Notizie
Cerca
Ciao Felice Besostri
08 Gennaio 2024 - 16:07
Ci ha lasciato l’Hombre Vertical del Socialismo italiano ed Europeo, un Giurista, esperto di pubbliche amministrazioni, diritti umani e protezione delle lingue regionali e minoritarie. Mise a rischio la sua riconferma da senatore quando decise, con una pattuglia di giuristi, di investire la Consulta del problema delle leggi elettorali inique che ci privano di rappresentatività.
La sua carriera nasce da molto lontano, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, nel PSI ancora nenniano, da iscritto nella Federazione Giovanile che lo vede in breve catapultato nella Segreteria Signorile. Felice non farà mai sostanziali differenze correntizie. La sua politica era il dialogo con tutti, nessuno escluso, anche quando lo invitai a far parte di “Per la sinistra” che avevo contribuito a far crescere da una costola di RC, nel 2007.
Brillante avvocato amministrativista, Adjunct Professor di Diritto Pubblico Comparato e di Relazioni Internazionali, è Sindaco di Borgo San Giovanni (1983-1988), Presidente del Co.Re.Co. della Regione Lombardia (1976-1987). Dopo il 1992, con una sofferta crisi politica vissuta sulla pelle interamente tatuata di socialismo, avviene quello che poi mi raccontò. “Nel 1996 nessuno voleva il Collegio di Lorenteggio, lo davano per perdente, andai io e vinsi il seggio al Senato”. Così Felice si ritrovò a Roma nella I Commissione Affari Costituzionali, insieme a Lui il salentino Cesare Salvi, capogruppo, il ligure Giangiacomo Migone e quello che poi divenne il compagno di cordata nella difesa della Costituzione, Massimo Villone, eletto a Napoli. Ma cominciò a guardare in Europa da componente l’Assemblea del Consiglio d’Europa e fu Unico relatore per l’attuazione del diritto comunitario europeo. In quegli anni stringe rapporti fortissimi con il COPI di Zurigo, diretto da Andrea Ermano esponente di spicco della Federazione Socialista Italiana in Svizzera. Quando lo conobbi, mi colpì la sua lungimiranza verso l’Europa. Gli italiani, si sa, sono allergici alla politica estera ma lui capì sin dai tempi nenniani quanto fosse importante avere contatti con i socialisti europei e soprattutto da studioso, la conoscenza delle lingue e infatti un giorno mi telefonò comunicandomi che stava studiando il croato. Poi tra i nostri amici arrivarono anche i socialisti di Baron Crespo. Lungimirante verso altre realtà alimentò sempre il dialogo, con tutta la galassia socialista senza riserve.
Lo dimostrò in Senato sul finire della XIII Legislatura quando fu relatore della legge 482/99 sul riconoscimento e sostegno delle minoranze linguistiche del nostro paese, approvata a larga maggioranza. Da quel momento inizia una lotta travagliata per affermare il diritto costituzionale di rappresentanza. Che non è solo quella politica o elettorale ma quella che incarna il diritto ad una società paritaria, eguale e multiculturale. Fu attraverso quella legge che cercammo di sanare le disparità delle minoranze ladine o slovene o di quelle collocate dalla storia in Regioni a Statuto ordinario, come gli albanofoni di Calabria, i grecanici del Salento o gli occitani delle valli piemontesi. L’esempio più emblematico, da Lui citato, è la legge per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia, L. 18/1979, perché le uniche minoranze linguistiche tutelate sono la francese della Val d’Aosta, la tedesca della Provincia di Bolzano e la slovena della Regione Friuli– Venezia e le minoranze politiche sono state eliminate con l’introduzione, con la legge n. 10/2009, di una soglia di accesso del 4%, superiore a quella prevista per il Parlamento bicamerale italiano dalla legge n. 165/2017.
Così la battaglia per liberare le minoranze dai legacci si intreccia con quella per la rappresentanza mortificata da congegni elettorali iniqui e lesivi della Costituzione. Dopo aver contribuito in modo determinante alla cancellazione da parte della Consulta della legge definita Porcellum, diede lo sprint al Comitato per il No al Referendum del 2016 che raggiunse il 60%. Sicchè Felice, con pochi altri epigoni, si è ritrovato capofila a sventolare il vessillo della Charta Costituzionale ancora da applicare.
Nessuno meglio di Lui si è avvicendato nei meandri delle leggi elettorali, scontrandosi contro le segreterie dei partiti, anche quelli, a parole, contrari alla attuale legislazione. Un lavorìo politico, controcorrente e contro le correnti, che non ha giovato alla sua carriera politica ma che lo ha consacrato come Defensor unicus degli artt. 2 e 3 Cost. e non solo. Fino ad arrivare al nonsense di un Parlamento, ridotto in media del 36.50% dei suoi componenti dalla legge cost. n. 1/2020, ma, si badi bene, salvo l’eccezione al Senato della Regione Trentino–Alto Adige/Südtirol cui, in virtù dell’art. 116 Cost., e non per l’art. 131 Cost., sono stati attribuiti 3 senatori della Repubblica.
La logica besostriana porta a considerare le deforme sulle leggi elettorali quasi una sorta di grimaldello per l’ultimo affondo anticostituzionale: la legge sul premierato considerata dal PdCM pro tempore la “Madre di tutte le Riforme”. Per la quale aveva previsto anche un grimaldello, l’incongruenza, quasi una contraditio in terminis tra “rappresentatività” e “governabilità”. Come dire, dalle leggi elettorali incostituzionali al vero smantellamento dell’impianto democratico costituzionale il passo è breve.
Non fu difficile convincerlo, si era nel 2022, a scrivere per un mio volume, dedicato alla modifica dei Trattati Europei, una bellissima prefazione nella quale immerse tutti i concetti più vividi sulla tutela delle minoranze. Fece anche suo, al contempo, il core del volume in base al quale dobbiamo avere più attenzione per altre minoranze emergenti oltre quelle etniche, linguistiche e religiose, incluse quelle derivanti dalle migrazioni di massa. Ciò che corrisponde pienamente al diritto di inclusione che ha sempre dettato il suo agire politico e socialista. Fece suo il nesso sequenziale tra tutela delle Minoranze e governo di queste attraverso un più diretto coinvolgimento in sede locale. In quella prefazione, di concerto, sviluppammo il concetto avanzato del Governo Civico e del ruolo delle Regioni nel cosidetto “Ascensore Legislativo” per una maggiore attività legislativa regionale ascendente verso Bruxelles e modifica dei Trattati in senso federalistico e/o regionalistico, ispirandoci proprio alla prima versione spinelliana dell’Europa federalistica.
Scriveva infatti Felice: “…Le realtà regionale è destinata ad incidere su scelte europee, la Brexit ha comportato problemi per il progetto di unificazione irlandese e la Scozia ha votato nel referendum in maniera totalmente differente dall’Inghilterra. Il Paese Basco e l’Irlanda del Nord fino a non molti anni fa erano prede della violenza delle armi, finalmente deposte, anche se non tutti i problemi sono stati risolti.
La proposta non è quella irrealistica di una nuova Unione Europea, che nasca dal basso come espressione di federalismo regionale, ma in un’Europa a più velocità con forme più strette di cooperazione tra gli Stati, che lo vogliono, la prima riforma da fare è quella di abolire l’unanimità che si traduce in un diritto di veto, che è la prima rinuncia per dar vita a forme differenziate di cooperazione…”
Negli ultimi mesi ha favorito, con entusiasmo, la nascita del Centro Studi Caldara per iniziativa di alcuni Amministratori della Città metropolitana, quali Giuliano Pisapia, Franco D’Alfonso e altre personalità della Cultura che si propongono l’ambizioso progetto di ridare smalto culturale, una sorta di new wave, non solo a Milano ma iscrivendosi in un panorama allargato ai confini nazionali ed europei. Il testimone che ci lascia ha nel suo interno molte irrisolte questioni, in specie una legge elettorale che è frutto della negazione dei diritti e di una non ancora definita “questione delle minoranze”. Come se Felice, alla maniera di Piero Calamandrei, ci avesse detto “Compagni, non siamo riusciti a interpretare la Costituzione nella sua compiutezza né tanto meno ad applicarla interamente ed è rimasta, per certi versi, un pezzo di carta”.
Aldo Ferrara Professore Universitario f.r., Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”, Milano, Ist. Studi Pol. “G.Galli”
I più letti
Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
Registrazione: n.7/2012 Tribunale di Taranto
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Piazza Giovanni XXIII 13 | 74123 | Taranto
Telefono: (+39)0996960416
Email: redazione.taranto@buonasera24.it
Pubblicità : pubblicita@buonasera24.it
Editore: SPARTA Società Cooperativa
Via Parini 51 | 74023 | Grottaglie (TA)
Iva: 03024870739
Presidente CdA Sparta: CLAUDIO SIGNORILE
Direttore responsabile: FRANCESCO ROSSI
Presidente Comitato Editoriale: DIEGO RANA