Da oggi tutti i rifiuti umidi raccolti con la differenziata in Puglia senza posto in impianti di compostaggio finiranno a Manduria. Dopo il rifiuto di tutte le altre, solo la cittadina messapica in provincia di Taranto è favorevole ad accogliere la differenziata da trattare come indifferenziata. Tutti gli altri comuni indicati dall’ordinanza del Presidente della Regione Puglia hanno detto basta. Taranto Buonasera vi aveva raccontato della nota del 6 giugno con la quale il Presidente Emiliano ordinava lo smaltimento della Forsu, l’organico raccolto nelle pattumelle differenziate, negli impianti tbm per l’indifferenziato che poi dopo trattamento finisce in discarica, ordinando al contempo ai quattro impianti tbm di violare l’Aia (autorizzazione ambientale avente valore di legge per l’impianto stesso) che impone di trattare solo indifferenziato, per ricevere anche l’umido: Poggiardo, Ugento, Cavallino e Manduria. In violazione di Aia appunto, di utilità della differenziata, di economicità dello smaltimento, di sicurezza ambientale e sanitaria e di funzionamento dell’impianto stesso. Il Sindaco di Poggiardo, Cavallino e Ugento si sono immediatamente opposti in difesa del territorio e della salute dei cittadini in violazione dell’ordinanza regionale, rispondendo con una controordinanza sindacale contingibile e urgente a tutela dell’incolumità pubblica, vietando l’accesso dei camion con l’organico dagli altri comuni. Resta soltanto Manduria. Il cui impianto è nella stessa condizione degli altri. Ma non ha un sindaco che vi si può opporre a tutela dei cittadini, essendo il Comune commissariato. Potrebbe intervenire a difesa del territorio il Presidente della Provincia, che pure ha delega ambientale e sulle discariche, ma non si è palesato neppure per la precedente ordinanza (ancora in vigore) con cui Ager autorizzava il conferimento dell’organico delle altre Province nei siti di Massafra e Laterza. Eppure il pericolo è grave. Nell’ordinanza sindacale con cui si oppongono a quella regionale e con cui vietano il conferimento della Forsu negli impianti tbm i sindaci scrivono che questa “è incompatibile sia con il vigente dispositivo Aia che con le esigenze di trattamento delle altre tipologie rifiuti che vengono conferiti all’impianto tbm, preavvisando contestualmente anche del fatto che risulta essere stata riconosciuta l’impossibilità che l’impianto possa funzionare correttamente laddove il rifiuto conferito sia diverso da quello per il quale risulta essere stato concepito ed autorizzato e che, in caso di conferimento di rifiuto diverso da quello autorizzato, l’impianto medesimo costituisce fonte di emissioni non tollerabili e insalubri. L’esercizio del medesimo impianto nonché alle caratteristiche tecniche e funzionali dello stesso, determina rischio concreto ed attuale per la salute pubblica, la salubrità dell’aria e la tutela dell’ambiente, nonché è assolutamente incompatibile con il contestuale trattamento nello stesso della quantità dei rifiuti normalmente differenziati”. Smaltire l’organico in impianti destinati al trattamento del secco aumenta le emissioni, il percolato e deteriora l’impianto, quindi a tutela della pubblica incolumità e in virtù dei loro poteri a salvaguardia della stessa, con una controordinanza i Sindaci hanno vietato l’arrivo di forsu nei loro impianti. Non solo. Gli stessi Sindaci hanno anche impugnato l’ordinanza di Emiliano dando mandato all’avvocato Sticchi Damiani di ricorrere al Tar. Il motivo principale, oltre alla pericolosità per la salute pubblica, il fatto che nell’ordinanza regionale non vi siano, contrariamente a quanto riporta, ragioni di straordinarietà dovuti a un’emergenza imprevedibile. In sostanza i Comuni dicono che il fatto stesso che il Presidente scriva che l’aumento dell’organico sia dovuto alla stagione estiva e all’incremento del servizio porta a porta, significa che non è un imprevisto ma un fatto banalmente immaginabile e a cui la Regione avrebbe dovuto provvedere per tempo programmando quel piano rifiuti ancora fermo a dieci anni fa. Tutto infatti nasce dal fatto che il piano rifiuti della regione Puglia è ancora quello del 2013. Ma nel frattempo la stessa ha applicato ai Comuni l’ecotassa per costringerli a fare la differenziata spinta, e cosi quasi tutti si stanno affidando a un servizio porta a porta che però ha prezzi parecchio più elevati e complica l’esistenze ai cittadini, ma che comunque ha portato la differenziata oltre il 50 per cento. Il problema però è che la Regione non ha previsto gli impianti dove smaltirla. Cosi buona parte va fuori regione, con ulteriore aumento di costi e inquinamento. Ora la situazione è ulteriormente degenerata a seguito del sequestro della magistratura all’impianto dell’acquedotto pugliese di Ginosa. Dopo decenni di lotte dei residenti, e un sequestro con facoltà d’uso nel 2015 per traffico illecito di rifiuti, lo scorso aprile i carabinieri forestali lo hanno chiuso con i sigilli dopo aver verificato “lo sversamento di percolato verso i terreni agricoli confinanti, nonché il ristagno di liquami putrescenti e maleodoranti”. E indagato i dirigenti Acquedotto Pugliese per gestione illecita di rifiuti, scarico illecito dei reflui industriali, danneggiamento dei terreni agricoli e getto pericoloso di cose. A questo si è aggiunta la chiusura per adeguamenti imposti dalla Commissione Europeea all’impianto di compostaggio Lucera pure fuorilegge, e di quello di Deliceto chiuso successivamente ai servizi di Pinuccio a Striscia La Notizia che ne svelò lo sversamento di percolato nel fiume. Questi tre impianti, tutti irregolari, raccoglievano il 40 per cento di organico della Puglia, e alla loro chiusura il sistema è andato in tilt. Per tutti e tre però non si tratta di una emergenza imprevista, essendo soggetti da anni delle denunce da parte di cittadini ed enti locali per il loro malfunzionamento e inquinamento. Ma i problemi non sono ancora finiti. Perchè se da un lato ci sono i Comuni che per la salute dei propri cittadini vietano l’arrivo dell’organico negli impianti indifferenziati, dall’altro ci sono tutti quelli che non sanno più dove portarlo. E che rischiano di lasciare i sacchetti per strada. E’ il caso ad esempio di Ostuni, che a sua volta ha fatto ricorso contro il comune di Cavallino che gli ha vietato il conferimento. Il 23 è fissata la prima udienza al tar. Ma il problema nel frattempo va risolto. E allora l’Ager ha scritto ai comuni dell’Aro 7 di Lecce che sarebbero dovuti partire a giorni con la raccolta differenziata spinta, chiedendo di rimandare tutto a settembre. Capitolati, appalti, gare, bandi, assegnazioni, pattumelle consegnate, calendari, istruzioni, cittadini e tutto pronto, tranne la Regione... Altrettanto per l’Aro 2, costituito da Comuni balneari con residenze pressocchè estive che il più della raccolta lo fanno in questi mesi, e che quindi non riuscendo da settembre a rientrare nella percentuale differenziata sicuramente pagheranno l’ecotassa. Ancor peggio accade a quei Comuni che gia facevano il porta a porta, e a cui Ager ha chiesto di sospenderla. Ebbene si. Anni per istruire i cittadini, come ogni amministrazione che ha dato avvio al servizio sa bene, e poi a un certo punto essere costretti a dir loro “scusate il disagio per questi mesi l’organico non si differenzia piu”. È il caso di San Vito dei Normanni il cui Sindaco ha dovuto stampare manifesti con su scritto: “Si comunica che l’agenzia regionale non ha ancora individuato l’impianto presso cui conferire i rifiuti organici del Comune di San Vito dei Normanni. Per arginare la grave problematica si sospende eccezionalmente e fino a nuove disposizioni la raccolta differenziata del rifiuto organico e si istituiscono due turni di raccolta di rifiuto indifferenziato. Ci auguriamo che presto possa essere ripreso il normale ciclo di raccolta e che la Regione risolva questi inconvenienti per i cittadini”. Un’altra soluzione, forse più semplice ma meno rispettosa dell’impegno civico dei residenti e dei costi generati, è quella adottata da tutti gli altri Comuni. Mischiare direttamente nei camion organico e indifferenziato in modo da aggirare l’ordinanza dei Sindaci che vieta ingresso dei tir con la forsu, e permettere lo smaltimento nell’indifferenziato . Solo un raggiro, perché poi comunque gli impianti non riescono a smaltirne correttamente il rifiuto senza rischi per la salute e per l’impianto. Ma perlomeno non si lasciano rifiuti per strada. E’ questo che sta accadendo in Puglia. Finchè anche l’impianto di Manduria non si esaurisce. Nel frattempo sono settimane che l’umido non viene piu compostato ma trattato come indifferenziato, mentre aumentano emissioni e percolato. Da domani tutti a Manduria.
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