabile del mondo digitale, soprattutto dei social network (con proprie mode e tendenze) ha modificato - e continua a farlo in modo preoccupante - le traiettorie di sviluppo cognitivo, sociale, affettivo, sessuale, morale e comportamentale della generazione dei nativi digitali. Trascorrere più tempo online piuttosto che offline è un fattore che predispone a blocchi o deviazioni patologiche della maturazione delle abilità mentali e della personalità dei ragazzi.
Con l’avvento del Covid la fragilità dei giovani è ulteriormente peggiorata, a causa di tutti i cambiamenti repentini e le privazioni che essi hanno dovuto tollerare: chiusura delle scuole, palestre, luoghi di svago e aggregazione, didattica a distanza, isolamento sociale e distanziamento, in un momento delicato di formazione e crescita sotto tutti i punti di vista. E poi è sopraggiunta anche la guerra, che ha lasciato tutti sgomenti e ha portato, in aggiunta, un senso di impotenza e paura del futuro. Tempi difficili. Il risultato è che adesso un giovane su tre soffre di un disagio psicologico. I disturbi psicologici per cui è aumentata vertiginosamente la richiesta di aiuto sono i seguenti: disturbi d’ansia, in particolare attacchi di panico e ansia sociale; disturbi depressivi; autolesionismo; tentativi di suicidio; dipendenze comportamentali, in particolare digital addiction (dipendenza digitale da internet); disturbi del comportamento alimentare; disturbi della condotta con aggressività eterodiretta; disturbi del sonno e ritiro/ isolamento completo (fenomeno definito “Hikikomori”). Si può parlare, vista la portata del fenomeno, di una vera e propria seconda pandemia, dopo quella di Covid.
Questo aumento esponenziale di richieste di intervento psicologico, psicoterapico e neuropsichiatrico infantile ha colto impreparato il Sistema Sanitario Nazionale, caratterizzato dalla presenza di personale sottorganico e lunghe file d’attesa. Si è, di contro, compresa l’importanza della salute mentale e la necessità di interventi di prevenzione e cura tempestiva, onde evitare cronicizzazioni, ricadute e situazioni gravi di emergenza. In Italia si iniziano a intravedere i primi passi da parte del Governo per far fronte alle problematiche psicologiche che stanno affliggendo la popolazione, in particolare i giovani. Il bonus psicologico e la prossima istituzione della figura dello Psicologo di Base a livello non solo regionale, ma anche nazionale, sono degli esempi di primi tentativi per fornire aiuto concreto psicologico anche alle persone meno abbienti, che non possono permettersi di sostenere i costi di una psicoterapia privata. La psicoterapia, infatti, rappresenta un validissimo aiuto per dare un nome al disagio psicologico (diagnosi), conoscerlo in modo approfondito con fattori causali (psicoeducazione), apprendere strategie e tecniche per farvi fronte riducendo la sintomatologia (terapia), prevenendo le ricadute (monitoraggio e prevenzione nel tempo).
Purtroppo ciò che il Governo sta attuando è soltanto una goccia nel mare degli interventi necessari per fronteggiare questa pandemia di salute mentale: i fondi stanziati dovrebbero essere molto maggiori e gli interventi proposti più strutturati e capillari. Ad esempio si dovrebbero promuovere eventi di sensibilizzazione per approfondire questi temi emergenziali ed erogare progetti mirati nei luoghi dove operano tutte le figure educative, ossia genitori, insegnanti, educatori e allenatori sportivi. In particolare, molti genitori si sentono disorientati, incapaci e impotenti di fronte ai problemi dei propri figli e spesso chiedono percorsi di parent training (sostegno alla genitorialità). In questi percorsi, con l’aiuto di un esperto, essi si fanno guidare per gestire comportamentiproblema dei propri figli. Si apprendono strategie e tecniche educative funzionali, con l’auspicio di migliorare la comunicazione in famiglia, instaurare con i ragazzi un miglior rapporto di fiducia, cogliere immediatamente segnali di disagio, farvi fronte efficacemente e diventare figure educative autorevoli. Anche a scuola si dovrebbe intervenire in maniera più efficace, promuovendo progetti finalizzati a sviluppare l’intelligenza emotiva dei ragazzi, le abilità sociali, a migliorare le abitudini e stili di vita, la consapevolezza e capacità critica dell’uso del cellulare e dei social network, rispettare e valorizzare la diversità individuale e favorire lo sviluppo del sé, sano e autentico, senza subire processi di conformismo e omologazione.
L’istituzione della figura dello psicologo scolastico a livello nazionale è un prossimo passo necessario per intercettare e soddisfare i bisogni dei ragazzi, insegnanti e genitori in uno spazio in cui, finalmente, è possibile esprimersi e parlare liberamente senza stigmatizzazione e paura del giudizio sociale. I giovani rappresentano il futuro e per salvare la società e le prossime generazioni bisogna investire su di essi con gli interventi sopra proposti, ricordando che tale fascia d’età è quella che più, rispetto alle altre, è malleabile e modellabile, rispondendo velocemente ai tentativi di intervento.
dott.ssa Veronica Macripò
Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
e Terapeuta EMDR
www.veronica macripo.it
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