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IL COMMERCIALISTA
17 Dicembre 2025 - 07:07
Il report UE fotografa l’evasione fiscale in Italia e il gap tra imposte dichiarate e riscossione effettiva
La Commissione Europea pubblica il primo report sulla evasione fiscale nei 27 paesi UE e l’Italia finisce nel mirino per i mancati versamenti di imposte e contributi, soprattutto tra gli autonomi, ed una inefficiente gestione della riscossione.
Il tema passa dalla evasione alla incapacità di incassare imposte e contributi da parte dello Stato.
Il rapporto, denominato “Mind the Gap”, chiarisce che il 60% dell’IRPEF attesa dai lavoratori autonomi, non viene versata e che l’evasione IVA nel 2023 sale senza certezza di incasso.
Il documento della Commissione Europea distingue tra i mancati introiti dovuti alla infedeltà dei contribuenti e il gap determinato dalle scelte dei governi in materia di agevolazioni, esenzioni e sgravi. Poiché il gettito IVA è l’unico armonizzato nella UE - una parte considerevole dell’IVA dei paesi membri finanzia le politiche UE infatti - non è possibile fare una classifica tra i paesi aderenti in merito ai livelli di evasione e al gap esistente tra imposte e politiche di incasso dei singoli governi. Sul tema del gap esistente tra imposte dichiarate e incassate, l’Italia risulta essere tra i paesi più virtuosi ma purtroppo questo non sembra essere sufficiente.
Secondo le analisi della Commissione Europea l’evasione calcolata nel 2022 ha superato nuovamente i 100 miliardi di euro e di questi 37 miliardi sono non versati da lavoratori autonomi e piccole imprese, la cui propensione al nero tocca il 60% degli incassi.
Un confronto con altri paesi UE non è possibile per mancanza di dati comparabili ma per esempio la Svezia segnala un gap sulla stessa materia di solo il 21%. Importante anche quello ma molto lontano dal nostro.
In aumento anche il gap tra dichiarato e incassato per l’IRES che sale al 19,5% per un valore assoluto di 10,3 miliardi di euro del 2022. La media UE sarebbe del 10,9%.
L’evasione dei lavoratori dipendenti sarebbe invece assai ridotta, parliamo di un gap del 2,1%.
Non sorprende neanche che il peso dell’economia sommersa, cioè totalmente non dichiarata o illegale tocchi quota 20,2% del PIL nel 2022. Nel 2023 le stime ISTAT danno l’economia sommersa italiana in un range pari a 198 miliardi di euro pari al 10,2% del PIL con un certo miglioramento dei dati ma sicuramente sempre problematici. La Commissione riconosce che l’Italia ha fatto progressi importanti sul fronte della digitalizzazione grazie a fatturazione elettronica, interoperabilità delle banche dati e utilizzo di strumenti di analisi avanzata, che nel medio periodo hanno ridotto il tax gap complessivo dal 19,6% del 2018 al 17% circa. Ma la dimensione resta elevata e il recupero effettivo delle imposte accertate è limitato. Nel 2024, a fronte di 72,3 miliardi di evasione fiscale accertata, il recupero effettivo si è fermato a 12,8 miliardi, pari al 17,7%. La riscossione coattiva arranca ancora di più, con incassi fermi al 3,1% a fronte di 40,7 miliardi di euro di somme accertate. Un dato che fotografa una debolezza strutturale della fase finale del sistema di contrasto all’evasione: quella che va dall’accertamento all’effettivo incasso. Nel 2023, le cartelle pendenti a fine anno ammontavano al 180,8% delle entrate nette complessive, a fronte di una media Ue del 30,7%. La gran parte di questi crediti è considerata di fatto non riscuotibile. Ci sono ovviamente dubbi anche sulla funzionalità della rottamazione ai fini della riscossione e lo certifica la Corte dei Conti. Tuttavia lo strumento ha funzionato nel corso degli anni quantomeno per limitare il peso delle cartelle rimaste in pancia ad Agenzia della Riscossione e difficilmente recuperabili. A livello europeo, l’evasione Iva nel 2023 è stimata in 128 miliardi di euro, pari a circa il 9,5% della base imponibile teorica. L’Italia si colloca ancora sopra la media Ue. Negli anni 2021-2022 il nostro Paese aveva registrato un forte calo del gap dal 19 al 15%, in parte legato al boom dell’edilizia e al Superbonus 110%, che ha incentivato l’emersione delle transazioni nel settore delle costruzioni. Ma nel 2023 si è registrato - così come in diversi altri Paesi membri - un nuovo aumento a circa 25 miliardi. In aggiunta, anche il gap dovuto a misure introdotte dalla politica (riduzioni ed esenzioni) è sopra la media Ue: nel 2023 era pari al 55% del gettito potenziale, contro una media del 51%.
Altro tema introdotto dalla Commissione UE riguarda l’effetto dei buchi di incasso generati dalle agevolazioni fiscali, introdotte anno dopo anno e mai cancellate. Solo nel 2025 hanno generato mancati incassi per 119 miliardi di euro, cioè l’11,4% del gettito fiscale riscosso dallo Stato e pari al 5,8% del PIL. Questa è la ragione per la quale il Governo Meloni ha attuato una severa revisione della loro composizione eliminandone una parte consistente e riadeguando le norme presenti. Per esempio anche attraverso l’eliminazione dei crediti di imposta sugli investimenti, il Governo mira a riadattarsi alle indicazioni della UE.
*Dottore Commercialista - Revisore Legale
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