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Il commercialista
30 Aprile 2024 - 08:02
Superbonus assunzioni 2024, arriva l’incentivo
Non ha nulla a che vedere con la questione dei bonus edilizi, sebbene il nome attribuito alla misura richiami in qualche modo dei temi analoghi. Si tratta invero di una delle proposte presenti nella riforma fiscale che incidentalmente investirà il settore delle assunzioni di personale dipendente a partire dal 2024. Il decreto attuativo è in discussione in Consiglio dei Ministri per il 29 aprile scorso e potrebbe contenere delle varianti rispetto all’impianto normativo generale della misura che è stata licenziata lo scorso mese di ottobre 2024.
La misura è tutta volta a favorire, lato imprese, le assunzioni a tempo indeterminato attraverso un incremento della deduzione dei costi del personale che verranno ricompresi nell’incentivo del 20 o del 30 per cento asseconda dei casi. Per le assunzioni di personale, per così dire, ordinario sarà possibile dedurre quindi il 120% del costo. Per le assunzioni dei lavoratori inclusi nelle categorie protette (giovani, donne, disabili e soggetti che beneficiano di assegno di inclusione) la deduzione sale al 130%. Il lavoratore non dovrà fare alcunché, la misura opera sostanzialmente sul piano fiscale. L’azienda deve aver operato per i 365 giorni precedenti e il numero di assunzioni a tempo indeterminato deve essere superiore a quello registrato nello scorso anno (il 2023).
La misura è applicabile ai titolari di impresa, agli esercenti arti e professioni, ai liberi professionisti ed è escluso solo nelle ipotesi di imprese in stato di liquidazione. Il Governo presume che la misura porterà a circa 380 mila nuove assunzioni e opererà in tutto il Paese senza distinzioni territoriali. L’incentivo rientra poi in un quadro complessivo di interventi a favore dei lavoratori dipendenti denominato “Decreto Primo Maggio” che conterrà altri e importanti incentivi. In primis un bonus tredicesime 2024 che consiste in un incentivo una tantum in favore dei lavoratori e delle lavoratrici in busta paga nell’occasione della percezione della tredicesima mensilità. Il valore dell’incremento varia dagli 80 ai 100 euro per soggetti che non abbiano redditi superiori ai 28 mila euro con il coniuge o un figlio a carico. Si tratterebbe di una misura valida solo per questo anno e andrebbe eventualmente rifinanziato. Sui premi produttività si registra invece un passo indietro. L’aliquota agevolata prevista originariamente al 5% sale al 10% e fino a un massimo di euro 3.000 di premio lordo annuo. In sostanza un pacchetto di misure che opererà lato impresa e lato lavoratore con l’obbiettivo di incrementare la base dei soggetti inseriti nel ciclo produttivo.
La maxi deduzione del Superbonus assunzioni (sul decreto Mef-Lavoro si aspetta la firma del ministro Calderone) sarà sicuramente sul tavolo el nuovo faccia a faccia tra la premier, Giorgia Meloni e i sindacati, convocati per l’illustrazione del decreto Coesione. Sul piatto ci sono 43 miliardi della programmazione 2021-2027 da destinare a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese. E non sono solo misure regionali: con il co-finanziamento nazionale i fondi arrivano a quota 74 miliardi. Ai sindacati la premier Meloni, anche in vista del 1° maggio, confermerà l’impegno a proseguire sulla riduzione del cuneo (nella forma rafforzata fino a 7 punti in meno, in vigore fino a dicembre) e sul bonus lavoratrici mamme (per quelle con due figli la detassazione vale solo quest’anno). Sulla finanziabilità di tutti questi interventi, più che legittimi, pesa però la scure di un deficit schizzato a quota 7% del PIL e di quanto avvenuto rispetto alla rendicontazione dell’altro e contestato Superbonus, quello Edilizio. E’ li il principale vulnus della vicenda connessa alla tenuta generale del Bilancio dello Stato e alla programmazione futura delle spese ammissibili. Oltre 220 miliardi di euro, e non sono ancora arrivati i dati delle comunicazioni effettuate ad aprile 2024, con la richiesta in Senato, da più parti politiche, di non spegnere improvvisamente la misura per le zone terremotate o che hanno subito alluvioni.
Il Ministro dell’Economia si è già detto contrario e minaccia dimissioni. Un Report di Banca d’Italia avverte la necessità di chiudere in ogni caso l’incentivo per il mancato ingresso di risorse nel prossimo futuro a causa delle compensazioni dei crediti fiscali con le partite debitorie delle imprese. La questione è complessa sotto più fronti. Intanto quello degli accertamenti della realizzazione delle opere, che verrà affidato ai Comuni molto probabilmente. Poi c’è il tema della ulteriore spalmabilità dei crediti nel decennio come possibile diluizione del problema degli incassi. Poi ancora c’è la questione della cessione dei crediti agli istituti bancari, rimasta sostanzialmente bloccata dal decreto Draghi in poi e infine c’è la situazione di migliaia di cittadini e di imprese rimasti incastrati nella vicenda con cantieri aperti e che si suppone non potranno essere chiusi. Di converso sono strette le possibilità per finanziare altre iniziative attese. Si vedrà nei prossimi mesi.
*Dottore Commercialista Revisore Legale
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