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Monteparano
14 Marzo 2025 - 18:30
Gli “Altarini” rappresentano forse il massimo della devozione popolare locale per il Santo
Se nelle altre cittadine la ricorrenza di San Giuseppe è una delle festività religiose che si tengono usualmente tra le tante altre, per quella di Monteparano non è così. La locale comunità infatti sin dai tempi antichi ha sempre riservato grandi onori nel celebrare San Giuseppe lavoratore, il padre putativo di Gesù. E questa cittadina dell’entroterra jonico si inserisce a pieno titolo nella celebrazione di un santo che, come sappiamo, non ha bisogno di tante parole per descriverlo. Sta infatti nel poco racconto stesso della sua vita terrena, tutta la sua grandezza e testimonianza.
La tradizione si fa allora vero e proprio rito il quale, a livello popolare, si esplica pure con diverse iniziative. Tra queste ultime per Monteparano non possiamo certo non parlare soprattutto dei preparativi culinari i quali, in questi giorni, hanno interessato molti cittadini. Si è iniziato come al solito già sin dalla fine di febbraio scorso con le attività che perdureranno fino alla stessa giornata del 19 marzo prossimo, festa canonica di questo santo. Ma la Tradizione di questo antico borgo paesano di origine albanofona, qui diviene pure Storia del paese stesso, attraverso i cosiddetti “Altarini”, che rappresentano forse il massimo della devozione popolare locale per il Santo.
Gli Altarini, che è possibile visitare in questi giorni e anche nella giornata clou del 19 marzo, sono sicuramente molto più di una semplice esteriorità della fede, non rappresentando invece un mero esibizionismo popolare. E’ proprio la prima infatti a descrivere da secoli e ancora oggi, una forma di religiosità che parte dal basso e dalla semplicità delle persone le quali, per diversi motivi, con fede e impegno dedicano il proprio tempo nell' allestimento di tali grandiosi altari votivi in onore di San Giuseppe. La realizzazione e la messa in opera di questi complessi votivi avviene direttamente presso le case proprie degli abitanti o in centri comunali locali, dove si provvede ad adornarli con lenzuola bianche ricamate, lumi e fiori profumati, dai colori tenui e delicati. I fedeli inoltre si impegnano nella preparazione di piatti tipici nelle proprie cucine con varie pietanze, tra cui i legumi e ortaggi come il cavolfiore, che verranno poi condite con il tradizionale olio detto del Santo. Il tutto dovrà essere pronto per la vigilia di San Giuseppe, ovvero il 18 marzo, nella cui serata si cucina la tipica "massa" condita essenzialmente con cozze e olio, cosparsi di pepe aromatizzato alla cannella e chiodi di garofano. La preparazione di questo vero e proprio rito diventa allora quasi una funzione tipica da queste parti, da non mancare assolutamente nella serata della vigilia, soprattutto per la sua antica e profonda originalità.
Nello specifico di tale usanza, la pasta che diventerà appunto “massa”, una volta cotta viene riversata in un grande recipiente in legno (la cosiddetta “spinnilatora grande”). E’ proprio in questo momento che la più anziana della famiglia o sua delegata la quale ospita la cerimonia, versa i condimenti e soprattutto incide la pasta-massa con l'olio, facendovi ritualmente un segno della croce, quasi a voler glorificare e ringraziare per l’offerta fatta a San Giuseppe. Ma la fede e la tradizione si fondono ancora una volta più intimamente anche nelle stesse memorie dei nostri giorni Una di queste si rifarebbero a quello che potremmo forse definire una vera e propria intercessione operata proprio da San Giuseppe.
La narrazione è emozionante e riguarderebbe un accadimento avvenuto verso la fine degli anni ’70, come ci è stato riferito a un certo Vito Sabino. Questo operaio originario di Turi, faceva la spola tra Taranto e il suo paese, per motivi di lavoro essendo lui esperto nella posa in opera di pietre naturali. L'operaio per diversi motivi era spesso a Monteparano e aveva molto apprezzato i tradizionali riti tenuti nel paesello in onore di San Giuseppe. Esattamente il 20 marzo del '79 nacque sua figlia Paola e tutto sembrava andasse per il meglio finché un giorno, mentre era a Taranto appunto per lavoro, ricevette una telefonata inerente proprio la sua piccola Paola, che si trovava in ospedale in gravissime condizioni. Vito si mise subito in macchina affrontando una fitta nebbia per raggiungere sua figlia che, nel frattempo, era finita in sala operatoria per un intervento chirurgico. Vistosi disperato l'operaio padre della bimba decise di affidarsi a San Giuseppe per la protezione della figlia, pregando il santo affinchè gli facesse una grazia. In cambio giurò che avrebbe costruito un altarino in pietra in onore del Santo se tutto fosse andato bene. E così avvenne. La figlioletta Paola si salvò dopo la difficile operazione e Vito Sabino, come aveva promesso, si adoperò per realizzare un altarino in pietra dedicato a Sant'Antonio nella comunità di Monteparano. Vito si prese la briga anche di contattare l'allora Sindaco del paese il quale, con entusiasmo, accettò il progetto di Vito e rilasciò il permesso di erigere l'altarino su un terreno ubicato su viale Marconi.
Sin qui il dettaglio di questa storia che rivive ancora oggi sempre a Monteparano, grazie al gruppo formato da Anna Brisci, Marta Chiovara, Maria Schiavone, Isabella Lapesa, Rosaria Castronuovo e Mina Dellisanti, impegnate proprio nella realizzazione di quel particolare altarino votivo rupestre. “Questa esperienze – ci dicono le signore del gruppo che abitano nei pressi dell'altarino – è stata cominciata lo scorso anno, ma ci ha lasciato un segno importante nel cuore e così abbiamo deciso di continuare a farlo anche quest'anno, per onorare anche noi San Giuseppe”.
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