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la nutrizionista
25 Aprile 2025 - 12:54
Lo studio recente ha coinvolto 75 partecipanti, giovani adulti, divisi equamente tra uomini e donne, con peso corporeo variabile tra normopeso, sovrappeso e obesità
Un comune sostituto dello zucchero, il sucralosio, modifica l’attività cerebrale legata alla fame e aumenta l’appetito, specialmente nelle persone con obesità. A suggerirlo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature Metabolism.
Rispetto allo zucchero, infatti, il consumo di sucralosio aumenta l’attività dell’ipotalamo, una regione del cervello che regola l’appetito e il peso corporeo. Il sucralosio modifica anche il modo in cui l’ipotalamo comunica con altre aree cerebrali, comprese quelle coinvolte nella motivazione.
I dolcificanti sono davvero utili?
Circa il 40% della popolazione consuma regolarmente dolcificanti artificiali, di solito per ridurre l’assunzione di calorie o zuccheri. Per questo motivo, nell’ultimo periodo è nata l’esigenza di capire se queste sostanze siano davvero utili per regolare il peso corporeo.
Cosa accade nel corpo e nel cervello quando le consumiamo? Gli effetti variano da persona a persona?
Studi precedenti - basati principalmente su modelli animali e su ampie analisi della popolazione - avevano suggerito un legame tra i dolcificanti senza calorie e l’obesità, ma non avevano mostrato direttamente come queste sostanze influenzino la fame negli esseri umani.
Lo studio recente ha coinvolto 75 partecipanti, giovani adulti, divisi equamente tra uomini e donne, con peso corporeo variabile tra normopeso, sovrappeso e obesità. In tre visite separate, ogni partecipante è stato testato prima e dopo il consumo di bevande a base di sucralosio, zucchero e semplice acqua (effetto placebo).
Durante ogni visita sono stati raccolti scansioni cerebrali con risonanza magnetica, campioni di sangue e valutazioni della fame prima e dopo il consumo delle bevande.
Rispetto al consumo di zucchero, bere sucralosio ha aumentato l’attività cerebrale nell’ipotalamo e intensificato la sensazione della fame.
Rispetto al consumo di acqua, invece, il sucralosio ha aumentato l’attività ipotalamica, ma senza modificare la percezione della fame. Questi effetti sono risultati più marcati nelle persone con obesità.
Il consumo di sucralosio ha aumentato la connessione tra l’ipotalamo e diverse aree cerebrali coinvolte nella motivazione.
Questi risultati suggeriscono che il sucralosio potrebbe influenzare le voglie alimentari o il comportamento legato al cibo.
I risultati mostrano come il sucralosio confonda il cervello, fornendo un gusto dolce senza l’energia calorica attesa.
Questa discrepanza potrebbe persino scatenare cambiamenti nel desiderio di cibo e nel comportamento alimentare nel tempo.
Come previsto, il consumo di zucchero ha portato a un aumento della glicemia e degli ormoni regolatori, tra cui insulina e GLP-1 (glucagon-like peptide 1). Il sucralosio, invece, non ha avuto alcun effetto su questi ormoni che generano la sensazione di sazietà.
L’organismo utilizza questi ormoni per segnalare al cervello che sono state assunte calorie, riducendo così la fame. Il sucralosio non ha avuto questo effetto.
La disfunzione dell’ipotalamo nel regolare il senso di fame deriva dall’incongruenza tra la percezione del dolce e l’assenza di calorie. Il bisogno di mangiare, pertanto, potrebbe diventare sempre più dissociato dal reale fabbisogno calorico e dipendere invece dalle sole sensazioni edoniche.
Questo è l’effetto dei dolcificanti senza calorie: il cervello percepisce la dolcezza come una gratificazione, ma senza un reale beneficio energetico per l’organismo.
Dolcificanti inizialmente scelti per limitare l’assunzione di calorie, potrebbero, paradossalmente, aumentare l’appetito, portando a un maggior consumo di cibo nel lungo periodo o in caso di un basso controllo inibitorio. Nei soggetti di controllo, infatti, si osserva una maggiore connettività tra l’ipotalamo e le regioni prefrontali del cervello, implicate nel controllo inibitorio e nei processi cognitivi superiori. Al contrario, nelle persone obese e sovrappeso questa connettività risulta ridotta, pertanto questi soggetti potrebbero non avere le risorse necessarie per controbilanciare l’effetto stimolante del dolcificante non calorico.
Inoltre il sesso femminile risponde in modo diverso all’esposizione al cibo, mostrando una maggiore attivazione dei centri di ricompensa in risposta alle immagini del cibo rispetto agli uomini.
Inoltre, la variabilità nell’effetto del sucralosio tra le persone potrebbe essere influenzata da fattori genetici, come la diversa presenza di recettori specifici che si legano a questa molecola o il ruolo della dopamina nel sistema di ricompensa.
La domanda: usare o no dolcificanti?
Come in tutto: deve esserci sempre un equilibrio. Finché non si fa abuso eccessivo, possono essere introdotti nella dieta giornaliera.
*Biologa nutrizionista
www.dietametabolic.it
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