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Ex Ilva

L'acciaio europeo tra l'attesa per Taranto e la paura di Trump

Il "caso dazi" mentre Acciaierie d'Italia vive il momento più delicato

Donald Trump spaventa l'acciaio europeo

Donald Trump spaventa l'acciaio europeo

«La politica America First del presidente Trump minaccia di essere l’ultimo chiodo nella bara dell’industria siderurgica europea. Se l’acciaio europeo scompare, lo stesso vale per l’industria automobilistica europea, la sicurezza e la difesa europea, le infrastrutture energetiche, i trasporti e altri. E’ in gioco la sovranità europea». L’allarme lanciato dal presidente dell’Associazione europea dell’acciaio Eurofer, Henrik Adam, arriva dopo l’annuncio dei dazi forfettari del 25% da parte degli Stati Uniti del presidente Trump - e mentre il più importante stabilimento siderurgico italiano ed europeo, l’ex Ilva di Taranto, si appresta ad uscire dal commissariamento ed a tornare in mani private.

Eurofer chiede all’Unione Europea una «revisione efficace delle misure di salvaguardia dell’acciaio per mitigare l’impatto» dei dazi, la cui imposizione da parte della nuova amministrazione americana «aggrava un contesto di mercato già disastroso per l’industria siderurgica europea e rappresenta una vera minaccia per il suo futuro». La situazione generale del mercato dell’acciaio del vecchio continente oggi è «molto peggiore rispetto al 2018», quando i dazi della prima amministrazione Trump colpirono il comparto, e le nuove misure imposte dall’inquilino della Casa Bianca «sono più estese, quindi è probabile che l’impatto dei dazi statunitensi sia molto maggiore», ha evidenziato Adam.

Washington, viene sottolineato, ora infatti «ha rimosso tutte le esenzioni di prodotto e le quote che l’Ue aveva precedentemente negoziato: con le esportazioni di acciaio europee verso gli Stati Uniti già diminuite di un milione di tonnellate, l’Ue ora rischia di perdere almeno un altro milione di tonnellate di export». Va poi considerato che i dazi comprenderanno ora anche i prodotti siderurgici derivati, riducendo le opportunità di esportazione per un ulteriore milione di tonnellate di prodotti dell’Ue. E’ in questo quadro complicatissimo che il mercato europeo appare già saturo di importazioni di acciaio a basso costo dall’Asia, dal Nord Africa e dal Medio Oriente, mentre destinato al mercato statunitense verrà reindirizzato: 18 milioni di tonnellate di acciaio sono state esportate negli Stati Uniti in regime preferenziale e sono ora a rischio di deviazione verso il mercato continentale.

«La produzione di acciaio dell’Ue, che ha perso 9 milioni di tonnellate di capacità e 18.000 posti di lavoro solo nel 2024, è a rischio ancora maggiore. C’è anche la prospettiva che ancora più acciaio verrà deviato verso il mercato continentale se gli Stati Uniti imporranno dazi reciproci aggiuntive», è il monito dell’associazione. «I nostri produttori affrontano già i prezzi più alti dell’energia, pur avendo le massime ambizioni climatiche. Nel frattempo, vengono indeboliti da importazioni straniere più economiche e ad alta intensità di carbonio», ha spiegato ancora Adam, insistendo sulla necessità di rivedere al più presto le misure di salvaguardia Ue - l’impegno di Bruxelles è di farlo entro il primo aprile - con tutele «solide ed efficaci». 

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