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Il commercialista

Concordato Preventivo Biennale, 700 mila adesioni

Il CPB è una misura del Governo che punta a semplificare il rapporto tra fisco e contribuenti, riducendo il rischio di controlli

Concordato preventivo biennale

Concordato preventivo biennale

Sarebbero, secondo le prime stime del MEF, circa 700 mila le adesioni al Concordato Preventivo Biennale, per una platea pari al 15% delle Partite IVA italiane. Tutto sommato un risultato migliore delle aspettative ma probabilmente insufficiente rispetto alle previsioni del Governo, per una misura che aiuta a finanziare la riduzione delle aliquote IRPEF e del cuneo fiscale.

In attesa di una proroga, richiesta da imprese e professionisti in tutta Italia, e che probabilmente arriverà perchè i numeri non sono comunque confortanti rispetto agli obbiettivi fissati dal MEF, proviamo a sintetizzare il contenuto della misura. Per Concordato Preventivo Biennale si intende un accordo tra Fisco e Contribuente secondo il quale il cittadino non verserà le imposte sulla base del vero risultato di reddito raggiunto nell’anno ma su una media dei redditi precedenti, evitando così verifiche fiscali per il periodo di tassazione straordinaria. La conseguenza, banale, è che se il cittadino non raggiunge quello standard di reddito realmente, comunque verserà le imposte concordate. Se supera quello standard, avrà certamente un vantaggio duplice: pagherà meno imposte ed eviterà le verifiche.

A fare da discriminante nella scelta del valore delle imposte da versare è il punteggio ISA raggiunto dai cittadini in sede di dichiarazione dei redditi. Il punteggio ISA è un valore rilevato in dichiarazione, che sostituisce i vecchi studi di settore, mediante il quale si determina il grado di affidabilità fiscale del contribuente in relazione alla media del suo settore produttivo. Più è alto il risultato, maggiori sono le premialità riconosciute al contribuente, fino alla esenzione dalle verifiche semplificate a suo carico. Più è basso il punteggio, più c’è rischio di verifica fiscale e non si ottengono tutta una serie di premialità concesse dalla legge. Il Concordato Preventivo Biennale, nato come una misura ragionevole, è finito per entrare nel caos normativo con una serie continua di modifiche, in itinere, che hanno scoraggiato l’enorme platea dei contribuenti alla sua adesione perchè i testi di legge si sono moltiplicati per trovare una mediazione tra esigenze di gettito e tenuta costituzionale della misura. Tanto più che alla fine, verificatasi una scarsa adesione probabile alla misura, il Governo ha pensato bene di inserire all’interno della stessa anche un “condono” per il periodo di imposta 2018 - 2022, il cui gettito è parametrato appunto in relazione al punteggio ISA raggiunto.

Il “condono” libererà il cittadino dalle verifiche fiscali per quel periodo di imposta attraverso il pagamento di una tassa straordinaria o in una unica soluzione o a rate. Un affare per chi ha, in quel periodo di imposta, vissuto momenti di complicazione grave nella gestione della propria vita fiscale e che in qualche modo si configura come una misura di giustizia, indipendentemente da come la pensi la vulgata popolare. Perchè le partite IVA italiane vivono di “mercato” e tra il 2018 e il 2022 è successo veramente di tutto a complicarne il funzionamento. Covid in testa. Purtroppo l’adesione al Concordato Preventivo Biennale è stata legata alla presentazione di un quadro speciale in dichiarazione dei redditi di questo anno, la cui scadenza notoriamente è stata lo scorso 31 ottobre 2024. Tutti i consigli nazionali delle professioni contabili e le organizzazioni di categoria imprenditoriali, hanno chiesto a gran voce di modificare la scadenza o concedere più tempo ai cittadini per effettuare i calcoli di convenienza della misura.

Il Governo ha inteso non concedere, almeno al momento, una proroga alla adesione e di conseguenza il risultato ottenuto è stato assai inferiore alle aspettative. Le case di produzione di software che gestiscono i processi di invio delle dichiarazioni dei redditi degli italiani sono andate in tilt per il susseguirsi delle modifiche introdotte in brevissimo tempo e i professionisti di settore, consapevoli delle incertezze che una normativa così approssimativa avrebbe ribaltato poi su di loro e sui loro assistiti, non hanno potuto consigliare per il meglio i contribuenti. Fatto sta che la dead line del 31 ottobre è stata superata, i risultati non sono quelli attesi e da più parti si attende che il Governo conceda una proroga alla adesione che consenta a tutti di scegliere consapevolmente circa la misura.

Quando conviene aderire al Concordato? Sicuramente se esistono forti oscillazioni di reddito tra il reddito medio proposto dallo Stato al contribuente e quello reale raggiunto dallo stesso. Per esempio nella ipotesi in cui il cittadino, per il 2024 e il 2025, si attende di avere un incremento significativo dei propri introiti rispetto al passato, troverà giovamento nel pagare le imposte su un reddito medio inferiore, riferito agli anni passati. Oltremodo se il cittadino ha attraversato un periodo fiscalmente complesso nell’arco di tempo intercorrente tra il 2018 e il 2022, aderire significa anche godere, a pagamento, di un condono. L’esistenza però di debiti erariali impedisce che l’adesione vada in porto e quindi se il contribuente presentava debiti fiscali per oltre 5.000 euro, l’adesione resta preclusa.

Dottore Commercialista
Revisore Legale

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