Berlusconi sta meglio. E’ impegnato a recuperare in fretta. Il messaggio è rivolto, più che ai suoi, ai duellanti del terzo polo. A Calenda che ne aveva anticipato la fine recitando il de profundis di Forza Italia, su cui Renzi, da navigato marpione, lancia un’ OPA augurando al Cavaliere di tornare presto in Senato. Il direttore responsabile del quotidiano Il Riformista, guidato da Matteo Renzi sarà Andrea Ruggieri: “stiamo costruendo una bella squadra redazionale e condividendo molto idee affascinanti”. Con lui, spiega Renzi, proviamo a lanciare “un sasso nello stagno e far riflettere aprendo la finestra e facendo entrare aria fresca”. La prima a cui ha comunicato personalmente questa nuova “mossa del Cavallo” è stata Giorgia Meloni, l’ultimo è stato Carlo Calenda, cosa che probabilmente ha provocato la sua reazione scomposta: Mi ha telefonato prima della conferenza stampa. “Dovrà stare attento a chiarire che quello non sarà un giornale di partito. Non sarà l’Unità, l’Avanti, il Popolo del terzo polo”. Diversa la versione di Renzi: Il Riformista è “una voce libera” ed è chiaro “che non è il giornale del Terzo Polo come mi aveva detto di fare Calenda. Voleva il Riformista giornale del Terzo Polo con abbonamento ai tesserati”. Ciò che appare chiaro al momento è che Alfredo Romeo, ha deciso di dare una frustata al vecchio castello dell’informazione italiana. La sinistra, se vorrà tornare a vincere, dovrà rivolgersi a un pezzo di opinione pubblica che va da quelli che hanno idee più radicali, più liberali, più garantiste e più anti-Stato, a quelli che hanno idee ispirate da un “rifomismo forte”. E’ evidente che questa scelta rappresenta una scomoda novità che allarma alcuni settori che in questi anni si sono giovati della comoda posizione di assenza del pensiero politico. Carlo Calenda che si vanta di essere lontano dalla politica ma ne maneggia le peggiori abitudini, prima fra tutti quella di ritenersi al centro di ogni trama, non lo ha compreso. Tuttavia sbaglieremmo se giudicassimo il fallimento dell’unione tra Azione e Italia Viva come una conseguenza dei caratteri dei rispettivi leaders. Calenda è un arrogante figlio di famiglia, come lo ha definito Gasparri. Renzi è un furbacchione figlio di… capace di costruire una strategia. Sapevamo, ma lo sapevano anche loro, che la convivenza sarebbe stata difficile. Alle elezioni politiche, la sopravvivenza in Parlamento, ha reso possibile una scelta dettata dalla necessità. Ha funzionato per entrambi e soprattutto per chi voleva, da entrambe le parti, vedersi confermato in Parlamento. L’ambizioso Calenda smarcandosi da Fratoianni, Bonelli e Speranza, pensava di uscire dall’accordo firmato con Letta, con l’aureola del condottiero ma è finito nei panni dell’inaffidabile Brancaleone. Costruire un nuovo partito è cosa certamente diversa. Il primo ad esserne consapevole, forse più di alcuni suoi graziati, è stato Matteo Renzi. Ha acconsentito a fare un passo indietro, anzi di lato, ma ha compreso da subito che la costituente del nuovo partito doveva essere più coinvolgente e identitaria. Ha assecondato il protagonismo di Calenda ma si e subito reso conto che non avrebbe funzionato. L’ingenuo quanto arrogante Calenda, si è illuso di poter dettare le condizioni assumendo sotto il suo principato Italia viva imponendone lo scioglimento e spegnendo velocemente ogni entusiasmo iniziale. Si è assunto il merito, in ogni comparsata televisiva, di aver strappato il “passo indietro” del leader di IV dal progetto politico: “Nel Terzo Polo, Renzi non è negli organi, non correrà per la leadership“. Più che a convincere gli altri, Carlo pareva convincere se stesso che la corona sarebbe stata sua… del resto glielo avevano garantito quei renziani che, schierati con lui, Renzi ha provveduto a svestire da ogni responsabilità, avocando a se ogni decisione e facendola approvare all’assemblea di IV. Renzi è apparso più prudente nella comunicazione perché la maggioranza di centrodestra è molto solida: “Questi il potere non lo mollano”. Per Renzi questa è una legislatura “su cui lavorare in tempi lunghi come in una maratona, non sui 100 metri”. Ha fatto correre l’ingenuo fiaccandolo nella falsa partenza: “Italia Viva conferma il proprio via libera al progetto partito unico, democratico dal basso, senza bisogno di alcun ultimatum, utili a livello mediatico ma totalmente surreali. IV non si scioglie: 1) fino a quando non si dà vita a un nuovo soggetto politico; 2) il congresso deve partire dai territori e concludersi con l’elezione degli organi nazionali; 3) nessuno può dare garanzia che l’unico candidato sarà Calenda”. Il branzino è saltato dalla padella per finire nella brace. Insomma un po come ha fatto Putin pensando di annettersi l’Ucraina. La resistenza era prevedibile e l’armistizio per l’europee impraticabile. Carlo ad un passo dall’incoronazione la vede svanire. L’incubo del 4% lo porta, con i suoi, a rifugiarsi in Assisi. “Ci sono luoghi intensamente spirituali anche per un ateo. La forza di un’idea si trasmette anche a chi non la possiede”. Così twittava, l’11 agosto del 2021 in un messaggio premonitore descrivendo la parte romana di Assisi: Le città di questa parte dell’Umbria nascono dopo la fine della guerra civile romana. I legionari di entrambe le parti furono liquidati con sette ettari di terra a testa…
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