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Riscatto pensionistico della laurea, quando conviene?

Tutto quello che c’è da sapere sulla valorizzazione degli anni universitari ai fini pensionistici: vantaggi, limiti e convenienza

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Il riscatto di laurea ha un vantaggio fiscale. Quanto versato ogni anno è interamente deducibile dall’IRPEF

Il tema del riscatto degli anni di laurea, assieme a quello di altre annualità agevolabili, ricorre spesso alla attenzione dei contribuenti, molti dei quali hanno idee non realistiche sul risultato finale che promette l’agevolazione, perché spesso questa non produce gli effetti sperati o ne produce diversi rispetto alle proprie aspettative.
Il caso specifico del riscatto degli anni di laurea è una agevolazione a pagamento, concessa dalla legge, che consente di valorizzare ai fini pensionistici, il periodo del proprio corso di studi, purché si sia conseguito un titolo di studi universitario (diploma di laurea triennale, specialistica, dottorato di ricerca etc.)
Va richiesto dall’interessato e permette in alcuni rari casi di anticipare la pensione e in altri di accrescere il valore dell’assegno finale.

Si può riscattare un intero periodo di studi o solo una parte.

Andando per gradi: riscattare un quinquennio di studi permette di anticipare la pensione di 5 anni?

La risposta è negativa. Quasi mai può avvenire perché la normativa attuale consente di andare in pensione solo in tre casi:

a 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia);

a 64 anni con 20 anni di contributi (pensione anticipata, valida solo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996);

  dopo 41/42 anni e 10 mesi di contributi.

Nei primi due casi il riscatto di laurea non produce una anticipazione dei tempi di accesso alla pensione perché probabilmente alla età di maturazione del requisito di anzianità anagrafica, si saranno raggiunti i venti anni di contributi.

Nel terzo caso, quello degli anni di contributi versati, è possibile che il riscatto degli anni di laurea possa consentire una riduzione dei tempi di accesso alla pensione, anticipandoli di qualche anno e sempre che la normativa non cambi nel frattempo.

Il riscatto degli anni di laurea consente di ottenere più anni di contribuzione, indipendentemente dall’accesso alla pensione e l’ammontare dei contributi dipende da quanto si è disposti a pagare in più per ogni singolo anno.

Esistono due forme di riscatto: quella standard e la forma agevolata.

Alla forma standard possono accedere tutti i lavoratori purché abbiano già versato contributi nella gestione in cui si intende accedere al riscatto. Il costo del versamento dipende da un preciso momento storico in cui la legge ha cambiato le regole di contribuzione.

Per tutti coloro i quali si sono laureati prima del 1996, con la disciplina retributiva, il calcolo è effettuato con il metodo della riserva matematica.

Per tutti coloro i quali si siano laureati dopo quella data allora il calcolo è nella disciplina contributiva e si effettua moltiplicando la propria RAL annuale (il dato è nel CUD) e moltiplicarla per l’aliquota di contribuzione.

Se la RAL è ad esempio 30.000 euro, questo valore va moltiplicato per lo 0,33, con un risultato pari a 9.900 euro, ad anno.
La RAL da considerare è quella degli ultimi 12 mesi.

Il metodo agevolato invece consente di sostenere una spesa inferiore, pagando la cifra di 5.264,49 euro indipendentemente dalla RAL, per ogni singolo anno di laurea.
La cifra è calcolata sulla base di un reddito minimale contributivo, di circa 15.000 euro, moltiplicato per l’aliquota contributiva dello 0,33.

Si può optare per il riscatto agevolato anche se si è iniziato a contribuire prima del 1996, ma purtroppo solo se si decide in modo irreversibile per il calcolo integrale col metodo contributivo della pensione.
Ovviamente in moltissimi casi questa condizione è svantaggiosa e così quasi sempre chi ha iniziato a contribuire prima del 1996, con il metodo misto o retributivo, non ha convenienza ad aderire al riscatto agevolato perché sarebbe costretto ad entrare nel regime contributivo con larghe incertezze in termini del valore dell’assegno pensionistico.

Accettata la richiesta da parte di INPS, il riscatto può avvenire in una unica soluzione o in 120 rate mensili senza interessi, che si possono comunque estinguere anticipatamente. Il pagamento può essere sospeso in qualsiasi momento, ma ovviamente questo incide sul saldo finale del riscatto.

Il riscatto di laurea ha un vantaggio fiscale. Quanto versato ogni anno è interamente deducibile dall’IRPEF.
E così, se a pagare è la persona interessata, per fruire del vantaggio fiscale deve verificare quanta IRPEF ha versato nel corso dell’anno e quanto recupererà dalla deduzione dei contributi pagati per il riscatto.
Se la capienza fiscale del cittadino è alta, allora il pagamento in una unica soluzione restituisce prima l’effetto del vantaggio fiscale.

Se la capienza fiscale non è così alta, probabilmente conviene pagare il riscatto a rate.

Se a pagare non è l’interessato ma un suo familiare di cui è a carico, la deduzione si trasforma in detrazione nel limite del 19% dell’importo versato. È il caso dei genitori che pagano per i propri figli.

Quando il riscatto conviene sempre?

Quando si è vicini all’età pensionistica e non si sono ancora raggiunti i 20 anni di versamenti.

Quando si vuole anticipare il pensionamento aumentando la quota dei contributi versati (41 anni + età anagrafica).

Infine, il caso più vantaggioso di tutti è quello del lavoratore (con redditi alti) che ha iniziato un percorso di laurea prima del 1996 e ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Se si riscatta uno o più anni di laurea pre 1996 solo in forma tradizionale, non si farà più parte del sistema contributivo ma si entrerà nel misto con un importante incremento dell’assegno pensionistico.

*Dottore Commercialista - Revisore Legale

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