Il fronte delle forze riformatrici è il Mezzogiorno, il loro campo d’azione è il Mediterraneo, il loro obiettivo è portare l’Italia unita in Europa, e l’Europa nel Mediterraneo. Il Mezzogiorno è “un’altra modernità”, sostenibile sul piano sociale, ambientale ed economico. L’Europa non è solo metodo e procedura, ma storia e futuro; non solo mercato e spread, ma identità, autonomia e unità. Il Documento di indirizzo per le politiche di coesione 2021-2027 prevede cinque grandi obiettivi: Europa più intelligente, Europa più verde, Europa più connessa, Europa più sociale, Europa più vicina ai cittadini. Ne va aggiunto un sesto: Europa mediterranea. L’Italia non deve avere due politiche, una per il Nord che compete con l’Europa del Reno, a trazione franco-tedesca, e una per il Sud come un’appendice distante e sottostante. L’Autonomia differenziata divide l’Italia, quindi la indebolisce e la porta tutta a margine dell’Europa, rafforza il regionalismo del Nord e danneggia il Sud che, senza una perequazione sociale ed economica, ne pagherà tutte le conseguenze. Su questa delicatissima questione l’art. 143 della legge di bilancio presentata dal Governo sulle procedure per l’autonomia differenziata lasciate alla discrezionalità di rappresentanti istituzionali in maggioranza leghisti, se approvato, bloccherebbe ogni possibile scelta di perequazione tra aree ricche e povere del Paese, tradirebbe il dettato costituzionale e aprirebbe una ferita politica e morale capace di alimentare tentazioni di rottura della stessa unità nazionale. Il Parlamento deve riformare le Regioni, suddividerle in sistemi urbani e federarle per obiettivi funzionali, all’interno della riorganizzazione nazionale e internazionale dell’economia globale. Il Mezzogiorno ha un potenziale strategico che va oltre i suoi confini, è una piattaforma economico-logistica naturale che, sviluppata, attrezzata e interconnessa, può funzionare come “sistema – paese”. Non si tratta più, ormai, di integrare il Sud nel resto del Paese, si tratta di ripensare l’unità nazionale nel segno di una Nuova Europa, rilanciando il progetto di un “Partenariato euro-mediterraneo”. Per queste ragioni e per questi obiettivi, il Mezzogiorno deve diventare un polo riformatore, opporsi all’autonomia differenziata, lottare a tutti i livelli, sociali ed istituzionali, per promuovere lo sviluppo sostenibile proprio e dell’Italia.
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